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Intervento del nostro vescovo mons.Sebastiano Dho sulla ispirazione della Costituzione repubblicana

La Costituzione italiana è sovietica o cristiana?


Qualche settimana fa, in un pubblico intervento, è stato detto dal più alto responsabile a livello governativo italiano che la nostra Costituzione, quando tratta della iniziativa economica, sarebbe impostata secondo l’ideologia "sovietica", imperante, a suo dire, nel contesto politico di allora. Di fronte a questa affermazione, a dir poco stupefacente, pare doveroso cercare di capire ciò che effettivamente la Magna Charta repubblicana afferma e soprattutto se può essere fondata una interpretazione del genere.

Come è noto, la nostra Costituzione, una delle migliori del mondo, tanto da essere presa a modello da non poche altre nazioni, nella sua prima parte, "Diritti e doveri dei cittadini", è tutta personalista e solidale e rappresenta il frutto maturo di una positiva convergenza di diversi filoni di pensiero cattolico e laico, ma tutti animati da un alto senso dello Stato democratico e del bene comune per costruire insieme una "casa per tutti i cittadini". Sappiamo bene come nei dibattiti alla Costituente, peraltro vivaci e battaglieri, si è sempre cercato, da parte di tutte le forze politiche rappresentate, non di prevaricare gli uni sugli altri, con l’arroganza tipica di oggi, ma con viva intelligenza, profonda cultura e operosa pazienza, di raggiungere una piattaforma comune di valori umani, nel rispetto di tutti.

Ora, che dice la Costituzione circa la tematica economica in questione? "L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi ed i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali" (art. 41).

Due le affermazioni importanti: la libertà di iniziativa privata, odi impresa come qualcuno preferisce; una libertà però non assoluta, ma da situarsi in un autentico contesto di rispetto della persona ("Sicurezza, libertà, dignità umana"), perché l’attività economica non può essere fine a se stessa o per il benessere di pochi, ma di tutti, poiché esiste "una utilità sociale" dell’economia stessa. A questo punto viene da chiedersi: questa impostazione è frutto dell’ideologia "sovietica" oppure di una ispirazione genuinamente umana e cristiana? Infatti, chi conosce anche sommariamente il Vangelo e poi l’insegnamento sociale della Chiesa, specialmente della Rerum novarum, fino agli ultimi pronunciamenti del Vaticano II e di Giovanni Paolo II, sa benissimo chela tesi circa "l’utilità sociale" dell’economia, assunta dalla Costituzione, è in piena consonanza a questo Magistero. Si potrebbe dire che è la traduzione laica della genuina visione cristiana sui rapporti eticamente corretti tra uomo e beni materiali. Solo chi è inspirato da un pensiero neoliberista e, purtroppo, governa di conseguenza, può trovare nel testo costituzionale una impostazione "sovietica". D’altronde non è il caso di meravigliarci più di tanto. Ai tempi di Leone XIII, il papa della enciclica in cui si affermava che il lavoro dell’uomo non è merce, che la persona viene prima del profitto, che è lecito agli operai associarsi per difendere i loro giusti diritti, parecchi anche nel cosiddetto "mondo cattolico" di allora dicevano che il Papa era diventato "socialista"!

Ma c’è di più: probabilmente se si continua leggere nella Costituzione, l’accusa di essere "sovietica" potrebbe ancora diventare più grave. Infatti l’art. 42 dice: "La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti". Dunque non solo l’attività economica, ma pure la proprietà privata deve rispettare e adempiere una funzione sociale. Addirittura si afferma che la società, e perciò chi governa, deve fare in modo, con opportune leggi, che tutti possano accedervi. Evidentemente perché i costituenti erano convinti che l’uomo è più importante delle cose e che occorreva evitare il rischio quanto mai reale per cui, avendo pochi il possesso di molto o moltissimo, i molti non giungano mai neppure al possesso di poco. E questo certo non è conforme alla volontà di Dio al riguardo.

Insegna il Vaticano II nella Gaudium et spes al n. 69: "Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli e pertanto i beni creati devono essere partecipati equamente a tutti, secondo la regola della giustizia, inseparabile dalla carità; pertanto quali che siano le forme della proprietà, si deve sempre tenere conto di questa destinazione universale dei beni".

Allora: la nostra Costituzione reca l’impronta "sovietica", oppure, felicemente e genuinamente, quella biblica-cristiana, anticipando perfino, in una certa misura, il dettato conciliare? È perciò triste dover constatare come alcuni politici, con relativi loro sostenitori che pur dicono di inspirarsi ai princìpi sociali cristiani, possano pubblicamente fare certe affermazioni, senza neppure suscitare motivate e giuste reazioni.

+Sebastiano Dho,
vescovo

(di mons.Sebastiano Dho da Gazzetta d'Alba del 27 maggio 2003)



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