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Il centro-sinistra: "La volontà degli amministratori non ha peso, Il Direttore fa quello che vuole"

Dall'Assemblea dei sindaci
è "no" alla sperimentazione


L'unico ad avere le idee chiare su Amos è il direttore generale dell'Asl 18, Francesco Morabito. Davanti alla platea di primi cittadini, riuniti mercoledì 14 gennaio per la Conferenza dei sindaci, ha tolto ogni dubbio sulle intenzioni dell'Azienda sanitaria. Due giorni dopo l'Asl 18, per non rimanere isolata, ha aderito alla sperimentazione, acquistando per 36.000 euro il 3 per cento del capitale sociale di Amos, ma non è intenzionata a conferire servizi sanitari. Su radiologia, dialisi, anestesia, riabilitazione e laboratorio analisi l'Asl albese e braidese ha investito in questi ultimi anni e Morabito è convinto di fornire servizi eccellenti, senza bisogno di Amos; per quanto riguarda servizi non sanitari oggi appaltati all'esterno, occorrerà valutare la compatibilità con l'appalto europeo per il nuovo ospedale e l'eventualità di un risparmio. Ben più frammentata e con pochi margini di manovra è la situazione della Conferenza dei sindaci. L'ultima parola sull'adesione ad Amos (caldeggiata, quasi imposta, dalla Regione) spetta alla Direzione sanitaria: l'Assemblea dei primi cittadini può fornire solo un indirizzo politico. L'orientamento è stato ribadito con forza dai 36 sindaci presenti. "Il nostro è lo stesso parere contrario illustrato nel documento redatto il 13 novembre", precisa Emilio Cravanzola, sindaco di Guarene e presidente della Conferenza, "rafforzato dalle richieste di porre alcuni paletti emerse nel corso del dibattito di oggi". È il collega braidese Franco Guida, al termine dell'incontro, a sintetizzare l'opinione dei colleghi: "Se adesione dev'essere, che avvenga dietro precise garanzie riguardanti la modifica dell'oggetto sociale di Amos, troppo ampio così com'è. Inoltre l'attenzione dev'essere focalizzata sulla realizzazione dell'ospedale unico e sulla difesa dell'esistenza dell'Asl Alba-Bra". Princìpi che sembrano di difficile attuazione prima dell'adesione, prevista per il 20 gennaio. Il rischio che l'Azienda sanitaria della zona scompaia è illustrato anche da Luis Cabasés, sindaco di Serralunga: "Il mio è un duplice no: alla sperimentazione su cui pende un ricorso al Tar e uno al Consiglio di Stato e alle politiche fatte dalla Giunta regionale con l'istituzione dei quadranti, che riducono l'autonomia delle singole Asl". Preoccupati per il prospettarsi di un monopolio privatistico sulla sanità si sono detti anche Andrea Cane (Sommariva Perno) e Anna Becchis (Castagnito), mentre Dino Destefanis (Sinio) vede Amos come un nuovo carrozzone che va contro le necessità di servizi sanitari sempre più attenti all'invecchiamento della popolazione. L'unico a chiedere l'adesione è stato Gianni Corrado, di Serravalle Langhe. Non sono bastati il parere contrario dei sindaci e le firme di 3.000 cittadini raccolte in tre giorni dal Tribunale del malato e dall'Asava, che hanno indetto una petizione contro l'adesione (l'iniziativa continua e altre mille sono state raccolte nei due giorni successivi). A febbraio, davanti al notaio, tra i soci fondatori di Amos ci sarà anche l'Asl 18.

L'Ulivo ha condotto una dura battaglia ad Amos. Vinta sul fronte politico, perché i sindaci dell'Asl 18 si sono pronunciati per il "no", ma non su quello pratico: la società per i servizi sanitari con ogni probabilità nascerà. Resta l'appiglio del ricorso avanzato al Capo dello Stato dai consiglieri regionali di centro-sinistra, ma sembra una flebile speranza. Il centro-destra pur con posizioni differenziate dall'Udc a Forza Italia (più possibilista) è sempre apparso più propenso a tentare la carta Amos. Maurizio Marello, Mariangela Roggero Domini (Margherita) e Piera Costa (Ds) dicono: "I direttori generali delle Asl sono nominati e dipendono dalla Regione. Gli amministratori locali esercitano un ruolo di indirizzo politico, che non va al di là dell'espressione di pareri. Questo può determinare il paradosso per cui le Asl possono assumere decisioni contro la volontà dei sindaci. A nostro giudizio i direttori dovrebbero tenere conto del parere degli amministratori".

(di Giulio Segino e Maria Grazia Olivero
da Gazzetta d'Alba del 20 gennaio 2004)



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