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Costa: sbagliato affidare servizi sanitari ai privati. L'europarlamentare sottolinea le lacune, omissioni e contraddizioni del sistema proposto

Progetto Amos va cambiato


OCCORRE una forte revisione del progetto Amos che, così com'è, non convince. Siamo dinanzi ad un tentativo apprezzabile di superare la crisi finanziaria che caratterizza la Sanità pubblica, che però - come avevo previsto - da 10 anni tenta di correggere i suoi costi non tanto attraverso una revisione degli stessi, bensì abbracciando la soluzione privatistica per di più con squilibri interni. Siamo tutti d'accordo nel promuovere maggior collaborazione fra le Asl (ma senza che un'Azienda ospedaliera prevalga fortemente sulle altre nella composizione del pacchetto azionario). Siamo d'accordo nel mantenere o affidare all'esterno certi servizi, non sanitari (ristorazione, pulizia, governo della biancheria): con Amos paradossalmente essi finiranno di tornare in prevalente mano pubblica, mentre finirebbero di essere gestiti da una società "privata", con all'interno presenze significative del privato, addirittura servizi sanitari di prima rilevanza. Non convince poi la creazione di una nuova struttura esterna (Marene non Marene, Fossano non più Fossano, chissà dove): ci si appoggerà ad un ospedale esistente? In quale misura? A quale ospedale? Poco convincente il possibile coagulo delle maggioranze per la elezione degli organi sociali più rappresentativi: ancor meno convincenti le forme del conferimento di capitali (fondi liquidi e/o attrezzature con disparità di trattamento, almeno così dichiarato, fra Asl povere e marchesato A.S.O.). C'è poi da valutare l'apparente contraddittorietà di fondo di talune motivazioni: a) si afferma la necessità di ricorrere alla società esterna per poter legittimamente aggirare le norme delle leggi finanziarie che non consentirebbero di assumere personale; b) nel contempo si dichiara che tutta l'operazione viene svolta per poter far spendere di meno alla Sanità pubblica riducendo i costi del personale e quindi le persone (la contraddizione è evidente a meno che si pensi davvero a mettere in mobilità personale pubblico, riassumendolo nella nuova società privata). Si è avviato un bando per acquisire la partecipazione di privati e si è provveduto alla selezione degli stessi privati senza che i previsti soci avessero accettato di esserlo (mentre alcuni già avevano respinto le proposte). Torno a dire: apprezzo appieno il tentativo di Moirano anche perché personalmente sto portando avanti uno studio generale che evidenzia l'anomalia delle spese sanitarie. Credo però che senza radicali cambiamenti (previ studi finanziari fatti da tecnici da parte delle Asl) non sia possibile procedere oltre sulla strada indicata da Amos. Si è detto: la Regione ha autorizzato l'esperimento. Ne sarà stata convinta della buona volontà del direttore generale dell'ospedale di Cuneo: così come, ritengo, potremmo convincere la Regione delle lacune, delle omissioni, delle contraddizioni di un sistema da rivedere. Lo si farà nelle sedi competenti. Infine una parola campanilistica in forma corretta, civile; perché penalizzare così tanto (in prospettiva li vedo in difficoltà) gli ospedali di Saluzzo, Savigliano, Mondovì, Ceva, Alba e Bra (oggi, domani chissà), della stessa Fossano, tagliando loro, tanto per cominciare, i laboratori analisi, la radiologia, anestesia, riabilitazione, dialisi, ecc. Nei giorni scorsi abbiamo sentito in Regione programmi diversi: sperimentali certo, ma che vanno nella direzione opposta a quella in discussione a Cuneo. Dottor Moirano: lei sa quanto io la stimi, quanto l'avrei voluta assessore regionale della Sanità! Non mi sono ricreduto per colpa dell'Amos, non valuto un errore globale la sua proposta semirivoluzionaria: le chiedo di accettare di cambiarla in più punti, anche fondamentali. Se ciò non dovesse accadere ci troveremmo su fronti opposti a sostenere - spero lealmente - ciascuno le proprie ragioni. Io mi batterò per un "Amos due" ancora in parte da inventare. Lei ha mai pensato ad una sola (o due) Asl? Lei è sicuro che il privato non cercherà di aumentare il fatturato? A spese di chi?
Raffaele Costa, europarlamentare

(da LA STAMPA del 2 gennaio 2004)



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