Logo Margherita
Pagina iniziale
Rassegna stampa locale
Rassegna stampa nazionale
Approfondimenti

I momenti principali di una storia antesignana della libertà democratica repubblicana

La storia di Alba antifascista


Venerdì 4 ottobre, alle 17, in contemporanea alla inaugurazione della Fiera del tartufo da parte del Vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, si terrà in piazza Savona una grande manifestazione, organizzata dall’Anpi con l’adesione dei partiti del centro sinistra e di numerose associazioni cittadine.

Una mobilitazione assolutamente pacifica, ma ferma nel ribadire, si legge nella lettera aperta inviata al Sindaco e agli amministratori dall’Anpi, "il profondo stupore e la sofferente delusione per questa scelta operata dal Sindaco e dalla Giunta, senza alcun confronto con le forze politiche e sociali della Città, come invece la storia di Alba avrebbe richiesto".

Ma vediamola, per sommi capi, questa Storia di Alba antifascista; una Storia antesignana della libertà democratica repubblicana.

3 settembre 1922: un gruppo di fascisti braidesi scatena una sparatoria all'albergo Barolo e al Caffè nazionale, fortunatamente conclusasi senza morti, ma solo con feriti. Il deputato popolare di Alba Teodoro Bubbio denuncia alla Camera l'episodio.

31 ottobre 1922: squadre fasciste provenienti da Cuneo, Asti e Alessandria invadono il municipio, minacciando i consiglieri comunali. Chiedono le dimissioni dell'amministrazione, a maggioranza popolare. Nonostante le proteste del sindaco Vico di Bubbio, il municipio diviene un "bivacco" per due notti, mentre la polizia sta a guardare.

2 novembre 1922: i fascisti commettono un errore; colpiscono con un bastone anche un commissario di PS. Il prefetto ordina lo sgombero.

18 novembre 1922: alla Camera si presenta il I governo Mussolini (quello di "larghe intese"): Bubbio, contravvenendo alla disciplina di partito, si rifiuta di votare la fiducia.

marzo 1923: in Consiglio comunale l'avv. Riccardo Roberto, già deputato socialista e ora leader dei comunisti albesi, rileva "il mutamento di stato d'animo in cui avviene la discussione del bilancio dovuto essenzialmente ad un fatto che ha scavato un profondo solco nell'animo di tutti e che ha riunito tutti i consiglieri senza distinzioni di partito in un fascio per resistere alle violenze perpetrate contro la Casa del Comune, con l'occupazione manu militari" . Da quel giorno in avanti tutte le deliberazioni comunali sono prese all'unanimità: i voti comunisti si rivelano essenziali per non far mancare il numero legale (alcuni consiglieri anziani hanno lasciato per malattia o decesso, altri, esponenti del Partito dei contadini o indipendenti, si sono dimessi, cedendo alle minacce fasciste).

6 aprile 1924: elezioni truffa con la legge Acerbo e ogni sorta di violenze. Bubbio è bastonato durante la campagna elettorale. In Italia il listone fascista ottiene il 65% dei voti, ad Alba appena il 24%, nonostante la candidatura del conte Gastone di Mirafiori. Il Ppi resta il partito più forte (939 voti, ma anche i contadini con 525 e i comunisti con 222 ottengono un buon risultato).

25 giugno 1924: il Consiglio comunale respinge le dimissioni di Teodoro Bubbio non più rieletto deputato (ma di gran lunga il più votato in città) e esprime una solenne protesta per il barbaro assassinio dell'on. Matteotti.

marzo 1929: all'avvicinarsi delle elezioni farsa (a lista unica) fissate per il 24 vengono scoperti in alcuni comuni del Roero pacchi di volantini che invitano a votare no. Alcuni sono generici, altri sono appelli che fanno riferimento a specifici partiti antifascisti. La polizia scopre che a prepararli e a diffonderli è stata una rete formata da una ventina di persone, fra cui l'avv. Domenico Rittà con studio a Torino, ma abitazione natia a Monteu, Riccardo Roberto, l'ex ministro liberale Marcello Soleri, diversi contadini delle Langhe e del Roero, operai pendolari di Alba e due sacerdoti sommarivesi, il curato don Bartolomeo Dallorto e il parroco don Olindo Marchisio. "I Carabinieri Reali di Alba hanno denunciato i sopra elencati per essersi radunati a cospirare, in ibrido connubio a sfondo massonico, riassumendo la diversità delle loro idee politiche nello scopo unico di trovare nell'unione una maggiore forza onde abbattere l'attuale regime".

12 dicembre 1940: 24 studenti dell'Istituto magistrale su 27, al termine dell'ora di ginnastica, rifiutano il rituale saluto al Duce. Le indagini di polizia appurano che non è il primo gesto di ribellione, che anzi nel Convitto civico (150 alunni), tramite discussioni e l'ascolto di trasmissioni radio in lingua inglese, si è formato un forte nucleo antifascista che coinvolge anche studenti del liceo classico. Il vicedirettore del Convitto, l'animatore salesiano Giovanni Milesi, quattro istitutori e 6 ragazzi vengono deferiti al Tribunale speciale, che li condanna a pene oscillanti fra i 6 mesi e i 10 anni di carcere.

1941: il negoziante Gerolamo Abellonio quando i militari in libera uscita, entrano nel suo negozio di chincaglieria in via Maestra parla di guerra sbagliata e "istiga alla disobbedienza". Altrettanto osa fare in caserma il soldato di leva Rapalino: sono entrambi denunciati al TS.

10 settembre 1943: arrivano ad Alba le avanguardie delle SS, arrestano i militari italiani di stanza in città e li avviano alla deportazione. Alcuni miliari, guidati dal ten. Leonardo Cocito, professore di lettere al Liceo, mettono in salvo una parte delle armi. Nasce così una delle prime formazioni partigiane della provincia, formata da militari e studenti. Stessa scelta faranno di lì a poco l'altro insegnante, il professore di filosofia Pietro Chiodi e il giovane Beppe Fenoglio.

10 ottobre 1944: i partigiani della 2a Divisione Langhe Autonomi, seguiti da G.L., Matteotti e garibaldini della 6a Divisione Langhe, occupano Alba. Nasce la repubblica partigiana dei 23 giorni.

2 novembre 1944: dopo aspri combattimenti i fascisti rioccupano la città

12 novembre-2 dicembre: rastrellamenti e violenti scontri in alta Langa.

15 aprile 1945: attacco partigiano coordinato alle difese fasciste di Alba

26 aprile 1945: liberazione definitiva della città

12 ottobre 1949: il Presidente del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi firma il diploma di conferimento ad Alba della medaglia d'oro al valor militare per il contributo dato alla lotta di resistenza: 41 partigiani caduti, cui vanno aggiunti altri 10 non albesi, colpiti a morte sul territorio comunale.


(da 'LA VOCE di Langa e Roero' del 2 ottobre 2002)



Scriveteci a: margherita.alba@libero.it
Realizzazione del sito a cura di Luciano Rosso