Tutte le novità che saranno introdotte dalla Legge Gasparri sulle telecomunicazioni
Tv digitale e Rai privatizzata
Sic e limiti. Ciascun soggetto non può
oltrepassare il 20% del Sic (Sistema integrato delle comunicazioni). Mediaset
può crescere di un miliardo di euro circa. Telecom Italia non può arrivare oltre
il 10 per cento. Le concessionarie nazionali di pubblicità, come Publitalia e
Sipra, possono entrare in settore contigui come la radio e "trainare" le tv
locali, che potranno fare 12 ore d'interconnessione nazionale. Le telepromozioni
sono incluse nei limiti di affollamento quotidiani e non in quelli orari (tale
norma non vale per la Rai). I soggetti con più di una rete non possono acquisire
quotidiani fino al 2008.
Privatizzazione Rai. Parte dal
31 gennaio 2005, con il limite dell'1% per ciascun azionista e del 2% per i
patti di sindacato. Il nuovo Cda a nove membri dovrà essere nominato entro il 28
febbraio 2004: sette consiglieri saranno nominati dalla Vigilanza con voto
limitato a uno (quattro alla maggioranza e tra all'opposizione); gli altri due
dall'Economia, tra cui il presidente, che dovrà avere parere favorevole dai due
terzi della Vigilanza. Se il Cda si dimette prima del 28 febbraio, dopo
l'approvazione della legge, si procede con le nuove regole alla sua
successione.
Transizione. Fino all'attuazione del Piano
delle frequenze digitali (2015-2020? ndr) il limite del 20% sul numero di tv
nazionali si calcola su quelle analogiche più quelle digitali che coprano più
del 50% della popolazione. La Rai deve coprire il 50% della popolazione con due
blocchi di frequenze entro l'1 gennaio 2004. Mediaset deve avere almeno un
multiplex al 50% per usufuire della norma e mantenere tre reti nazionali
analogiche. Nel totale non si contano i programmi che in digitale replicano le
trasmissioni analogiche (Rai1 o Canale 5). Le concessioni e le autorizzazioni
(Rete4 e Tele+Nero però hanno un'abilitazione) sono prolungate fino alla
conversione definitiva delle trasmissioni in digitale (2010-2015? ndr) per le tv
nazionali, purchè queste ultime coprano il 50% del territorio entro il 25 luglio
2005. Le tv locali possono chiedere il prolungamento senza tale obbligo di
copertura.
Che cosa è la tv digitale
Caratteristiche, vantaggi e svantaggi del sistema di elaborazione del segnale
televisivo.
Che cos'è la televisione digitale? È un
sistema di elaborazione del segnale televisivo contrapposto all'analogico,
quello attualmente più diffuso. Nella tv analogica, suoni e immagini vengono
trattati come impulsi magnetici e così trasmessi. Con il digitale invece vengono
scomposti in sequenze numeriche binarie (cioè un susseguirsi di 0 e 1). I dati
sono quindi scritti con un codice simile a quello utilizzato dai processori dei
computer.
Cos'è la piattaforma digitale? È l'insieme
di tecnologie e infrastrutture con cui un fornitore (in inglese, broadcaster)
distribuisce agli utenti servizi televisivi e multimediali. Il segnale viene
elaborato da un service provider, trasmesso attraverso una rete di trasporto
detta network delivery system e ricevuto dall'utente.
Quanti modi
di trasmissione del segnale televisivo digitale esistono? Tre,
proprio come nell'analogico. Come la tv tradizionale può essere trasmessa via
terra (cioè attraverso l'etere), via cavo e via satellite, così si parla di
Digital Video Broadcasting via terra, via cavo e via satellite. Quel che cambia
è quindi la struttura del segnale (che riguarda i mezzi di produzione e
ricezione), e solo in misura marginale il suo sistema di
trasmissione.
Cose serve per ricevere un canale
digitale? Nell'attesa che siano messi sul mercato televisori in
grado di leggere direttamente in digitale, si utilizzeranno gli apparecchi
tradizionali. L'utente dovrà però acquistare un set-top-box, una scatola che ha
la funzione di ricevere il segnale digitale e tradurlo in analogico per il tubo
catodico del televisore domestico. Tra le funzioni del set top box c'è anche
quella di decoder, cioè di sistema di lettura dei programmi criptati a
pagamento.
Quali vantaggi offre la tv
digitale? Innanzitutto un risparmio nell'utilizzo delle frequenze.
Un canale digitale, con l'attuale tecnologia, per essere trasmesso, ha bisogno
di un numero di frequenze da quattro a sei volte inferiore a uno analogico. Ma
in futuro le prestazioni sono destinate a migliorare. Questo consentirà di
liberare la banda per altri servizi comunicazione in forte espansione,
soprattutto nel settore della telefonia mobile. Il digitale rende poi più
flessibile il mezzo televisivo. L'utente ha grandi facoltà di scelta tra i
programmi, arrivando fino al punto di crearsi un palinsesto personalizzato. Ma
aumenta anche l'integrazione fra media diversi: ben presto i servizi televisivi
potranno combinarsi, per esempio, con la navigazione su Internet, oppure si
potranno fare dalla propria abitazione operazioni di home
banking.
Il segnale digitale è di migliore
qualità? Migliora soprattutto la definizione delle immagini e la
fedeltà dei suoni. Ma si aprono nuove possibilità. Come quella di usare con
successo schermi televisivi di grande formato, come quelli 16:9 o quelli
ultrapiatti.
Che caratteristiche hanno i canali
digitali? Si possono distinguere, allo stato attuale, quattro
tipologie. As is: canali digitali che trasmettono senza alcuna variazione i
programmi delle reti analogiche. Multiplexing: Il programma viene trasmesso in
diretta ma con modalità differenti (su diversi canali si trasmette la stessa
partita di calcio, ma con inquadrature e regia diverse). Canali tematici: sono
quelli che si specializzano su palinsesti specialistici, sport, cinema,
informazione o altro. Pay per view: la programmazione non viene pagata per
intero dall'utente, ma solo in base all'effettiva visione. Non si versa cioè un
canone ma solo la quota per il film o la partita che si è deciso di seguire.
Near video on demand: la stessa trasmissione viene ripetuta a intervalli di
tempo molto ravvicinati fra loro. Un film viene messo in onda ogni mezz'ora nel
corso della serata. Questo richiede l'utilizzo da parte del broadcaster di più
canali per lo stesso programma.
Come cambierà il mondo delle
televisioni con lo sviluppo del digitale? Ci sarà più offerta, con
conseguenze importanti sia per le società che per gli utenti. Un pacchetto di
canali digitali richiede notevoli investimenti. Anche i gruppi più grossi a
livello internazionale, per reggere la concorrenza, saranno costretti a
consorziarsi e stringere alleanze. Nel mercato televisivo entreranno poi
soggetti estranei al mondo del broadcasting. La possibilità di realizzare
servizi interattivi o di interconnessione già ha attirato le più grandi società
telefoniche (Telecom Italia, France Telecom, Telefonica, AT&T) e di
informatica (Microsoft in testa a tutte). Ma il cambiamento interesserà anche le
abitudini degli spettatori. Dovranno abituarsi a scegliere tra un campionario di
programmi molto ampio. E ad acquistare solo ciò che gli interessa veramente: se
la tv è stata fino ad oggi generalista e gratuita, domani sarà sempre più
settoriale e a pagamento.
Ci sono relazioni tra televisione
digitale e Internet? Sì, perché il trattamento dei dati in formato
numerico favorisce la integrazione tra Tv e computer. Probabilmente entrambi
continueranno a esistere, ma molte funzioni si intrecceranno. La televisione, in
particolare, potrebbe diventare il principale strumento di accesso alla Rete.
Questo perché la diffusione dei personal nelle famiglie aumenta in modo lento,
mentre ovunque c'è un televisore. La navigazione via tv è possibile attraverso
un net top box, una scatola che collega l'apparecchio televisivo con la linea
telefonica. Il primo esperimento è stato la Web Tv di Microsoft, messa in
commercio nel Natale del '96. In Italia è di recente distribuzione la Internet
Tv realizzata da Telecom. Si tratta per ora solo di net top box che si applicano
ai televisori analogici, ma con la diffusione di apparecchi digitali ci si potrà
connettere direttamente.
DDL GASPARRI Tv, ultima battaglia al Senato Stasera o domani il voto
finale. L'opposizione: è incostituzionale. Fino a dieci scrutini
segreti, ma la Cdl è fiduciosa.di Marco Mele
Rush finale sul disegno di legge Gasparri. Il voto definitivo
del Senato sembrava cosa certa per oggi, anche se potrebbe slittare a domani
mattina. Il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri si dice fiducioso:
"Mi aspetto un iter rapido - afferma - affinché il provvedimento possa essere
finalmente approvato. La maggioranza è stata coesa e coerente". Per la verità,
resta ancora l'incognita di quante votazioni con il voto segreto saranno
concesse all'opposizione dal presidente del Senato, Marcello Pera. Finora, i
franchi tiratori sono apparsi solo durante i due passaggi alla Camera del Ddl. A
Palazzo Madama la maggioranza si compattò a seguito dell'inserimento di due
emendamenti richiesti dall'Udc (Cda Rai cambiato entro il prossimo febbraio e
divieto per Mediaset di acquisire quotidiani fino al 2008).
Alle 21 di
ieri sera (ma la riunione è cominciata in ritardo) si è riunita la commissione
Lavori pubblici per una seduta notturna ma non è riuscita a terminare i lavori,
di fronte all'ostruzionismo delle opposizioni (270 emendamenti). Il testo
passerà in Aula senza relatore (Luigi Grillo di Forza Italia). Si partirà alle
10,30 con la discussione generale sul provvedimento, che prenderà tutta la
mattinata. Le votazioni partiranno nel pomeriggio: da qui, l'ipotesi di uno
slittamento a domani del voto finale. Sia i Ds che la Margherita presenteranno
una pregiudiziale d'incostituzionalità della legge. "La sentenza 303/2003 della
Consulta - sottolinea Luigi Zanda, senatore della Margherita - ha dichiarato
l'illegittimità costituzionale del decreto legislativo sulle infrastrutture di
telecomunicazioni. Il decreto è più volte richiamato dal testo che oggi sarà
discusso dall'Aula del Senato. Tali richiami dovrebbero esserne
espunti".
Mario Segni, dei Liberali democratici, chiede pubblicamente al
presidente della Repubblica di rinviare la legge al Parlamento senza firmarla:
"È l'unica cosa che può fermare il cammino verso un'informazione più drogata e
sempre più controllata da una sola voce. Siamo in presenza di un provvedimento
di straordinaria gravità. Non è una battaglia della sinistra contro la destra, è
una battaglia liberale e basta" sostiene Segni. Per il segretario dello Sdi,
Enrico Boselli, "la legge è un pessimo viatico per affrontare insieme tra
maggioranza e opposizione temi fondamentali come le riforme istituzionali e la
giustizia". Prende posizione anche un operatore del settore come Francesco Di
Stefano, la cui Europa 7 ha ricevuto una concessione nazionale nell'ottobre '99
senza aver assegnate le frequenze oggetto della stessa concessione: "Mediaset
potrà comprare anche La 7, Mtv, Tele+Bianco, radio nazionali e vendere la
pubblicità di Sky e di circuiti di emittenti locali".
Si tratta
dell'ipotesi teorica avanzata da "Il Sole-24 Ore": l'antitrust della Gasparri
prevede un limite del 20% comprensivo sia dei programmi analogici che di quelli
digitali la cui copertura del segnale, indipendentemente dalla diffusione dei
ricevitori, sia pari al 50% della popolazione. Se il totale sarà pari a 25, un
soggetto potrà controllare fino a cinque reti, analogiche o digitali.
L'opportunità è puramente teorica ma non sarà in contrasto con la leggi vigenti
perché il limite della Maccanico (20% delle reti nazionali analogiche, comma 6
dell'articolo 2) sarà abrogato dal disegno di legge. Quello della Mammì (nessuno
può controllare più del 25% delle reti e comunque non più di tre: articolo 15,
comma 4) è stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta nel '94. La
Gasparri, comunque, abroga l'articolo 15 della Mammì dal comma 1 al
7.
(Da IL SOLE 24 ORE del 2 dicembre 2003)
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