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Da 'la Repubblica' del 29 settembre 2001

CHI GIOCA CON I NUMERI

di MASSIMO GIANNINI

"ABBIAMO varato una Finanziaria innovativa e creativa", dice Silvio Berlusconi. Stavolta ha ragione lui. La manovra economica appena varata dal suo governo è davvero "innovativa". Forse per la prima volta, una legge di bilancio contiene soltanto cifre. Le misure vere, concrete e strutturali, arriveranno solo con tre leggi-delega, che il governo presenterà nelle prossime settimane, su mercato del lavoro, pensioni, fisco ed enti pubblici. Con buona pace del Parlamento, che avrà ben poco da aggiungere, al di là di un semplice timbro notarile.

E alla faccia delle parti sociali, che invocano inutilmente la concertazione senza rendersi conto che quel vessillo, per gli inquilini della Casa delle libertà, è già carta straccia.
Ma la Finanziaria, come dice il premier, è anche è soprattutto "creativa". Sul piano delle macrograndezze, conferma quello che si sospettava: il famoso "buco colossale", lasciato in eredità da Amato e spacciato in diretta tv dal ministro del Tesoro, è stato solo un colossale spot pubblicitario. Sulla Relazione previsionale e programmatica appena approvata è scritto, nero su bianco, che il rapporto deficit/Pil di quest'anno sarà dell'1,1%. La cifra esatta prevista dal governo dell'Ulivo, che aveva rettificato la stima iniziale fissata allo 0,8%. La stessa entità della manovra dimostra che l'allarme rosso sull'"extradeficit" era solo una burla da "Scherzi a parte". Sulla lavagna di Tremonti, in quella famigerata edizione del Tg1 delle 20, il passivo dei conti pubblici lasciato dal centrosinistra ballava sull'orlo di una voragine compresa tra 64 e 90 mila miliardi. La Finanziaria varata ieri dal centrodestra ammonta a 33 mila miliardi tutto compreso: calo della congiuntura, rincaro dei prezzi petroliferi, effetto Twin Towers.
Adesso è più chiaro chi gioca con i numeri. Con questa Finanziaria, hanno spiegato il premier e il ministro, la pressione fiscale scende dal 42,2 al 41,9% del Pil, e la spesa pubblica cala dal 47,2 al 46,9%. Ma se le tasse scendono, e le uscite si riducono solo dello 0,3% rispetto al Prodotto lordo, come si mettono insieme 33 mila miliardi? "Cartolarizzazioni", dice con una formula magica Tremonti. Questa sì che è creatività. Per il resto, tagli a tappeto. La feconda vena pubblicistica del Tesoro non lesina sugli esempi: spese delle authority, sprechi dell'Anas e della Corte dei conti, fondi per il sostegno dei cani randagi. Evviva i "tagli strutturali".
Il governo Berlusconi aveva di fronte a sé una sfida complicata. Non era facile fare una Finanziaria in un paese nell'anticamera della recessione mondiale, con le incognite di una crisi internazionale tragicamente aggravata dall'attacco terroristico all'America. Non era facile mantenere gli impegni al risanamento sottoscritti con l'Europa, e al tempo stesso dare ossigeno all'economia. Un governo dotato di un quoziente minimo di onestà politica avrebbe potuto fare una manovra economica seria, rigorosa ma non punitiva, con qualche sacrificio supplementare ma senza spargimenti di lacrime e di sangue. Ma prima avrebbe dovuto chiedere scusa ai contribuenti per non aver rispettato, suo malgrado, le prime clausole del "contratto con gli italiani" firmato in pompa magna a pochi giorni dal voto del 13 maggio.
Berlusconi e Tremonti non hanno avuto questo coraggio. Hanno seminato di troppe chimere paradisiache la campagna elettorale, tra milioni di nuovi posti di lavoro, milioni per i pensionati al minimo e milioni di sgravi fiscali alle imprese. Di tutto questo, nella manovra del centrodestra, non è rimasto quasi nulla. C'è poco per le famiglie. E' slittata la riduzione di un punto delle aliquote Irpef dello scaglione tra i 20 e i 30 milioni di reddito, che il governo del centrosinistra aveva previsto per l'anno prossimo. Al suo posto c'è una detrazione maggiore per il figlio a carico, per lo scaglione di reddito fino a 70 milioni, che è tutt'altra cosa: aiutare i nuclei familiari è giusto, ma la coppia senza figli non risparmia nulla. C'è l'aumento delle pensioni minime, ma nessuno sa con quale criterio sarà ripartito. C'è ancora meno per le imprese. Di sgravi Irpeg si è persa ogni traccia. Di cancellazione dell'Irap pure. "La vera riforma fiscale la faremo con la leggedelega", annuncia Tremonti. Nel frattempo, la "creatività" del governo sul fronte tributario sembra arenarsi alla soppressione dell'imposta sulle insegne nei negozi. Balzello fastidioso. Ma se questa è la "rivoluzione fiscale", è quasi meglio rimanere reazionari.
Con una delle sue iperboli lessicali, il Cavaliere ieri ha detto: "Abbiamo mantenuto in parte le promesse". Tremonti, che a fine agosto al meeting di Cl a Rimini aveva pronosticato "un autunno dei miracoli", ha dovuto aggiustare il tiro: "domina l'incertezza". L'offensiva terroristica all'Occidente nessuno poteva prevederla. Ma allora perché continuare a scaricare falsità velenose sul governo Amato, "colpevole di aver truccato i conti"? E perché bluffare in modo così smaccato, parlando di "impegni mantenuti" perchè "non aumentano le aliquote", mentre la solenne promessa preelettorale prevedeva che le aliquote si sarebbero ridotte? Il tempo delle "televendite" è scaduto, e non solo in economia. "Ma questo è solo l'inizio, abbiamo davanti 5 anni...", ha detto ieri sera il Cavaliere. Con questi chiari di luna la sua non pare una garanzia. Semmai una minaccia.




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