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DIBATTITO SULLA
RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO E ART.18

Da LA STAMPA del 21 marzo 2002

Governo e opposizione devono discutere la riforma dell'art.18

Il coraggio di cambiare

di Franco Bruni

L'opinione pubblica ha in questi giorni una tragica occasione per scoprire e ammirare la personalità umana e scientifica di Marco Biagi. I media riproducono i suoi articoli, illustrano le idee con le quali ha contribuito al lavoro di governi di diverso colore, raccontano il suo lavoro all'università e fotografano lo stile e l'impegno con cui viveva. Anche chi non lo aveva mai sentito nominare può conoscerlo un poco ed è come se potesse ascoltarlo spiegare le sue proposte, le sue posizioni. Ciò dovrebbe lasciare un segno nella gente, negli elettori e nei loro rappresentanti. Biagi riteneva che del necessario processo di riforma del mercato del lavoro deve far parte anche una cauta, mirata sperimentazione di eccezioni all'art. 18 dello statuto dei lavoratori. Tale sperimentazione, che esclude comunque la possibilità di licenziare per motivi discriminatori o antisindacali, non è il centro della riforma e certamente non la esaurisce. Ma costituisce una parte importante di quelle misure per accrescere la flessibilità che sono richieste anche dall'Ue e la cui urgenza deriva fra l'altro dalla perdita della manovrabilità del cambio delle monete nazionali seguita all'adozione dell'euro. L'eccezione riduce utilmente la rischiosità insita in un'assunzione, e quindi la incentiva, mentre assicura a chi viene assunto un congruo compenso per il rischio di rimanere senza lavoro. Com'è possibile che, se un uomo con il profilo di lucida prudenza politica e competenza tecnica che caratterizzava il prof. Biagi la pensava così, i leader del centrosinistra siano giunti al punto di dichiarare ogni possibile eccezione all'art. 18 un'offesa alla "dignità" dei lavoratori? L'incredibile radicalizzazione che si è sviluppata sulla questione è frutto di un quadro politico generale molto deteriorato, per colpa sia della destra che della sinistra. E la prima cosa da fare è quella da tutti richiesta: correggere i toni della discussione. Ma la testimonianza e il sacrificio di Biagi non devono servire solo a compattare gli animi contro il terrorismo. Per onorarne la memoria occorre far fare un salto di qualità al dibattito specifico che lo stava impegnando quando è stato ucciso. E non è solo una questione di toni. Serve la disponibilità a smettere di strumentalizzare ideologicamente un problema che dev'essere risolto con razionalità economica e sensibilità sociale. Dev'essere disponibile la maggioranza, che ha interesse ad ottenere risultati effettivi su un fronte su cui è impegnata anche in sede europea. E dev'esserlo l'opposizione, che ha interesse a mostrare la capacità di evitare l'inseguimento a tutti i costi del consenso dell'estrema sinistra e del successo di piazza, e di guardare lontano per costruirsi con gradualità, nei prossimi anni, la credibilità necessaria per costituire una vera alternativa di governo. Una credibilità che l'esperienza dovrebbe averle assicurato: i consigli che l'attuale governo accettava da Biagi non sono lontani da riflessioni e proposte avanzate a suo tempo, ad esempio, dai governi Prodi e D'Alema. Ma una credibilità che negli ultimi mesi stava consumandosi rapidamente. Le deroghe sperimentali ipotizzate all'art. 18 erano prudenti e sofisticate. Interessante, ad esempio, l'associazione della deroga all'aumento della dimensione dell'impresa, oltre i 15 dipendenti: la politica industriale italiana, che è anche politica dell'occupazione, deve tentare in ogni modo di aumentare la dimensione media delle imprese. Utile anche l'idea di associare le deroghe a provvedimenti per l'uscita delle imprese dall'economia sommersa o a provvedimenti in favore del meridione. Tutte questioni su cui opinioni e interessi diversi possono scontrarsi razionalmente e ricomporsi in buone soluzioni di compromesso. Anche perché la discussione sull'art. 18 deve rimanere parte di un insieme di provvedimenti ricco, complesso e graduale, dove lo spazio per un accordo non può mancare. E' augurabile che maggioranza e opposizione riprendano a dialogare su tutto ciò in modo costruttivo e senza tabù, isolando non solo chi può favorire il terrorismo ma tutti coloro che radicalizzano e caricano di ideologia una questione che va affrontata con l'onestà intellettuale e la creatività tecnica che caratterizzavano il contributo di Biagi.




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