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Dal CORRIERE DELLA SERA del 19 aprile 2002 Il politologo: dietro i sorrisi del capo del governo si intravede il lupo, regole democratiche in pericolo Sartori: il conflitto d'interessi non risolto di Enrico Caiano "Parlare di crimine è sproloquiare, così fa concorrenza a Umberto Bossi" MILANO - Professor Giovanni Sartori, Berlusconi aveva detto che si
sarebbe disinteressato della Rai e delle nomine. Ma ieri a Sofia è intervenuto
sul tema parlando di "uso criminoso" della Tv di Stato da parte di Biagi,
Luttazzi e Santoro. Come giudica queste dichiarazioni? "Avventate. Gravi.
Bambinesche. Berlusconi non si tiene, quello che ha in pancia gli scappa di
bocca. E così getta la maschera: dietro l’agnello tutto sorrisi si intravede il
lupo e un lupo inquietante".
Dove vede la gravità? "Accusare addirittura Biagi di "uso criminoso della televisione pubblica" è davvero perdere ogni senso della misura, è davvero sproloquiare. Qui Berlusconi entra in concorrenza con Bossi. Aggiungo che anche la logica del Cavaliere è curiosa. Il "crimine" è stato di usare i soldi di tutti contro di lui. Ma gli italiani hanno diviso il loro voto grosso modo a metà. Allora perché mai la metà che non ha votato la Casa delle libertà dovrebbe ora pagare una televisione che elogia Berlusconi? Alla stregua di questa logica c’è stata una criminalità di sinistra alla quale oggi subentra una criminalità di destra". Ma perché considera queste parole anche bambinesche? "E’ il meno che si possa dire dell’argomento che ora la Tv di Stato "finalmente tornerà a essere una televisione pubblica, di tutti, non faziosa, oggettiva". Perché mai? In qual modo l’occupazione berlusconiana è diversa da quella della sinistra? Semmai l’occupazione della Casa delle libertà si prefigura come ancora più intollerante di quella della sinistra. La sinistra ha tenuto Vespa, e il Tg2 di Mimun non è certo stato di sinistra. Ora, invece, Berlusconi vuole licenziare Santoro, Luttazzi e addirittura Biagi. Dunque, di male in peggio". Quando segnalava i pericoli del conflitto d’interessi pensava a situazioni come queste? "Sì, ovviamente sì. Vincendo le elezioni Berlusconi sarebbe restato con Mediaset e avrebbe conquistato il servizio pubblico, il che fa quasi il cento per cento: era una previsione del tutto scontata". Contro la legge Frattini sul conflitto d’interessi lei chiese un intervento del capo dello Stato. Crede che anche ora Ciampi dovrebbe intervenire in qualche modo? "Ciampi doveva intervenire subito e a tempo. E cioè doveva intervenire mesi fa quando gli è arrivata (in forza dell’articolo 87 della Costituzione) la richiesta di autorizzare la presentazione del disegno di legge Frattini alle Camere. E’ allora che Ciampi doveva intervenire. Poteva e doveva negare l’autorizzazione, facendo presente che nella situazione emersa dal voto del 13 maggio lui non poteva consegnare a Berlusconi il monopolio dell’informazione. Quindi, avrebbe aspettato a vedere come Berlusconi avrebbe sistemato la partita Rai. L’argomento era solidissimo e impeccabile. Invece, il presidente Ciampi ha firmato senza fiatare. E quindi dobbiamo a lui anche il pasticcio Rai di questi giorni". Esponenti della sinistra parlano di dichiarazioni fasciste e liste di proscrizione evocando lo spettro del regime. Vede anche lei un rischio del genere? "In passato si è parlato di "regime democristiano", e in Francia si è detto "regime gollista". Regime non vuole dire regime fascista. Ciò precisando, mi sembra esatto dire che Ciampi sta spalancando le porte a un regime berlusconiano. In questo discorso, il fascismo non c’entra. C’entra però che le regole di fondo della democrazia sono in pericolo". Crede che ci saranno ripercussioni sull’iter della legge Frattini sul conflitto d’interessi? "Lo spero. Ma finora tutti i segnali che ci arrivano dal Quirinale sono di resa. Quella del presidente a me sembra una crisi di alibi ma non una crisi di coscienza". |