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Da LA STAMPA 2 novembre 2003

Il vero asse del male nel libro
di un ex collaboratore di Reagan

I 45 dittatori da abbattere

di Maurizio Molinari

Allontanare dal potere entro il 2025 gli ultimi 45 dittatori ancora in sella, possibilmente senza il ricorso ad operazioni di tipo militare. A prima vista può sembrare un'utopia o una barzelletta ma per Mark Palmer, ex ambasciatore degli Stati Uniti a Berlino nonché stretto collaboratore dell'ex presidente Ronald Reagan e dell'ex Segretario di Stato Henry Kissinger, si tratta di un programma possibile e lo espone in quanto tale nel suo Breaking the Real Axis of Evil" - Spezzare il vero asse del male - edito dalla Rowman & Littlefield Published di New York.

L'Asse del Male di Palmer è assai più ampio di quello identificato da Bush nel gennaio del 2002 in appena tre Paesi compromessi con il terrorismo - l'Iraq allora governato da Saddam Hussein, l'Iran e la Corea del Nord - e comprende sei tipi di differenti dispotismi esistenti: i dittatori-monarchi (dall'Arabia Saudita al Buthan, allo Swaiziland), le dittature personalizzate (dalla Bielorussia all'Eritrea, alla Libia), le dittature militari (dal Pakistan alla Birmania), le dittature comuniste (dalla Cina alla Corea del Nord, dal Laos a Cuba), le dittature teocratiche (Iran) e le dittature rette da regimi-partito (dall'Egitto al Ruanda, ad Haiti).

Per riuscire a far crollare questi regimi, suggerisce Palmer, la strada da seguire è la creazione di una Comunità di Democrazie: una nuova organizzazione internazionale che riuscisca da un lato i Paesi della Nato e dall'altro quelle 110 nazioni che si incontrarono a Varsavia nel 2000 ed a Seul nel 2002 sottoscrivendo un programma per "conservare la libertà politica sui propri territori e diffonderla nel resto del mondo". Riuscendo ad agire come un unico blocco le 110 nazioni filo-democratiche del Pianeta potrebbero condizionare l'agenda dell'Onu (composta da 189 membri) e porsi alla guida della comunità internazionale, anche perché dispongono della maggioranza delle risorse economiche e militari.

Palmer propone di creare su queste basi una "Coalizione dei Volenterosi" che si trasformi in un'alleanza per la sicurezza globale con in cima all'agenda il rovesciamento degli ultimi dittatori. L'uso della forza militare deve restare però l'estrema ratio: i modelli a cui l'ambasciatore si richiama sono le deposizioni di Marcos nelle Filippine e di Milosevic in Serbia o la vittoria di Ghandi contro gli inglesi in India, dove le rivolte delle popolazioni furono decisiva, costrinsero i regimi a cedere il potere ed i desposti a fuggire. Affinché ciò avvenga la "Comunità delle Democrazie" deve prendere coscienza del compito da svolgere ed agire all'unisono facendo terra bruciata attorno ai 45 dittatori rimasti.

Sul piano legale, bisogna che le dittature ancora in piedi vengano giuridicamente dichiarate "crimini contro l'umanità", mentre alle opposizioni democratiche interne deve essere riconosciuta una legittimità internazionale. Sul fronte economico servono: "sanzioni contro i leader e non contro i popoli", programmi di aiuto agli Stati che scelgono di abbandonare le dittature; investimenti a favore di media - tv e radio - per sostenere le opposizioni. Ma la maggiore novità può essere la creazione di un "Centro per il passaggio dalla dittatura alla democrazia" che, sotto l'egida dell'Onu e della "Comunità delle Democrazie", guidi per mano sulla strada delle riforme i Paesi disposti a farlo. Di fronte a prevedibili resistenze "la forza resta l'ultima opzione" ma è preferibile usare "il potere di conflitti non violenti", sostenendo massicciamente dall'esterno il desiderio di libertà e riforme delle popolazioni locali.

Palmer è convinto che le dittature nel XXI secolo non siano in grado di resistere a prolungati assedi economici, politici, legali e mediatici da parte della comunità internazionale ed invidividua l'unico punto debole del suo "piano" nel rischio che i leader del mondo libero possano essere frenati dal timore di violare culture altrui. "Non bisogna concedere ai dittatori di nascondersi dietro a nessuna forza di regime o cultura" osserva l'ambasciatore, che a metà degli Anni Ottanta scriveva i discorsi al presidente Reagan. Il libro fa riflettere perché contiene una risposta concreta a poche settimane di distanza dall'appello lanciato dal Segretario Generale dell'Onu Kofi Annan a tutti i Paesi membri di "avanzare proposte innovative entro dodici mesi" per far coincidere diritto internazionale e guerra al terrorismo.




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