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Da LA REPUBBLICA 1°agosto 2003 Il settimanale all´attacco per i silenzi sul caso Sme. "Sfidiamo il premier a risponderci" Palazzo Chigi: lo faranno i legali Dossier Economist di Gianluca Luzi ROMA - L´indirizzo è: Silvio Berlusconi, Presidenza del consiglio dei ministri, Palazzo Chigi, 370 piazza Colonna, Rome 00187. La data risale all´altro ieri, 30 luglio. E la firma è quella del direttore dell´Economist, Bill Emmott. "Le scrivo per porle delle domande, le cui risposte, credo, l´opinione pubblica ha il diritto di ascoltare. Dal momento che questo non è più possibile nei tribunali italiani, queste domande devono essere poste in pubblico e ad esse si deve rispondere in pubblico". Dopo essersi chiesto nell´aprile del 2001, alla vigilia delle politiche, se Berlusconi fosse adatto a governare l´Italia. Dopo aver posto nel maggio di quest´anno, alla vigilia del semestre europeo di presidenza italiana, la domanda se il Cavaliere fosse la persona giusta per governare l´Europa, ora il settimanale inglese Economist torna a occuparsi del premier italiano dedicandogli la copertina, dove appare con una espressione che non piacerà affatto ai suoi image maker, e un titolo assai esplicito: "Caro Mr. Berlusconi. La nostra sfida al primo ministro dell´Italia". All´interno, l´autorevole settimanale inglese pubblica un lunghissimo e dettagliatissimo dossier diviso in sei capitoli, ognuno dei quali riguarda l´intreccio delle vicende politiche, imprenditoriali e processuali del premier: "L´affare Sme", "Le sue dichiarazioni spontanee", "La diffamazione di Romano Prodi", "La sua richiesta di una medaglia d´oro", "Gli altri suoi processi", "Gli inizi della sua carriera". Ogni capitolo si conclude con una domanda. "Crediamo - scrive il direttore dell´Economist nell´editoriale che accompagna il dossier - che avendo fatto asserzioni che non sembrano concordare con le prove, Berlusconi debba spiegare pubblicamente perché le prove sono sbagliate. Per questo, sulla Sme e sugli altri processi e sulle altre vicende, inviamo il nostro intero dossier al primo ministro a Palazzo Chigi a Roma, come una lettera aperta sfidandolo a rispondere alle nostre numerose domande", perché "un primo ministro in carica dovrebbe rispondere al tribunale dell´opinione pubblica". Il giudizio del giornale inglese su Berlusconi è pesantissimo: "Lungi dall´essere, come rivendica, l´uomo che sta creando una nuova Italia, è il primo rappresentante e prosecutore del peggio della vecchia Italia. Per Berlusconi - afferma l´articolo - la politica è stata un mezzo per raggiungere il successo negli affari. E continua ad esserlo". Per esempio con la legge Gasparri, con cui "la televisione di Stato verrà privatizzata in modo da non sfidare le sue emittenti private e da permettergli di estendere il suo impero dei giornali". In sostanza, "non è questione di un ricco uomo d´affari che adesso utilizza i suoi talenti per riformare l´Italia e darle una voce più importante nel mondo, sebbene non ci siano dubbi - concede l´Economist - che Berlusconi è sincero quando dice che vorrebbe fare queste cose. E´ questione di un ricco imprenditore che sta usando il suo potere politico per favorire i suoi affari, respingendo le inchieste giudiziarie contro di lui e facendo approvare nuove leggi e regolamenti per i suoi interessi". Per questi motivi "l´Economist è preoccupato sia per l´oltraggio nei confronti del popolo italiano e del suo sistema giudiziario, sia perché è il caso europeo più estremo di abuso da parte di un capitalista, della democrazia nella quale vive ed opera". Quando Berlusconi definì l´europarlamentare tedesco Martin Schulz un "kapò nazista", si giustificò dicendo che era una "battuta". Ma "molti non riuscirono a vedere la battuta. E il pasticcio che ne è seguito con il governo tedesco ha avuto un effetto paradossale: ha distolto l´attenzione dalla vera accusa fatta con gran rumore dal parlamentare, che Berlusconi ha sfruttato la sua maggioranza parlamentare per porsi al dì la della legge. Perchè questo è quello che ha fatto". E l´Economist elenca tutti i provvedimenti pro-Berlusconi in tema di giustizia approvati dal Parlamento, fino alle rogatorie bloccate dal ministro Castelli. Ma perché "stiamo continuando a indagare su di lui e a porgli domande" a partire da quegli articoli del 28 aprile del 2001, quando "dicemmo che non era adatto a guidare l´Italia"? La risposta è: "Importa se l´Italia è governata da un uomo indagato dai magistrati per riciclaggio di denaro e accusato di essere uno spergiuro, un falsificatore di conti di società e un corruttore di giudici, tra le altre cose? Berlusconi evidentemente lo pensa, dal momento che ci ha querelato per diffamazione dopo quell´articolo: deve pensare che queste accuse danneggiano la sua reputazione e che (dal momento che porta avanti la causa) i tribunali sono idonei a proteggerlo anche se vuole l´immunità negli altri casi". |