Manu conobbe Barcellona ai tempi della metropolitana, prima Cordoba, di passaggio, poi le ramblas e il metrò di plaza Catalunya. Era una questione funzionale: per vivere così, senza troppi programmi, cercandosi i contatti sul posto, viaggiando in pulmino con altri sei o sette (nove o quindici) suonando per la via, Parigi era diventata stretta.
Vita di strada. E sarà così ancor di più in Sudamerica, vero asse di riferimento culturale per Manu, dove il gruppo si sfalderà due volte e dove, ad un certo punto, Manu andrà da solo, come un esploratore, a raccattare tutto quello che si era lasciato indietro prima, per la fretta, per la fregola di fare il suo “groupe extraordinarie”

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