Campagne Ludoteca Mantova

CAMPAGNA 40k 2011







+++ M41.123+++

+++ Settore: la rete +++

+++ Commorragh +++

Due mesi prima in una delle guglie di Commoragh una presenza aliena si muoveva nell’ombra dei bui corridoi della città oscura.
A causa della stazza più che doppia rispetto ad un esile eldar destò, nonostante le sue abilità furtive e il largo mantello nero, l’attenzione di alcuni incauti cabaliti che pagarono a caro prezzo la loro curiosità.
Arduo fu trovare un passaggio poco sorvegliato che consentisse all’intruso di mantenere il proprio anonimato durante la scalata verso la cima della torre dove si trovavano gli appartamenti dell’arconte Ivèngraal signore indiscusso della Cabala degli occhi del serpente.
Lunghi corridoi, elevatori antigravitazionali e scalinate di spettrosso nero come l’anima degli esseri che abitavano quel luogo oscuro si succedettero per ore, l’ascesa non sembrò finire mai accompagnata spesso da urla di schiavi torturati in modi difficilmente immaginabili, il marine continuava a salire da ore come in un’infinita spirale verso il cielo, un cielo appena rischiarato dai soli oscuri, memoria dell’infinito potere a cui aveva accesso la razza eldar prima della caduta.
La corsa verso l’olimpo della cabala, arrivò infine all’epilogo quando lo straniero vide l’ultimo portone che lo separava dal suo obiettivo.
Quando le porte dell’elevatore si aprirono lo vide in fondo ad un corridoio lungo circa una cinquantina di metri dove si intersecava con un altro, una lastra di metallo nero bordato d’oro alta sei metri e larga almeno tre si stagliava possente di fronte a lui.
A guardia della porta vi erano due esili figure dagli elmi finemente decorati, nelle loro mani stringevano una strana lama contornata da insani riflessi viola, probabilmente si trattava armi potenziate.
Quelle guardie rappresentavano un ostacolo per lo straniero, i corridoi della guglia erano molto più illuminati dei bassifondi e le possibilità di nascondersi prossime allo zero vista la totale assenza di porte lungo il corridoio, ma non poteva restare nell’elevatore, era troppo rischioso, doveva trovare una via per aggirare la vigilanza, ma proprio in quel momento altre due guardie sbucarano dal corridoio di sinistra, era fortunato, il cambio della guardia, fulmineo aprì la botola sul soffitto dell’elevatore e si addentrò nel vano in cui scorreva l’impianto antigravitazionale.
Bastarono pochi istanti per mettere fuori uso l’impianto magnetico dell’elevatore, una via di fuga in meno, ma anche un accesso in meno alle guardie nel caso le cose fossero andate male.
Una scaletta a mano correva alla sua sinistra perdendosi nel buio molti metri sotto di lui, in quel momento una piccola luce rossa cominciò a lampeggiare sulla sua cintura, era il segnale che la navetta di evacuazione era in posizione, si tolse il mantello facendolo cadere nel vuoto e si arrampicò fino al primo pertugio che trovò sopra la propria testa e vi si infilò, per nulla impacciato dalla sua armatura potenziata.
Un corridoio di servizio si snodava tra itercapedini e tubazioni varie fino ad un’altra scaletta che scendeva nel buio, dal suo scanner l’umano rilevò che la sua posizione era perfetta per il suo piano, a destra delle guardie dove dall’elevatore non poteva vederla c’era una porta da cui avrebbe colto di sorpresa i due eldar oscuri, ma doveva essere rapido, sapeva che se avesse fallito il primo affondo la velocità sovraumana di quegli esseri non gli avrebbe concesso una seconda opportunità.
Con spada a catena e pistola pronte a dispensare morte, sfondò la porta con un calcio e si gettò sulla prima guardia trapassandola da parte a parte non prima di aver menato un fendete a velocità impressionante che tagliò di netto mezzo spallaccio del marine che sanguinante mirò alla testa della seconda guardia, erano passati solo alcuni istanti da quando era uscito dal suo nascondiglio, ma il suo secondo avversario gli era già addosso con lo spadone alzato sopra la sua testa non protetta dall’elmetto.
Fissando la lama che calava inesorabile su di lui premette ripetutamente il grilletto della sua pistola bolter e trattenne il respiro per un paio di secondi attendendo il colpo letale dell’esile nemico che però non arrivò mai. Il tempo sembrava essersi fermato, quando abbassò lo sguardo vide la sagoma dell’alieno senza più la testa che sbilanciato all’indietro dalla sua stessa arma cadde a terra. Ce l’aveva fatta, ma non aveva tempo da perdere, altre guardie sarebbero accorse a breve, aprì di forza la pesante porta degli appartamenti dell’arconte e la richiuse dietro di se facendo saltare il comando ottico d’apertura. Era all’interno degli appartamenti.
Lo scanner indicava chiaramente la fonte energetica che stava cercando, seguendo le indicazioni non faticò a trovarla, un cofanetto in legno finemente lavorato, all’interno un cristallo bianco avvolto in un tessuto simile al velluto. In quel momento una forte esplosione scosse l’intero piano, la porta era saltata e una dozzina di guerrieri eldar irruppe nell’appartamento ad armi spiegate, in un attimo fu l’inferno, una miriade di proiettili scheggia invase l’aria, il marine con lo scrigno in una mano e la pistola nell’altro corse verso le vetrate esterne riuscendo comunque ad esplodere qualche colpo di copertura prima di gettarsi fuori dalla guglia mandando in frantumi i vetri.
Increduli i guerrieri eldar si affacciarono verso l’abisso sottostante sicuri dell’esito del lancio, ma videro il marine attivare un mini reattore dorsale per rallentare la caduta, in quel momento uno stormo di flagelli si buttò in picchiata dal tetto della guglia all’inseguimento dell’intruso, ma la loro picchiata durò solo pochi istanti prima di essere travolti da un velivolo di fattura umana che poi raccolse il fuggitivo per poi dirigersi a tutta velocità verso la breccia warp più vicina.
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