Maniago
Da oggi la protesta sulla sanità è anche on-line. Adeguandosi
ai tempi e con l'obiettivo di diffondere e raccogliere
testimonianze e adesioni anche via Internet, gli instancabili
componenti del Comitato mille firme e Comitato referendum di
Maniago hanno infatti dato vita a un sito
(digilander.iol.it/legge13/). Già il titolo della
"home-page" sintetizza il messaggio che i Comitati
vogliono trasmettere.
"Il mostro della legge 13" è uno slogan efficace,
che fa sorridere lo stesso Cesare Monea, portavoce del Comitato
mille firme al quale si deve l'idea di allargare al mezzo
telematico (dunque «ai tanti che non accettanno l'attuale
situazione, ma che non partecipano al movimento di protesta»)
l'iniziativa dei gruppi popolari . «Lo scopo è dare possibilità
a chiunque di esprimere e far conoscere le proprie opinioni sul
disagio creato dall'applicazione della normativa. Intendiamo
raccogliere testimonianze, critiche ed eventuali suggerimenti sul
problema che si creerà con la prossima completa chiusura
dell'ospedale di Maniago». Il riferimento è soprattutto al
ventilato ridimensionamento del pronto soccorso, che dovrebbe
essere aperto di giorno e sostituito di notte dall'ambulanza
medicalizzata. «Noi che viviamo e operiamo in una regione
autonoma che si professa federalista - aggiunge Monea - abbiamo il
sacrosanto diritto-dovere di esprimere l'eventuale dissenso su
scelte decise in ambito regionale ma non condivise dalla
popolazione che di quelle scelte diventa vittima».
Scorrendo le pagine del sito, l'impatto con il problema è dato
subito dall'immagine mutuata dalle cartoline con lo slogan
"Non dobbiamo morire in ambulanza - L'ospedale deve
restare" che in questo periodo la popolazione sta inviando in
Regione. Seguono notizie sugli scopi dell'iniziativa, alcuni
articoli di giornale, le indicazioni per sostenere la protesta e
«denunciare le situazioni di dissesto sanitario». È sufficiente
un clic e subito appare l'indirizzo di posta elettronica
(legge13@libero.it) al quale inviare il proprio messaggio .
Cristina Savi
Vai
all'articolo de "Il Gazzettino" di Domenica, 24 Dicembre 2000