Il fuoco da campo
era il centro della vita sociale.
Veniva acceso in mezzo allo spiazzo riservato alla danza,e intorno ad esso
si radunavano le tribł vestite a festa.
I vecchi parlavano del tempo passato e i guerrieri narravano le loro avventure mentre
i bambini ascoltavano in religioso silenzio.
Le donne, di solito, sedevano anche loro nello spiazzo,
ma dal lato opposto a quello occupato dagli uomini.
La tribł era il legame pił importante per gli indiani. Era guidata da un capo al quale era affidato il compito di organizzare la vita nel villaggio. Della tribł facevano parte indiani appartenenti ad un unico ceppo familiare, che occupavano un territorio, cioč il luogo dove essi vivevano per determinati periodi. Nessuno di loro si considerava padrone del territorio, perchč per loro la terra andava rispettata in quanto era fonte di ricchezza e di vita per la tribł e perchč in essa era diffusa la potenza del Grande Spirito. Quando la terra non era fertile o la selvaggina scarseggiava, la tribł cercava un altro territorio dove insediare il villaggio. All'interno della tribł tutti dovevano svolgere un compito: gli uomini si ocuupavano della caccia,le donne delle faccende domestiche, i bambini accudivano i cavalli e gli anziani raccontavano ai bambini le storie dei loro antenati.
L'uomo della medicina,
anche detto stregone,era l'uomo pił rispettato della tribł, perche a lui era riservato
il compito di attirare la benevolenza degli spiriti e curare i malati.
Doveva interpretare anche i sogni che ogni persona della tribł faceva;
tali sogni venivano catturati dagli acchiappasogni,
che imprigionavano quelli degli spiriti maligni e lasciavono liberi
quelli degli spiriti benigni.
La ruota della medicina rappresenta il cerchio della vita e il suo evolversi.
La croce posta al suo interno, raffigura i quattro venti,le quattro stagioni
della natura e della vita
dell'uomo e le quattro direzioni.
messaggi e scrittura:
i guerrieri delle praterie, comunicavano con il fumo e potevano trasmettere un
messaggio a tante miglia di distanza sfidando la velocitą con la quale i bianchi
trasmettevano le notizie attraverso i "fili parlanti".
Un altro tipo di segnalazione consisteva nell'uso dello specchio,spesso utilizzata
nei combattimenti.Indiani di diverse tribł, fra di loro dialogavano a segni.
Chi era abile nell'esprimersi a segni, comunicava anche storie complicate
e concetti pił complicati.
Il linguaggio a gesti non era altro che una scrittura ideografica tradotta in gesti.
Gli indiani non avevano alfabeto,perciņ scrivevano per mezzo di ideogrammi,
che a volte erano incisi sul rame, ma anche su corteccia e pelli
di animali.
Il tepee era fatto di pelli di bisonte conciate e aveva una forma conica verso l'alto. Le pelli erano sistemate su pali e tagliate per creare l'ingresso ma anche per fare uscire il fumo del fuoco che veniva usato all'interno. Queste aperture potevano essere rapidamente chiuse in caso di maltempo. Nel tepee vivevano tutti i membri della stessa famiglia. Lo spazio davanti alla porta doveva rimanere sempre libero. Gli ospiti erano sempre ben accetti, anche perchč onoravano i padroni di casa.
Il bocchino era ricoperto di pelle di bisonte e dalla cannuccia pendeva una penna d'aquila, che stava a rappresentare il desiderio di far volare in alto i propri pensieri.
La pittura del corpo
fu utilizzata dagli indiani, per difendersi dal freddo,dal vento,
dalle scottature e dalle punture di insetti.
Usavano di solito, colori forti ottenuti dalla miscela fra grasso animale
e alcune sostanze coloranti:
Rosso scuro : speciale argilla con ossido di ferro
Verde : decotto di varie piante
Nero : carbone ottenuto con legna, o ossa di animali e fiele di bisonte
Bianco : gesso
Il guerriero indiano
era un abile combattente e fisicamente preparato.
Il giovane guerriero, doveva affrontare le fatiche senza lamentarsi.
Doveva essere atleta e pronto a privarsi di qualunque cosa.
Doveva essere in grado di marciare senza cibo e acqua per due o tre giorni,
o di correre per un giorno e una notte senza mai fermarsi.
Doveva essere in grado di attraversare un territorio privo si sentieri,
senza perdere la strada nč di giorno nč di notte.
Gli indiani usavano diverse armi nei combattimenti;
armi che hanno subito alcuni variazioni dopo l'arrivo
dei bianchi. Il tomahawk
era una piccola scure che i guerrieri portavano appesa alla cintura,
tenendola sempre pronta per la battaglia.
Questa arma era il simbolo della guerra e ogni tribł ne possedeva una sacra,
che veniva sotterata nei periodi di pace e dissotterrata
quando la tribł entrava in guerra.
La lancia
era un'altra
arma molto diffusa, e non era altro che un'asta di legno alla cui estremitą
c'era una punta di pietra scheggiata,oppure dopo l'arrivo dell'uomo bianco, di ferro.
All'attaccatura della punta si legavano gli scalpi dei nemici uccisi.
Anche
l'arco e le frecce
erano molto usati, anche se non procuravano molto onore perchč permettevano
di uccidere il nemico da lontano.
Tuttavia si resero necessari per combattere l'uomo bianco che poteva
disporre del fucile.
Esistevano due tipi di frecce: un tipo da caccia e un tipo da guerra.
Le prime potevano essere recuperate e riutilizzate,
mentre le seconde avevano la punta fornita da tanti piccoli uncini e fissata
in modo che si staccasse facilmente,cosģ quando il nemico cercava di estrarre
la freccia, la punta rimaneva dentro la ferita
ampliando il taglio oppure creando infezioni.
Lo scudo
veniva costruito prendendo la pelle del collo del
bisonte e avvicinandola al fuoco, che scaldandola la rendeva ancora pił dura.
La guerra non era vista dagli indiani come un mezzo tramite il quale si potesse conquistare un territorio, perchč la terra era di tutti e non poteva essere nč comprata nč conquistata. Era soprattutto un modo per dimostrare il proprio coraggio e di sfidare la morte. Non si affrontavano mai per dichiarare la guerra, ma bastava che un indiano compisse un'incursione in un altro accampamento, per scatenare la risposta della tribł offesa. Gli scontri seguivano, di solito, un codice d'onore; venivano uccisi gli uomini, ma le donne e i bambini venivano salvaguardati e i tepee non venivano mai distrutti. I metodi di combattimento consistevano nel seguire le piste, riconoscere il nemico dalle tracce che lasciava, da quanto tempo fosse passato e dove poteva essere incontrato. Era molto pił qualificante affrontare tutto ciņ che uccidere il nemico, al punto che era considerato pił valoroso colui che arrivava al centro di un villaggio per rubare il cavallo di un famoso guerriero. La tattica preferita era la sorpresa, perchč con essa si poteva compensare anche l'inferioritą numerica. I guerrieri che dovevano attaccare, si preparavano danzando e pregando e, di solito prima dell'alba,attaccavano cogliendo cosģ il nemico di sorpresa. Al termine dello scontro, gli indiani raccoglievano i corpi dei compagni per renderli onore e celebrare il funerale. Portare a casa lo scalpo del nemico, era considerata una notevole proca di coraggio. Lo scalpo, consisteva in un incisione intorno alla testa del nemico, poi con un colpo secco si strappava il cuoio capelluto. Il guerriero che toglieva lo scalpo ad un nemico ancora vivo, acquisiva un grande onore, mentre lo "scalpato" se rimaneva vivo, veniva deriso. Ma lo scalpo oltre a simboleggiare la vittoria, rappresentava la vita; gli indiani credevano infatti che lo spirito umano si trovasse nei capelli e colui che toglieva lo scalpo s'impossessasse dello spirito del nemico. Anche per questo era considerato un gesto di grande valore aiutare un compagno ferito.Prima di inziare i combattimenti, il Capo spalmava sul viso dei suoi uomini un pugno di terra,invocando il Grande Spirito, mentre ogni guerriero disegnava particolari che considerava portafortuna con un pezzo di carbone.Questi disegni dovevano attirare i favori degli spiriti e rendere pił cattiva l'immagine del guerriero. Se durante il combattimento, si catturavano dei prigionieri,questi ultimi venivano portati al villaggio. Una volta arrivati, la loro sorte era decisa dal Gran Consiglio. Spesso, se si trattava di donne e bambini, venivano adottati dalla tribł e diventavano come loro.