Parlami, o Musa, dell'uomo versatile e scaltro che andò vagando tanto a lungo, dopo che ebbe distrutto la sacra roccaforte di Troia. Egli vide le città di molti uomini e ne conobbe i costumi: soffrì molte traversie in mare cercando di salvar la sua vita e il ritorno dei compagni. Ma neppure così li salvò, sebbene lo desiderasse e volesse. Morirono per le loro colpe e follie, quegli insensati: chè mangiavano i buoi del Sole Iperione. E il dio gli tolse il ritorno.Tali vicende dille anche a noi, o dea figlia di Zeus, partendo da un punto qualunque della narrazione.Allora tutti gli altri eroi che erano scampati a una morte violenta, se ne stavano a casa: erano sfuggiti alla guerra e al mare. Lui solo sospirava il ritorno e la sua donna. Lo tratteneva una ninfa sovrana, Calipso, la divina tra le dee, dentro grotte profonde, desiderando che le fosse marito per sempre.Ma quando venne il tempo, col girare degli anni, in cui gli dei destinarono per lui che ritornasse a casa, in Itaca, nemmeno là doveva evitare travagli e prove pur trovandosi tra i suoi cari. E gli dei ne avevano pietà, tutti, all'infuori di Posidone. Era adirato, questi, contro Odisseo, non gli dava tregua, fino al giorno che avesse messo piede sulla sua terra......

LA GUERRA DI TROIA
Clitennestra e Elena, figlie di Giove e di Leda, sposarono, la prima, Agamennone, re di Argo e Micene, la secona, Menelao, re di Sparta. E, proprio a Sparta, si diresse un giorno in viaggio Paride, figlio di Priamo ed Ecuba, sovrani di Troia, malgrado avesse ricevuto vari presagi del male che sarebbe potuto nascere da tale viaggio. Venne accolto in maniera molto ospitale nella reggia di Menelao e, là, conobbe Elena e se ne innamorò. Complice la dea Venere, sua protettrice, approfittando dell'assenza del re Menelao, Paride indusse Elena a fuggire con lui. Dopo un viaggio molto avventuroso, giunsero a Troia dove celebrarono le loro nozze. Tornato a Sparta, e scoperto il tradimento della moglie e dell'ospite, Menelao chiese aiuto a suo fratello Agamennone e a tutti gli altri principi achei. Fu, così, organizzata una flotta di oltre mille navi, su cui erano imbarcati oltre centomila guerrieri. Tra loro primeggiavano per bellezza e per forza Achille, figlio di Tedide, e, per astuzia e intelligenza, Ulisse. Entrambi, comunque, avevano fatto di tutto per evitare di partire per questa lunga guerra. Il primo viveva travestito da fanciulla negli appartamenti delle donne del re Licomede, e a smascherarlo fu il secondo.

Ulisse, quando i messi di Agamennone erano venuti a cercarlo, si era finto pazzo, perchè un oracolo gli aveva predetto un'assenza di vent'anni dalla patria se fosse andato a Troia, e si era fatto trovare mentre seminava sale in un campo di sabbia con un aratro trascinato da un bue e un asino; per scoprire l'inganno gli ospiti misero il figlioletto Telemaco davanti l'aratro. Ulisse, allora, per evitare una tragedia fu costretto a smettere di fingere e a partire. L'impresa, però, si annunciò subito come nè facile nè breve. Intanto un'implacabile bonaccia tratteneva all'ancora le navi: la responsabilità era della dea Diana, molto adirata con Agamennone. Per permettere la partenza delle navi, la dea chiedeva il sacrificio della figlia di Agmennone, Ifigenia. Placate le ire della dea, senza comunque il sacrificio umano, i venti tornarono a soffiare e le navi spiegarono le vele verso Troia. L'assedio alla città durò nove anni, senza che i greci riuscissero a penetrare all'interno delle sue possenti mura. Neanche la morte di Ettore, valoroso figlio di Priamo, per mano di Achille, riuscì a dare una svolta alla situazione di stallo. Allora intervenne Ulisse con la sua astuzia.

Mentre l'esercito greco fingeva di abbandonare scoraggiato l'impresa, Ulisse fece sì che i Troiani introducessero nella città un enorme cavallo di legno, nel cui ventre erano nascosti i più valorosi guerrieri achei. Di notte, i Greci uscirono dal cavallo e cominciarono stragi e saccheggi. L'incendio avvampò: le mura, i palazzi e la reggia rovinarono tra le fiamme. Distrutta Troia, gli Achei rimisero in mare le barche e fecero ritorno alla loro patria. Non tornò Achille, ucciso da Paride, ma tornò Menelao, dopo una lunga e travagliata navigazione. Tornò Agamennone, ma per trovare immediatamente la morte a causa del tradimento della moglie Clitennestra.

Tornò Ulisse, ma... dopo dieci lunghi anni



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