I LOTOFAGI
Ulisse giunge al paese dei Lotofagi, localizzato da qualcuno sulle coste libiche, dove viene offerto a lui e ai suoi compagni il frutto di un loto che dà l'oblio. Sotto l'effetto di questo frutto, i compagni di Ulisse si rifiutano di mettersi di nuovo in mare per raggiungere la patria dimenticata.
LA TERRA DEI CICLOPI

I Ciclopi sono dei giganti che vivono su un'isola disabitata. Il loro nome, 'occhio rotondo', deriva dal fatto che essi posseggono un unico occhio posto nel centro della fronte. Vivono in caverne e fanno la vita di pastori di pecore. Ulisse si avvicina all'isola con una delle sue navi, portando in dono un otre di vino. Trovata vuota la caverna dove abitava uno dei giganti, comincia ad ispezionarla con i suoi compagni. Dopo poco tempo, ritorna il 'padrone di casa', Polifemo, portando con sè molta legna da ardere. Fa entrare nella grotta il suo gregge e chiude l'ingresso con un masso che neanche venti uomini avrebbero potuto spostare. Polifemo si accorge della presenza degli stranieri e chiede loro chi siano: Ulisse racconta la sua storia, la gloria conquistata nella guerra di Troia e chiede ospitalità. Invece di rispondere a tale richiesta, il Ciclope afferra due compagni di Ulisse e comincia a divorarli. Al termine del 'lauto pasto', Polifemo si stende per prepararsi a dormire, ripromettendosi di mangiare gli altri soldati greci all'indomani. Ulisse si rende conto che il momento sarebbe propizio per uccidere il Ciclope, ma la caverna rimarrebbe drammaticamente chiusa, e, allora, dà spazio alla sua proverbiale furbizia. Intanto arroventa un palo di legno con un'estremità molto appuntita, poi, al risveglio di Polifemo, offre lui molto vino in segno di pace e, quando il Ciclope è sufficientemente ubriaco, lo acceca infilandogli nell'unico occhio il palo. Malgrado il terribile dolore e la rabbia per la perdita della vista, Polifemo è costretto a rimuovere il grande masso che ostruiva l'ingresso della caverna per permettere l'uscita del gregge. Ulisse aveva previsto questa mossa e aveva costretto i suoi compagni a nascondersi sotto il ventre delle pecore. Usciti con l'inganno dalla caverna, Ulisse e i suoi compagni raggiungono le navi e si allontanano rapidamente dall'isola, mentre il gigante cerca di impedirne la partenza lanciando grandi massi.
LESTRIGONI
Ulisse giunse con tutte le sue navi in una terra sconosciuta. Mandò allora molto prudentemente in ricognizione tre suoi compagni. Essi scoprirono che quella terra era abitata da giganti antropofagi, i Lestrigoni. Uno di loro, infatti, fu divorato vivo dal re, Antifate; gli altri due riuscirono a scappare, ma furono inseguiti. 
I Lestrigoni cannibali attaccarono le navi, ne distrussero moltissime e molti compagni fecero una fine orrenda. Solo Ulisse riuscì a scappare con la sua nave e con solo pochi compagni.
Riprese, così, mestamente il viaggio ............
CIRCE

Scampato al massacro nella terra dei Lestrigoni, Ulisse e i suoi compagni giungono all'isola di Eèa, dove dimora la maga Circe figlia del Sole. Ulisse invia una squadra, con a capo Euriloco, in ricognizione. Circe li accoglie in maniera benevola, offre loro del cibo ma, al termine, li sfiora con la sua bacchetta magica e li trasforma in maiali: tutti tranne Euriloco che, sospettoso, non aveva partecipato al banchetto.
Saputo dell'accaduto, Ulisse si precipita al palazzo di Circe allo scopo di liberare i suoi compagni, e, lungo il cammino, incontra il dio Ermete che gli dà consigli su come sfuggire alle magie di Circe, che, infatti, non riesce ad ammaliarlo. Anzi, sotto minaccia di morte per mano di Ulisse, libera tutti i suoi compagni.
Dopo un anno di ozio nell'isola, Ulisse medita il ritorno a casa: Circe non si oppone ma gli preannuncia ulteriori sacrifici e, soprattutto, che deve prima scendere nel regno dei morti per consultare lo spirito di Tiresia.
LA TERRA DEI MORTI

Seguendo i consigli di Circe, Ulisse giunge alla Terra dei Morti, e lì si prepara ad incontrare le anime dei suoi cari, ma soprattutto quella dell'indovino Tiresia.
Egli gli pronostica un futuro denso di insidie, ma, nello stesso tempo, lo rassicura sul suo ritorno in patria, spiegandogli anche i motivi di tutte le sue disgrazie.
Sparito lo spirito di Tiresia, Ulisse incontra ancora altre anime, tra cui spicca quella della madre, o quelle di molti valorosi soldati morti nella guerra di Troia, oltre ad altri antichi eroi, tra cui Sisifo, figlio di Eolo (re degli Eoli), condannato per i suoi delitti a spingere su per la china di un monte dell'Averno un grosso masso, che, appena raggiunta la cima, ripiombava, però, di nuovo a valle.
LE SIRENE

Tornato all'isola di Circe dal viaggio nel Regno dei Morti, Ulisse riceve dalla Maga preziosi consigli su come affrontare tutte le successive prove a cui sarebbe stato sottoposto.
La prima è passare nelle vicinanze dell'isola delle Sirene: la loro fama è ammaliare con canti dolcissimi tutti i marinai che con le proprie imbarcazioni si trovino a passare di lì, fino a farli schiantare sugli scogli aguzzi.
Circe consiglia Ulisse di tappare le orecchie dei compagni con cera e di farsi legare molto strettamente all'albero della nave per riuscire a resistere al richiamo tentatore.
Ulisse segue i consigli della Maga e riesce a superare questa temibile prova.
SCILLA E CARIDDI

Subito dopo essere riuscito a sfuggire alla malia delle Sirene, Ulisse deve affrontare le insidie di Cariddi, una rupe che ingoia le onde e tutto ciò che le passa vicino. Alla sua vista, i rematori, atterriti, smettono di fare forza sui remi: Ulisse riesce però a rincuorarli e ad incitarli a dirigersi verso l'altra roccia.
Anche lì, però, lo aspetta una dura prova: Scilla, l'orrendo mostro a sei teste. Nella lotta che si scatena con esso, purtroppo, sei compagni di Ulisse vengono presi dai tentacoli e scaraventati fra i flutti.
Anche questa prova è superata.
EOLO

Arcipelago delle Eolie

A lui Giove, re degli dei, aveva affidato il governo dei venti. Eolo trattò Ulisse in maniera molto ospitale, facendosi raccontare tutte le imprese eroiche di cui era stato protagonista e, quando giunse il momento di partire, gli regalò un otre chiuso da una fibbia d'argento, che conteneva tutti i venti più pericolosi, raccomandandogli di non aprirlo per nessun motivo al mondo. La flotta di Ulisse ripartì e per nove giorni, con i favore dei venti, navigò tranquilla, senza che Ulisse abbandonasse neanche per un attimo l'otre regalatogli da Eolo. Ma il decimo giorno, quando ormai erano in vista di Itaca, Ulisse per l'enorme stanchezza si addormentò. I suoi compagni, pensando che l'otre contenesse preziosi e oro, lo aprirono e .......tutti i venti fuoriuscirono violentemente e si scatenò una tempesta così impetuosa da riportare la nave di nuovo all'isola di Eolo. Ma questa volta, il dio, molto adirato, si rifiutò di aiutare Ulisse, che fu così costretto a riprendere la navigazione con l'animo denso di angoscia.
Eolo, figlio di Poseidone, è il re e custode dei venti. Li custodisce chiusi in otri nella mitica isola di Eolia.
CALIPSO

Dopo aver vagato per i mari ed aver perduto praticamente tutti i compagni, Ulisse approda all'isola di Calipso, ninfa solitaria dalle lunghe trecce. Immortale come tuti gli dei, Calipso non abitava sull'Olimpo, poichè non apparteneva alla schiera degli eletti che vi hanno dimora.
Calipso aveva accolto, curato e amato con tutta se stessa il naufrago, sperando in cuor suo di far dimentare ad Ulisse la nostalgia della sua Itaca. Ma invano: egli non faceva che sospirare il ritorno.
Atena, allora, prega il padre Giove di intercedere presso la ninfa per costringerla a lasciar partire il suo protetto. Giove acconsente, ed invia Mercurio ad avvertirla della decisione.
In preda ad un'acuta tristezza, Calipso permette ad Ulisse di costruirsi una zattera e di riprendere il mare in direzione della sua isola.
I FEACI
Partito dall'isola di Calipso, Ulisse era ormai in vista dei monti della Scheria, quando Posidone, tornando dall'Etiopia, lo scorse e, con un cenno, sconvolse d'un tratto il mare intorno a lui. Ulisse già si considerava perduto, quando dai flutti emerse una ninfa marina, Leucotea ( la bianca Ino ), che diede al naufrago un velo, dicendogli di avvolgerlo intorno ai fianchi, e di nuotare fino a giungere a riva. Una volta giunto sulla spiaggia, avrebbe dovuto restituirglielo, gettandolo di nuovo in mare.
Ulisse così fece e, dopo due giorni e due notti, finalmente riuscì a mettere piede a terra, dove cadde addormentato, riparato su un fogliame secco sotto un boschetto.
Atena, nel frattempo, si era preoccupata di apparire, senza farsi riconoscere, nei sogni di Nausica, figlia del re dei Feaci, Alcinoo, suggerendole di andare sulla spiaggia a lavare le vesti per il suo matrimonio. Al risveglio, la ragazza, senza immaginare minimamente di essere uno strumento in mano alla dea, si incammina su di un carro con le sue ancelle verso la spiaggia. Lì giunte, dopo aver steso le vesti ad asciugare, cominciano a giocare con la palla, fino a che la stessa non finisce in mare. Tale situazione provoca le grida delle ancelle e il risveglio di Ulisse, che capisce di dover chiedere aiuto.
Ulisse si rivolge a Nausica, invocando il suo aiuto e, mentre tutte le ancelle fuggono spaventate, lei, sostenuta da Atena, ascolta le preghiere del naufrago. Commossa e colpita dalla bellezza di Ulisse, Nausica comanda alle sue schiave di aiutarlo a lavarsi e a vestirsi. Infine lo invita al palazzo per conoscere i suoi genitori.

Cratere a calice campano con scena filiacica, Ulisse e Alcinoo, 350-325 a.C.
Parigi, Museo del Louvre

Ulisse, sempre sotto la protezione di Atena, che lo avvolge in una fitta nebbia, giunge al palazzo dei Feaci, e là viene colpito dalla magnificenza della reggia.
Si rivolge ad Arete, regina dei Feaci e madre di Nausicaa: a lei giustifica il possesso di una delle vesti di Nausicaa, raccontandole l'accaduto e le chiede aiuto per il ritorno in patria.
Alcinoo, dopo averlo fatto rifocillare, rassicura l'ospite e gli promette che l'indomani sarebbe stato riaccompagnato, con una loro nave, dai suoi cari.

I Feaci mantengono la promessa e, l'indomani, preparano una nave per riaccompagnare Ulisse alla sua terra e, sempre in suo onore organizzano delle gare, a cui, dopo qualche esitazione, anche Ulisse partecipa, dando prova di ottime abilità in ogni specialità.
Al termine delle gare, per salutare la sua prossima partenza, viene offerto un banchetto: mentre il cantore Demodoco comincia a narrare della guerra di Troia e di tutte le sue vicende, Ulisse si commuove e, interrogato da Alcinoo sul motivo di tale commozione, comincia il racconto delle sue sventure a partire dalla terra dei Ciclopi
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