Gli Ahus e i Petroglifi

I Moai nei pressi della costa, come precedentemente accennato, erano collocati su altari di fattura ciclopica, gli AHUS.
Solo qualche anno fa, però, gli Ahus sono stati oggetto di studio sistematico, in particolare da uno studioso di nome W. Mulloy, il quale ha provato che si tratta di costruzioni molto primitive, riutilizzate introducendo modifiche rispondenti a due diverse culture.
La prima cultura edificò altari con pietre squadrate diseguali, che combaciavano però in modo perfetto. La parte anteriore veniva rivolta verso l'oceano e sul margine posteriore erano collocate piccole statue.
Non erano costruiti per sopportare il peso di grandi statue come i Moai; questo significa che, anteriormente alla costruzione dei Moai, ossia prima dell'arrivo delle orecchie lunghe, un altro popolo si era insediato nell'isola.
Tali altari non solo erano orientati verso l'oceano, ma anche verso le posizioni astronomiche del sole all'inizio delle stagioni. La seconda cultura, che molto probabilmente era quella delle orecchie lunghe, approfittò di ciò che già esisteva, sovrapponendo alla struttura originaria pietre più robuste e regolari, ma con commessure meno perfette; cambiarono inoltre l'orientamento degli altari. 
La prima modifica era necessaria perché reggessero i pesanti Moai; la seconda perché volgessero la parte frontale verso l'interno dell'isola. In tutta l'isola sono stati contati ben duecentocinquanta Ahus, ed è possibile abbiano rivestito molteplici funzioni: altare cerimoniale o sacrificale e persino luogo di sepoltura. Ognuno di loro sostiene normalmente dalle quattro alle sei statue, sebbene ve ne sia uno, noto come Tongariki, sul quale poggiano ben quindici statue,
Nella foto è rappresentato il sito di Aku Aklui costruito, infatti, su di una piattaforma di ciottoli di pietra.

Altre manifestazioni culturali tipiche dell'isola di Pasqua, e forse le più abbondanti, sono i petroglifi 
In diversi punti dell'isola sono stati trovati un gran numero di petroglifi con vari simboli e raffigurazioni iconografiche di animali che non sembra siano mai esistiti "in loco", ma che non forniscono indicazioni sicure circa la loro provenienza. In apparenza non hanno alcun rapporto con i Moai, anche se certi sono decorati con iscrizioni. 
I petroglifi recano i consueti disegni geometrici, ma anche figure di pesci e uccelli, di una scimmia, una tartaruga, una foca, di divinità, di esseri umani e di qualche imbarcazione. Fa le figure umane presentano il massimo interesse gli "uomini uccello", ossia uomini dalla testa di uccello, con un becco notevolmente sproporzionato.
Le raffigurazioni di uomini- uccello abbondano soprattutto nei petroglifi che si trovano in prossimità di Orongo.
Intorno a questa effigie esisteva tutto un rituale incentrato in quell'area, che veniva celebrato ogni anno e alcuni dei disegni di uomini- uccello si riferiscono a particolari fasi del rituale, poiché l'uomo reca in mano un uovo.
Vediamo dunque di che cosa si tratta.
Di fronte al litorale della zona di Orongo è situata l'isoletta di Motu Nui, in cui vi è una colonia di nidificazione di rondini di mare. Secondo la tradizione poco prima dell'epoca della deposizione delle uova, dei giovani legati ai maggiorenti dell'isola di Pasqua attraversavano il braccio di mare fino all'isoletta, su imbarcazioni rudimentali e talvolta mettendo in pericolo le loro vite. Ognuno di loro si insediava, poi, nel luogo giudicato più idoneo e lì rimaneva fino a quando uno di loro non fosse riuscito a raccogliere il primo uovo della covata di quell'anno; solo allora il gruppetto tornava trionfante a Orongo. Poiché divenire uomo-uccello era un privilegio riservato agli anziani, il vero trionfo era, quindi, riservato al protettore e signore di colui che aveva trovato l'uovo: costui infatti si trasformava nell'uomo-uccello dell'anno e otteneva superiorità e una serie di privilegi sugli altri indigeni.