Le Moai


Le Moai sono le manifestazioni culturali e scultoree più conosciute dell'isola di Pasqua. Si tratta di busti monumentali di varie dimensioni, che vanno dai 4 ai 20 metri di altezza e la maggiore misura 22 metri.
All'apparenza provengono tutti da un'unica cava ma la particolarità è che questa cava è costituita da un intero monte vulcanico -il cono di RANO-RARAKU- e ospita disseminate un po' ovunque, fino a duecento sculture a diversi stadi di lavorazione. Le opere sono foggiate seguendo la naturale conformazione della roccia : vi sono così sculture orizzontali e sculture inclinate secondo i più diversi angoli, rivolte tanto verso l'alto quanto verso il basso.
La disposizione delle Moai non è casuale. Alcune si raggruppano su altari o basamenti, mentre le più antiche sono infisse nel terreno. Queste sculture sono sparse non soltanto lungo i pendii esterni del cono, ma anche per quelli interni; la maggior parte è poi rivolta verso l'interno dell'isola e soltanto qualcuna guarda verso l'esterno.
Per quanto riguarda la loro nascita si è potuto accertare che queste colossali statue appartengono a due distinte famiglie iconografiche. La fisionomia dei busti, o più precisamente dei volti, è quella di individui dal viso stretto, con narici acute e affinate, labbra delicate spinte in fuori in un'espressione semibeffarda, sopracciglia marcate e un po' aggrottate, fronte alta, mento appuntito e "orecchie lunghe".
I Moai che possiamo ammirare nella foto si trovano nei pressi di Rano-Raraku; ma senza turisti nelle vicinanze è davvero difficile comprendere le loro esatte dimensioni.
Dall'ultimo elemento è derivato il nome della prima popolazione cui si attribuisce la costruzione delle MOAI, detta appunto delle "orecchie lunghe" e distinta dalla seconda popolazione denominata invece delle "orecchie corte" , la quale sarebbe arrivata sull'isola più tardi
E cosa ci dicono le tradizioni e le interpretazioni su queste due diverse popolazioni? In apparenza i primi navigatori, forse provenienti da occidente giunsero all'isola di Pasqua intorno al IV secolo a.C.: erano le orecchie lunghe, così chiamati per il loro costume di inserirsi un peso nei lobi delle orecchie, fino a ottenere un allungamento del doppio di un orecchio normale. Con loro ebbe inizio la costruzione dei Moai, e per secoli nessun altro popolo giunse a queste sponde. Quando più tardi sbarcarono le "orecchie corte" vennero sottomessi dai più antichi abitanti e in questo secondo periodo furono costruite le Moai della costa, per volere dei signori dell'isola( "le orecchie lunghe"). 
In qualche momento, però, la costruzione dei Moai si arrestò e tutto lasciò pensare ad una interruzione drammatica dovuta probabilmente ad un cataclisma vulcanico che distrusse la vegetazione dell'isola , depositò strati di cenere e forse sterminò parte della popolazione. Probabilmente fu proprio la perdita di questo supporto materiale a paralizzare la costruzione dei Moai.
L'erosione provocata dalla cenere e il suo depositarsi alle falde del vulcano hanno poi fatto si' che le statue a piedi della cava siano rimaste parzialmente o totalmente sepolte, come hanno confermato alcuni scavi. 
Oggi una delle famiglia di Moai risulta rovinata e, in molti casi le statue risultano scalzate dal loro piedistallo, mentre le Moai della seconda famiglia sono in gran parte in piedi. Perché? Una delle ipotesi fatte fu che la convivenza tra le due popolazioni dovette degenerare in antagonismo e, qualche decennio prima dell'arrivo dell'olandese Roggeveen, nella seconda metà del XVII secolo, le orecchie corte sterminarono le orecchie lunghe. Di questa popolazione , secondo la tradizione si salvarono solo due componenti. Fu a partire da questo momento che si cominciò ad abbattere le Moai, simbolo degli antichi dominatori dell'isola.

Nella cava di RANU-RARAKU esistono tracce sufficienti per farci conoscere quale era la tecnica di incisione utilizzata, dall'inizio della lavorazione fino quando la statua rimaneva quasi staccata, fissata unicamente da un pezzetto di roccia; e il fatto che in quel luogo si trovino duecento Moai, a diversi stadi di lavorazione ci permette una più precisa e completa ricostruzione del procedimento.
Un interrogativo che incuriosì particolarmente gli studiosi fu il seguente: in che modo le massicce statue venivano trasportate dal luogo di lavorazione fino ai piedi del vulcano e poi alla destinazione finale, che poteva trovarsi a più di 20 km di distanza? E ancora come venivano issate in posizione eretta? Il primo ad affrontare questo enigma fu Thor Heyerdahl che avvalendosi di grosse funi, leve, cavalletti di sostegno e di oscillazione, materiali di appoggio e di scorrimento e alcune decine di persone, tentò l'esperimento. Per l'innalzamento fu stabilito di ricorrere all'ulteriore aiuto di piani inclinati e dopo diciotto giorni di lavoro, riuscì a realizzare quest'ultimo lavoro, collocando una MOAI di diverse tonnellate sul suo piedistallo. L'operazione era dunque possibile.
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In alcuni casi di particolare interesse queste statue di decine di tonnellate presentano -a complicare le cose- un cimiero o un cappello in roccia di diversa qualità e di colore rossiccio, di proporzioni adeguate alle varie statue, anch'esso del peso di parecchie tonnellate, il cui sistema di collocazione risulta ancor più di difficile da immaginare. Ci si chiede infatti come furono collocati tali cimieri di pietra rossa, che provengono da una cava situata dall'altra parte dell'isola e quindi distante da quella che fornì la materia prima per le effigi. Questi cimieri sono una sorta di acconciature, benchè alcune pubblicazioni parlino di cappello, che per colore contrasta con il grigio scuro-verdognolo dei busti.
Ogni luogo sull'isola ha un suo nome unico e particolare; quello nella foto è, ad esempio, il sito di AHU NAU NAU, situato vicino ad Anakena beach.

Se volessimo cercare qualche somiglianza tra i Moai e altri esempi scultorei, non la troveremmo ne' in Asia ne' in America e sebbene possa apparire sorprendente, è l'iconografia del Medio Oriente, e più esattamente quella assira che ricorda maggiormente i loro tratti.

Abbiamo già accennato alla posizione delle statue e alla loro fisionomia e adesso è possibile descrivere qualche altra loro peculiarità: ad esempio le Moai terminate che si ergono all'interno dell'isola, così come quelle incompiute nella cava, non presentano le cavità orbitali, presenti invece nelle Moai erette sulla costa le quali sembrano aver contenuto occhi fatti con pietre adatte; ancora si è osservato che le statue lungo la costa sono lavorate in modo più rozzo rispetto alle altre e presentano un ulteriore segno distintivo di cui abbiamo precedentemente parlato: il copricapo.
Gli studiosi notarono poi che le statue abbattute dalla seconda popolazione dominante l'isola, si interrompevano all'altezza dei fianchi e avevano come base una superficie piana, che serviva da appoggio stabile, che veniva poggiata sul basamento.
Quando alcuni ricercatori liberarono dalla terra alcune statue dell'interno, che apparivano sepolte fin quasi alle spalle, trovò una base di questo genere. Ma scavi posteriori, realizzate sulle Moai completate , che si trovano lungo i pendii della cava, hanno messo in luce due fattori: innanzitutto queste non terminavano in una superficie piana, bensì si prolungavano, assottigliandosi verso l'estremità, come per essere piantate nel terreno; in secondo luogo, per lo stile della lavorazione e per altre prove ottenute durante lo scavo, risultano essere le sculture più antiche dell'isola.
La conclusione a cui arrivarono gli studiosi fu che i costruttori intendessero rappresentare l'aspetto di qualche personaggio venerato. Il passare del tempo, nonostante l'isolamento di questa piccola comunità, portò delle modifiche come l'aggiunta del cimiero o l'incisione e il riempimento delle cavità oculari.
Il perché di queste modifiche continua ad essere del tutto ignoto.
Ma la ricerca porta sempre a nuove scoperte e a nuovi interrogativi. Effettuando ulteriori scavi vennero portate alla luce statue minori, che non si inquadravano nelle tipologie di Moai conosciuti. Sulla base di somiglianze molto vaghe gli studiosi si sono spinti alla ricerca di possibili antecedenti in due direzioni diverse e opposte: taluni propendono per un origine polinesiana, altri invece andina. Nessuna delle due spiegazioni risulta veramente convincente poiché mancano prove definitive.
Si vide anche che i Moai alle falde della cava, che si riteneva fossero infisse nel terreno, terminavano con basi tronche, come quelli posti sugli altari e quelli, più o meno ultimate, abbandonate nella cava. Oggi si torna all'idea che abbiano tutte la stessa provenienza, benchè la fabbricazione dei differenti modelli non sia contemporanea.
L'isola di Pasqua continuerà pertanto ad essere una scatola a sorpresa, da cui estrarre man mano nuovi pezzi e nuove ipotesi di ricerca.