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L'attuale abitato delle Grazie era in antico denominato RIA, esso appare per la prima volta, in un atto del 1231, riferito ad un possesso terriero dei Monaci Olivetani dell'isola del Tino. Non si hanno notizie documentate antecedenti a questa data, però è un fatto certo che anche i Romani scelsero la nostra baia per insediarvisi con una villa, databile intorno al 80-50 a.C., e che faceva parte di un fundus ubicato quasi al limite orientale della Liguria (Regio IX) ma di pertinenza del territorio di Luna (l'attuale Luni).
Tuttavia la storia che interessa noi inizia nel 1432 quando il papa Eugenio IV concesse alla Congregazione di Monte Oliveto, presente il Liguria dal 1288, l'abbazia benedettina dell'isola del Tino, priva ormai di monaci; nella stessa occasione agli olivetani fu assegnato un heremitorium cum eius ecclesia sine cura posto nel territorio di Portovenere ed intitolato alla Vergine delle Grazie (Sancta Maria de gratia nuncupatum). E' probabile che questa preesistente devozione mariana fosse nata pochi anni prima della venuta dei monaci grazie alla presenza di un pio eremita (Giovanni da Alessandria) e dai suoi seguaci. L'ecclesia menzionata nella bolla papale è identificabile con il corpo di fabbrica a due campate collocato a sinistra della chiesa attuale. Ottenuta l'abbazia del Tino, i monaci si dedicarono alla costruzione del convento e della nuova chiesa, che è menzionata per la prima volta in un documento del 1452. Ben presto i monaci preferirono dimorare alle Grazie piuttosto che al Tino, e ciò anche in considerazione dell'aumento della famiglia monastica. Le rendite dei vasti possedimenti di cui il monastero era dotato consentirono di intraprendere a cavallo fra il '400 ed il '500, un ambizioso programma di rinnovamento e decorazione dell'intero complesso, nell'ambito del quale si situano l'attività di Nicolò Corso, chiamato ad affrescare il refettorio (fig. 9, 10, 11), e di Paolo Recco che eseguì il coro ligneo intarsiato (fig. 13, 14). Dello stesso periodo è anche il ciborio che oggi vediamo fungere da cornice rispetto alla tavola della Madonna delle Grazie posta sull'altare maggiore (fig. 3). Sul finire del 1798 la neonata Repubblica Ligure costrinse gli Olivetani ad abbandonare il convento, ove ben presto si installarono nuclei familiari. La chiesa assunse funzioni parrocchiali che fino a quel momento erano proprie della parrocchia di S. Andrea di Panigaglia. Fu in questa occasione che, assieme al titolo, venne trasportata nella nuova sede la tavola cinquecentesca raffigurante S. Andrea e i SS Pietro e Antonio Abate (fig. 2). E Assai probabile che dalla stessa chiesa provenga il ciborio ligneo (fig. 15 - XVII secolo) a pianta esagonale che reca dipinte le immagini della Vergine, di S. Andrea, S. Pietro e S. Antonio Abate.
L'immagine della Madonna delle Grazie
La tavola della Madonna delle Grazie (fig. 1 - cm 82,7 x 60) in seguito ad un complesso restauro avvenuto nel 1998, presenta la figura della vergine sopra uno sfondo occupato soltanto dall'oro e dal rosso vivo del tessuto che ricopre il trono. Il bambino stringe sulla destra un uccellino che tenta di beccare la sua mano; alla bestiola la Madre porge un piccolo oggetto, dall'aspetto di un grano di miglio. La datazione del quadro è presumibilmente antecedente al 1432, probabilmente esso fu commissionato attingendo alle pie elemosine che la rettitudine di Giovanni da Alessandria e dei suoi seguaci aveva saputo attirare. La tavola per il momento è stata attribuita ad Andrea de Aste.
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