Giuseppe Antinoro

La musica, più della parola, penetra nell'animo, lo smuove, lo intenerisce con la sua armonia; la musica calma, addolcisce, accarezza e rapisce.


Cenni autobiografici    

SERENATE, ROMANZE E MATTINATE

La serenata in origine era una composizione vocale con tenue accompagnamento di pochi strumenti (chitarre, mandolino) eseguita nel cuore della notte sotto le finestre della donna amata, che il giovane del paese le dedicava alo scopo di palesarle il suo amore o per farle un omaggio. successivamente ai primi strumenti se ne aggiunsero altri come il violino o la fisarmonica.

La serenata si portava sempre ad una ragazza. (Tre canzoni romantiche volevano dire amore, due amicizia, una soltanto sdegno). Si portava anche alla ragazza che aveva deciso di troncare la relazione col giovane, nella convinzione che quella dolce musica, che dal sogno la riportava gradatamente alla realtà, le facesse cambiare idea. Però, quando l'ultima speranza di riconciliazione era svanita, il giovane, disperato, le portava la serenata di "sdegno".Quanta importanza aveva la musica in questo campo! La musica, più della parola, penetra nell'animo, lo smuove, lo intenerisce con la sua armonia; la musica calma, addolcisce, accarezza e rapisce; Trasporta l'ascoltatore nel mondo in cui egli vorrebbe vivere.

Furono moltissime, proprio tante, le serenate d'amore che i suonatori di allora (Mimmo Ferruzza, il sottoscritto, Pierino Richiusa, Domenico Gianforte e Pino maggio) portarono a tante ragazze; furono di meno quelle di amicizia per le quali si cominciava a suonare sotto il balcone del destinatario e si finiva con una solenne schiticchiata (mangiata e bevuta); pochissime quelle di sdegno.

Le serenate, patrimonio culturale di un'intera popolazione, tramandatesi da generazione in generazione da diversi secoli, sono scomparse da qualche decennio. Ecco perchè si ricordano con nostalgia. I più antichi cantori di serenate ai quali può risalire la nostra memaria furono Alfio Mirenda, Vincenzo Albanese ('u zzù Vicienzu 'u Pulizzanu), successivamente Pino Mirenda, Carmelu Vispaluoru e dopo Peppino Muscarella. In verità questi cantavano più romanze che canzoni.

La romanza era un componimento in versi di carattere lirico-narrativo, messo in musica e composta da diverse strofe, in voga in Italia sin dalla fine del secolo XVIII, cantata da una sola voce. Alcuni di quusti esecutori cantavano a voce spiegata, con l'ausilio della chitarra, a volte, del solo marranzano che scandiva dei tempi assai semplici. 'U zzù Vicienzu 'u Pulizzanu spesso sbagliava la pronunzia di certe parole di quei versi e ciò bastava a conferire un'impronta comica alla strofa. Di Peppino Muscarella si deve parlare a parte.

A Castellana non si sono mai usate le mattinate. Esse erano una prerogativa di Petralia Sottana. Usanza strana, ormai caduta in disuso da almeno quarant'anni. Le mattinate si portavano a San Calogero, il santo patrono, durante la settimana che precedeva la sua festa, che cade il 18 giugno. A questo scopo, si riunivano, secondo un antico rituale, due suonatori di clarinetto e altri quattro ottoni. Scendevano verso le sette-otto di mattina fino alla chiesetta dedicata al Santo, nella zona dei Cappuccini, e davanti al portale attaccavano con foga dei ballabili: valzer, polke e mazurche. Dopo avere eseguito una decina di brani, se ne ritornavano a passi lenti lungo la salita, consapevoli di aver compiuto un'azione santa.

 

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