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E vai con la flat!

Se ieri Telecom Italia si guardava bene dall'offrire un'offerta flat agli utenti dial-up, oggi ha cambiato linea. Ma l'attenzione è sui numeri dell'ADSL, quello vero e quello italico
 
di Massimo Mantellini  

 
Roma - È passata relativamente sotto silenzio la recente offerta commerciale di Telecom Italia per l'accesso a Internet senza limiti di tempo che prende il nome di Teleconomy Internet. Sarà che si tratta di una proposta di vecchio tipo, basata cioè su collegamenti con modem a 56k e quindi con una tecnologia ormai superata, travolta dal vorticoso raddoppiarsi ormai semestrale delle prestazioni della larga banda adsl che viaggia a velocità teoriche anche di 100 volte superiori.

È una offerta curiosa questa flat da 12 euro al mese che Telecom propone ai suoi utenti internet, specie a quelli nella ampie zone del paese non raggiunte dalla adsl, che Telecom stessa distribuisce con certosina attenzione al proprio interesse commerciale. Lo è perché si tratta della stessa offerta che Telecom in anni passati ha più volte recisamente avversato quando la banda larga era un sogno ancora di là da venire e la "banda lunga" (vale a dire la possibilità di essere collegati a Internet al di fuori della tariffazione a tempo) sarebbe stato l'unico concreto strumento per avvicinare davvero i cittadini alla rete Internet. Inutile indagare le risibili motivazioni tecniche di allora così come le - immagino - validissime opposte ragioni odierne, che fanno di Teleconomy Internet l'unica concreta possibilità di essere sempre collegati a Internet in moltissime cittadine della penisola con poche migliaia di abitanti. E lasciamo da parte anche l'ipotesi (per nulla campata in aria) che si tratti di una offerta commerciale con qualche solito aspetto di anticoncorrenzialità, nell'ormai litigiosissimo e complicato panorama delle TLC nostrane.

Del resto dire che Telecom in questi anni ha fatto il bello ed il cattivo tempo negli scenari tecnologici dell'accesso alla rete in questo paese è una affermazione tanto poco pronunciata quanto difficilmente discutibile. Un po' come dire, guardando la frittata dall'altra parte, che gli organismi di tutela degli interessi degli utenti dei servizi di comunicazione (che pure contro ogni evidenza esistono) hanno fatto assai male il loro lavoro.

Solo il Ministro Stanca crede del resto ad una Italia sulla cresta dell'onda dello sviluppo tecnologico europeo: rispetto a qualche anno fa i trionfi, ripetuti di conferenza stampa in conferenza stampa, dal responsabile della Innovazione non riguardano più soltanto i meravigliosi risultati della telefonia mobile (vero asse portante del flebile orgoglio tecnologico italico) ma anche quelli a maggior contenuto di sostanza degli accessi a Internet a larga banda. Poco importa se nelle valutazioni ampie ed articolate di molti studi europei l'Italia continui come sempre a veleggiare nelle posizioni di assoluta retroguardia continentale, contendendo le posizioni di rincalzo a paesi come la Grecia o il Portogallo. In opposizione a questi dati il Ministro ci ha invece, anche recentemente, informati che il mercato ADSL in Italia è uno dei due o tre più vitali dell'intero continente con i sui 5,5 milioni di utenti.

Si tratta di numeri importanti sui quali meditare. Numeri sfornati da un organismo di analisi voluto dal Ministro Stanca stesso che prende il nome di Osservatorio sulla Larga Banda. Una iniziativa - devo dire - meritoria, pur con una piccola, non trascurabile, pecca.

Foste voi il Ministro, a chi affidereste un compito importante e strategico come quello del monitoraggio dello sviluppo della connettività a larga banda nel paese? Fossi io il Ministro, mi preoccuperei di investire un po' di soldi del contribuente in una struttura il più possibile autorevole e super partes. Penserei forse ad un utile investimento di fondi pubblici in ambito universitario, magari il Politecnico di una grande città o qualche altro istituto di riconosciuta capacità scientifica. Magari immaginerei un progetto nel quale coinvolgere esperti, accademici e studenti con borse di studio e quant'altro. Fossi io il Ministro dell'Innovazione, immaginerei uno scenario simile anche per aprire un credito culturale e scientifico nei confronti della nostra bistrattata università.

Ed invece cosa fa Lucio Stanca nel segno classico di un certo "quartierismo italico"? Affida l'osservatorio della larga banda ad una società di consulenza strategica privata che si chiama Between e consente che l'osservatorio sia finanziato dai fondi di innumerevoli altri soggetti, tra i quali, senza alcuna sorpresa, spiccano i nomi noti di Telecom, Wind, Fastweb, Netsystem. Bello no?

Non basta: come scrive Salvatore Presti in un bell'articolo sulla larga banda in un numero di Diario del dicembre scorso, Between è stata fondata nel 1998 da "François de Brabant, ex capo dell'area Strategia, pianificazione e controllo di Telecom insieme a Girolamo Di Genova (già condirettore generale di Telecom) e Gerolamo Saibene (ex Somedia e Gruppo Espresso) ". Il responsabile dell'Osservatorio è poi Cristoforo Morandini, manco a dirlo anch'egli ex uomo Telecom.

Between poi, per qualche ragione che non sembra bello sindacare, dimentica di specificare, nei comunicati che prepara per il ministro Stanca, sul boom delle adsl in Italia, che un numero significativo (almeno 1/2) delle 5,5 milioni di linee a larga banda la cui attivazione Stanca ascrive al successo della politica di incentivazione del governo, sono ADSL a consumo in ampia misura solo occasionalmente utilizzate, per evidenti ragioni di economia d'uso. Una maniera elegante per edulcorare lo scenario, poiché la scarsa o nulla offerta di ADSL a consumo nei restanti paesi europei rende il confronto certamente non omogeneo, disegnando una situazione italiana molto più rosea di quanto non sia in realtà.

Oggi l'accesso alla larga banda è una discriminante tecnologica importante per il paese. Lo è per la pubblica amministrazione, per le aziende, per la scuola e per i singoli cittadini. Si tratta quindi di un quadro di insieme che deve essere analizzato con serietà e imparzialità. Non è che manchino i soggetti in grado di farlo. È mancata invece fino ad oggi la volontà di essere trasparenti.

Cominciamo per esempio dai più recenti dati Eurostat, che danno il nostro paese con un ritardo superiore ai 15 punti percentuali (31% contro il 47%) rispetto alla media europea per ciò che attiene all'accesso alla rete Internet. Poi magari, se vogliamo, facciamo pure come San Tommaso e produciamo numeri nostri per meglio fotografare la situazione tecnologica della penisola. Ma facciamolo seriamente, magari allontanando prima, con gentilezza e fermezza, i mercanti dal tempio.

Massimo Mantellini
Manteblog

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