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Internet: realtà della connessione superveloce.

di Toni De Marchi

C’è una grande confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente. Non ricordo perché il Grande Timoniere avesse pronunciato questa frase. Ma non credo che gli eredi del Grande Nuotatore si adombreranno se la uso futilmente per descrivere la situazione dell’Internet italiana. Chi siano e cosa cerchino i cibernaviganti tricolore non lo sanno in molti. Neppure sui numeri c’è un minimo di consenso. Riccardo Ruggiero, amministratore delegato di Telecom Italia Wireline, in un’intervista dello scorso aprile pubblicata dal Corriere della Sera, parlava di una penetrazione dell’Adsl in Italia (rapporto tra linee telefoniche e linee Internet a banda larga) del 20 per cento, meno della Francia, ma più della Germania. Ma uno studio pubblicato lo scorso settembre dal Dsl Forum, un gruppo di duecento aziende che operano nel settore della banda larga, dà cifre diverse: l’Italia non appare nella lista dei primi sedici Paesi del mondo in termini di penetrazione dell’Adsl, lista dove invece si trovano la Francia e la Spagna. A quest’ultima viene attribuito un 10 per cento di penetrazione. Un dato che quasi si sovrappone con recenti statistiche dell’Unione europea che parlano di una penetrazione della banda larga in Italia dell’8 per cento. Diciamolo: come pretendere che nel Paese della finanza creativa solo i numeri dell’Adsl siano univoci? D’altronde da noi a metà degli anni Novanta qualcuno immaginò un grandioso piano di cablaggio, nome in codice «Socrate». La fibra ottica avrebbe dovuto arrivare anche nel più remoto centro abitato della penisola. Venne interrotto, bruscamente, nel 1998 con i cunicoli aperti, le ruspe in azione, le bobine di cavo già pronte per sfilare la fibra ottica. Così come era nato, «Socrate» morì. Ma stavolta non fu la cicuta, bensì la malaprogrammazione. Pare che chi immaginò la rete cablata non avesse «visto» l’Adsl avanzare a grandi passi. La rivincita del doppino (il cavo di rame che porta il telefono a casa) ha segnato nei giorni scorsi la sua definitiva consacrazione con l’annuncio che anche nel Bel Paese è finalmente arrivata l’Adsl2+. Un annuncio targato Tiscali, che ha così infilato due primogeniture di seguito. Nei mesi scorsi, la società sarda (creata dall’attuale governatore della Sardegna, Renato Soru) era stata infatti anche la prima a fare una offerta consumer per l’Adsl2. Per dirla in due parole, la differenza principale tra l’Adsl, l’Adsl2 e l’Adsl2+ sta nella velocità massima raggiungibile: 8 megabit al secondo l’Adsl, dodici l’Adsl2 e 24 megabit per la 2+. In Italia, in verità, i due terzi dell’offerta Adsl propone al massimo 4 megabit/secondo. La ragione è semplice: Telecom, per sue scelte industriali e commerciali, limita a questa velocità la propria Adsl, e la maggior parte delle Adsl vendute in Italia con etichetta diversa da Alice (il brand Telecom) sono soltanto «rivendite». Tiscali (oltre a Wind e Fastweb) si è costruito una propria rete «che è più moderna di quella Telecom» spiega Pierpaolo Festino, Direttore Divisione Consumer di Tiscali e questo spiega perché sia arrivato primo a proporre una tecnologia che porta nelle case italiane («pensiamo di raggiungere il 50 per cento della popolazione entro il primo trimestre 2006» dice Festino) una connessione Internet sei volte più veloce dell’offerta dell’ex monopolista. Ma 24 mega per fare cosa, in definitiva? Telecom, con Alice e proposte collegate, punta chiaramente ai servizi: film on demand, download di musica, e adesso, dai primi di dicembre, anche la tv via Internet sul televisore di casa grazie ad un decoder collegato alla linea Adsl. Ma Tiscali? Tiscali sembra puntare più ad allargare e potenziare l’infrastruttura che a proporre servizi a valore aggiunto, almeno per il momento. «Naturalmente la IPTV (la tv via internet) è una prospettiva pure per noi, anche se porta con sé discorsi molto complessi» dice Festino. «È un settore che non ha un modello di business chiarissimo, insomma nessuno ancora sa dove siano i vantaggi». Mentre non hanno dubbi a Tiscali sul fatto che la domanda vera sia per la banda, cioè per la velocità di connessione. Qualcuno stima che l’aumento del consumo di banda sia, anno su anno, attorno al 140-150 per cento. Un dato che si ritrova spesso in realtà anche distanti, socialmente e geograficamente. Che poi a qualcuno la banda serva per guardare la partita, ad un altro per scambiarsi i film delle vacanze, ad un altro ancora per tenere quattro computer collegati ad Internet, questo è il bello della rete. E così, commenta Festino, le nicchie, anche quelle a 24 megabit, sono un mercato in continua espansione.

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