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Declino della periferia

Intervento di Giuseppe Sartori in risposta alla risposta dell'ufficio stampa Telecom

13 Settembre 2005

Gentile cronista,

vorrei intervenire sul tema della copertura del servizio a banda larga d’internet di cui si è discusso ampiamente nei giorni scorsi su queste pagine.

In particolare mi sembra interessante soffermarsi sulla difesa fornita da Telecom Italia in merito al presunto ritardo nella copertura del territorio, ebbene il dato fornito da quest’ultima ovvero l’83% della popolazione coperta su base nazionale al 2004, oltre ad essere oggetto di molte contestazioni da parte degli utenti d’internet, mi sembra che non risulti significativo rispetto al nostro contesto locale.

Facciamo due conti e prendiamo dati che sono a disposizione di tutti, i comuni del distretto telefonico di Bassano sono 28, di questi solamente 11 sono raggiunti dalla banda larga, in termini di percentuali di popolazione, per usare un parametro uniforme con quello fornito da Telecom, solo il 55% circa si avvale dell’adsl; mi sembra che i dati si commentano da soli.

Ma veniamo ad un altro punto della difesa di Telecom, la circostanza che in fin dei conti in quanto impresa privata deve rispondere ai propri azionisti. Non vi è alcun dubbio su questo, vivo a Lusiana un paese di 3000 abitanti del nostro altopiano e ho constatato che nel giro di pochi anni le cabine telefoniche sono scomparse, la copertura dei cellulari è quella che è, e se per caso arriva un temporale con i vetusti impianti telefonici di cui disponiamo rischiamo di non riuscire nemmeno a telefonare.

Sembra che secondo la logica commerciale di Telecom abitare in periferia sia una colpa, mi chiedo quale possibilità possano avere le piccole realtà economiche del nostro territorio di uscire dal degrado del territorio e dalla crisi economica se non vengono fornite di moderne infrastrutture telematiche.

Ma non è solo questo, senza questi mezzi tecnici i nostri studenti hanno minori possibilità di formarsi adeguatamente, i disoccupati devono rinunciare alla formazione continua che sempre più spesso viene impartita tramite internet, la realtà del telelavoro non potrà raggiungere i nostri disabili, infine non potremo avvantaggiarci dei rivoluzionari risparmi sul costo delle chiamate che le nuove tecnologie quali il Voip consentono.

A questo punto forse verrebbe da chiedersi se questo contesto rappresenta una realtà che investe anche altri paesi oppure se si tratta di un ritardo tutto nostro, sono molti i paesi europei che hanno raggiunto la copertura totale, anche in condizioni territoriali difficili come in Svizzera dove il territorio è prevalentemente montuoso; in sintesi non si è stati con le mani in mano e si è fatto uno sforzo importante per stare al passo con i tempi e con le nuove sfide della globalizzazione.

E da noi? Tutte lagnanze, gli operatori alternativi a Telecom lamentano spesso che stante la situazione di pressoché monopolio delle linee da parte della Telecom non vi è convenienza economica a coprire le zone periferiche, tanto più che dispongono di risorse limitate. Telecom al contrario protesta per i costi della periferia e del servizio universale, eppure le risorse non sembrerebbero mancare, sotto accusa sono le sponsorizzazioni milionarie di manifestazioni sportive e di altro genere a scapito del rinnovamento della rete in periferia, piove sempre sul bagnato verrebbe da dire.

Su tutto questo sembra che anche la politica abbia qualcosa da dire, regioni come la Lombardia e l’Emilia Romagna preso atto dei ritardi sono corse ai ripari e hanno messo in campo progetti e risorse per colmare la lacuna, qui da noi simili provvedimenti non si sono ancora visti e chi abita in periferia oramai si rassegna al fatalismo e alla benevolenza di Telecom, nel frattempo non passa giorno senza che qualcuno decida di gettare la spugna e scelga di seguire il consiglio suggerito dagli operatori del 187 quando si prova a chiedere l’adsl: trasferirsi altrove perché in fin dei conti anche l’umana pazienza ha un limite.

 

Giuseppe Sartori

 

Responsabile raccolta firme per il vicentino della petizione popolare promossa dall’associazione Anti Digital Divide.

 

add.vicenza@gmail.com

 

 

 


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