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Ma le frequenze non ci sono

Corriere della Sera - 10.10.2005

Internet senza fili È la tecnologia chiave. Le frequenze? Non ci sono.

Il ministro Landolfi ha (finalmente) liberalizzato il WiFi. Però il lavoro grosso resta ancora da fare 

Mario Landolfi, ministro delle Comunicazioni, ha annunciato qualche giorno fa la definitiva apertura del mercato del WiFi: la rete wireless, cioè senza fili, a basso costo e alta velocità per l’accesso a Internet. Ma la liberalizzazione del WiMax, una rete wireless simile al WiFi ma molto più potente, è invece ancora al palo ed è prevista, se tutto va bene, solo verso la fine del 2006. Il problema? Le frequenze sono occupate. Dal ministero della Difesa. Ecco la storia. In base al decreto Landolfi, il WiFi potrà essere finalmente utilizzato per collegare i personal computer portatili alla rete Internet anche nei paesi e nelle città, cioè nei luoghi aperti e non soltanto in altri edifici chiusi. «È una buona decisione, s’è finalmente colmato un ritardo - commenta Elserino Piol, pioniere del venture capital in Italia e presidente della società di Tlc Elitel -. La liberalizzazione del WiFi c’è già in tutta Europa».

In effetti, sono già decine i comuni delle zone montuose che, non essendo raggiunti dalla banda larga Adsl, utilizzano le reti WiFi per offrire accessi veloci a Internet ai cittadini. Il decreto di liberalizzazione, perciò, sana una situazione di fatto. E consente di utilizzare più diffusamente il WiFi per cercare di colmare il digital divide , il divario tecnologico. Telecom Italia, con la banda larga via Adsl, copre l’84% circa della popolazione: tuttavia, per milioni di cittadini e molte piccole aziende nelle zone periferiche, l’accesso all’Internet veloce è ancora un sogno.

Il WiFi è importante proprio perché consente di portare, con un costo pari a qualche decina di migliaia di euro, la banda larga ai piccoli comuni, evitando i forti costi per gli scavi e la posa dei cavi telefonici. Gli esperti avvertono però che la vera possibile soluzione al problema del digital divide non è il WiFi ma piuttosto il WiMax, una rete senza fili con un raggio di qualche chilometro invece dei 20-30 del WiFi. Il WiMax, a differenza del WiFi, può coprire intere aree geografiche, sostituire completamente le fibre ottiche, i cavi, l’Adsl e può trasmettere contemporaneamente voce, dati e video. Inoltre, dal 2007, il WiMax potrà consentire le comunicazioni mobili e quindi fare teoricamente concorrenza all’Umts. Il Wimax diventerà la vera rete completa, fissa e mobile: non più soltanto un collegamento per i pc portatili, come il WiFi. Perciò sul Wimax punta molto uno come Francesco Chirichigno, ex amministratore delegato di Telecom e ora amministratore delegato di Infratel, la società di Sviluppo Italia (controllata dal ministero del Tesoro) che vuole portare la banda larga nelle aree più disagiate del Sud. Ma le frequenze sono tuttora occupate dal ministero della Difesa.

Il ministro Landolfi sta ora trattando con il collega Antonio Martino e le frequenze verranno probabilmente liberate solo verso la fine del prossimo anno, quando dovrebbe anche partire la gara per la loro assegnazione.

Il rischio è però che si accumuli un altro ritardo rispetto agli Usa, alla Gran Bretagna e alla Francia, che hanno già cominciato a utilizzare il WiMax. Molti sospettano che il ritardo sia dovuto al timore dei grandi gestori di Tlc per la nuova concorrenza. I comuni e i piccoli Isp (Internet service provider) potrebbero infatti utilizzare il WiMax per collegare direttamente i clienti e bypassare la rete degli incumbent .

Per Guido Garrone, responsabile delle tecnologie di Fastweb, il Wimax è un’opportunità per estendere la copertura della rete fissa alle aree meno popolate. Tuttavia per Garrone il rischio è anche che molti comuni cerchino di gestire le reti per conto loro. «Si potrebbe arrivare a una frammentazione eccessiva» dice. Negli Usa centinaia di municipalità offrono già servizi wireless a banda larga gratuiti o per 10-20 dollari al mese. Ma c’è chi afferma che le preoccupazioni degli incumbent sono eccessive. «Grazie al Wimax è possibile realizzare reti alternative -spiega Maurizio Dècina, docente del Politecnico di Milano ed esperto di Tlc -. Però il WiFi e il Wimax si integrano perfettamente con le reti dei gestori fissi e mobili. E, soprattutto, dove arriva, l’Adsl rimane imbattibile per rapporto prezzo/prestazioni». Considerando che Telecom Italia controlla oltre il 70% del mercato Adsl e che la parte restante è soprattutto di Fastweb e di Wind, i timori di un ribaltamento del mercato sono quindi infondati.

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