Cinque milioni di persone
e 350 mila aziende senza Adsl
Sono soprattutto al Nord
15.01.2007
Non bisogna lasciarsi trarre in inganno dai numeri. Quel valore dell’88% che
rappresenta la copertura della popolazione italiana con accessi a banda larga
nasconde infatti un quadro un po’ più complesso di quanto non sembri a prima
vista. E lo dimostrano i dati contenuti nell'ultimo report di Between, il centro
studi fondato da Francois de Brabant e Gerolamo Saibene che, tra le sue attività
di analisi e monitoraggio del panorama della tlc italiano e internazionale,
gestisce anche l’Osservatorio Banda Larga, nato con l’obiettivo di monitorare
con continuità la disponibilità di infrastrutture e servizi a banda larga nelle
varie zone del paese.
Quell’88%, segnala così l’Osservatorio, è frutto di una copertura che raggiunge
la quasi totalità, il 98% nelle aree urbane; scende all’84% in quelle suburbane
e arretra fino ad un modesto 46% nelle aree rurali. Il cabalaggio in banda larga
dell’Italia è insomma andato avanti finora per zone di maggior convenienza
economica e, in secondo luogo, per zone di minor resistenza ambientale. Le
città, quindi, per l’ovvia concentrazione di potenziali utenti, ma anche le
pianure per la relativa semplicità e per il basso costo dell’infrastrutturazione.
Dall’incrocio di questi due parametri quello che emerge è un panorama che vede
la Puglia e la Lombardia, il Lazio e la Liguria come le regioni che presentano i
più elevati livelli di copertura Adsl, con valori superiori al 90% della
popolazione. All’estremo opposto ci sono invece regioni come il Molise, la Val
d’Aosta e la Basilicata, in cui la copertura è inferiore al 75%.
Completata dunque la fase di cablaggio guidato dal mercato, quello realizzabile
con business plan accettabili secondo i parametri della comunità finanziaria, si
passa ora al problema di dare copertura a quelle aree e a quelle quote di
popolazione che non lasciano immaginare tempi di rientro economico degli
investimenti necessari altrettanto rapidi. Mentre il costo di allargamento della
copertura ai nuovi utenti potenziali si alza proprio perché si tratta di persone
che risiedono in aree più marginali.
Da questo punto di vista l’Osservatorio ha ulteriormente portato in profondità
la sua analisi andando ad individuare le caratteristiche di queste aree. Che
sono classificabili in due diverse categorie.
La prima è costituita da quanti vivono in aree le cui centrali telefoniche sono
raggiunte dalla fibra ottica ma che non sono state ancora attrezzate con i nuovi
Dslam, i server di centrale che contengono la tecnologia Adsl2+, quella in grado
di fornire connessioni fino a 20 mega. La seconda tipologia è invece
costituita da quegli utenti della rete telefonica che vivono in aree (come il
comune di Lusiana - ndr) non raggiunte dalla fibra ottica e difficilmente
raggiungibili in futuro, se non accettando di sopportare costi elevati.
Quest’ultima categoria è evidentemente quella più problematica e l’Osservatorio
la classifica come Aree di Digital Divide di Lungo Periodo. Una classificazione
in cui la momento rientrano circa 5 milioni e mezzo di cittadini e ben 350 mila
imprese. E se in termini di incidenza sul totale della popolazione le
regioni in cui il problema è più alto sono ancora una volta Molise, Basilicata e
Val d’Aosta, in termini di numeri assoluti le regioni dove il problema è più
sostanzioso sono quelle del nord produttivo: Piemonte, Veneto e Lombardia.
(s.car.)
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