Il ministro ha aperto la porta alla banda larga
italiana. E ora fiumi di piccoli provider sono pronti al
battesimo del nuovo Wi-Fi.
Sono in arrivo le connessioni banda larga Wi-Fi per la casa e
l’ufficio. Rivolte in particolare a chi non è raggiunto da Adsl.
È una lacuna che si andrà a colmare, nello sviluppo tecnologico
del Paese, visto che costoro finora sono stati costretti a
restare al palo del dial-up o ad affidarsi a costose e
imperfette connessioni via satellite. La portata della novità
traspare dalle parole di Stefano Quintarelli, presidente dell’Aiip,
una delle associazioni di provider italiani. «Il decreto è un
passo nella giusta direzione.
È perfetto sotto molti punti di vista. Non solo ci permette di
servire Wi-Fi anche in zone non circoscritte e di raggiungere
così l’utente a casa o in ufficio, ma pone le basi perché questi
servizi possano essere sostenibili economicamente.
Il decreto liberalizza anche i ponti radio a 2,4 e 5 GHz, grazie
ai quali è possibile portare banda larga agli access point a
costi contenuti».
La legge permette di creare un’architettura wireless a basso
costo, dal backbone del provider fino all’utente. Quello che i
provider italiani stanno realizzando, in questi giorni e in
varie località, è una rete mista.
Per raggiungere i paesi sprovvisti da Adsl, i provider useranno
dei mesh network: una rete in parte su cavo (laddove è presente
la fibra o la copertura xDsl) e in parte basata su ponti radio
Hyperlan, a 5 GHz, che hanno portata di 5-6 chilometri e una
capacità di trasmissione fino a 50 Mbps che tasporterà la banda
larga da antenna in antenna.
Un sistema molto economico: «Per coprire un piccolo comune
bastano 10 mila euro di infrastrutture» stima Quintarelli. Prima
i ponti radio a 5 GHz non erano ammessi, anche se erano permessi
i costosi ponti su microonde a 24 GHz, tuttora utilizzate per
portare la banda larga in alcune zone montane. La possibilità di
usare gli economici apparati a 5 GHz fa dunque la felicità di
molti piccoli provider.
Dal cavo il cammino della rete continua fino a un radio modem
che riceverà il segnale a 5 GHz.
Da lì un altro cavo porterà la banda a un access point, via
Ethernet. E dall’access point si irradierà, su frequenze 2,4 GHz
(Wi-Fi), negli appartamenti entro il raggio di un centinaio di
metri. Sarà dunque possibile avere in casa una copertura Wi-Fi
che prima era prerogativa degli hot spot pubblici, e per
accedervi basterà un computer dotato di comune scheda Wi-Fi.
«Noi lasceremo libertà di scelta all’utente: potrà installarsi
un access point oppure direttamente un radio modem a 5 GHz, per
ricevere la banda su frequenze 5 GHz», aggiunge Marco Caldarazzo,
del consiglio di amministrazione di NoCable.
È uno dei provider che sta per lanciare questi servizi Wi-Fi.
Come lui, circa una quarantina di altri, come ci fa sapere
Assoprovider, l’associazione dei piccoli provider. Spiega il suo
presidente Matteo Fici: «Hanno sperimentato nei mesi precedenti
e ora che la legge lo permette cominceranno a vendere le
offerte. Alcuni, già a partire da novembre. Tutti in ambito
locale, in una manciata di comuni».
A macchia di leopardo
Le offerte saranno ritagliate sul calco dell’Adsl: da 640 Kbps a
2-3 Mbps, a partire da 10-20 euro al mese. «Mi aspetto di vedere
nascere altri provider, dietro la spinta di questi servizi»,
dice Quintarelli. «Programmatori disoccupati con 10 mila euro di
investimento potranno dare banda larga al proprio comune.
Scuole, uffici pubblici, famiglie: in tre anni la spesa sarà
ammortizzata con facilità».
Stando ai dati di Assoprovider, i progetti che stanno per
partire riguardano tutte le regioni italiane, dal Piemonte alla
Sicilia.
Nei primi mesi le reti wireless alternative all’Adsl saranno
estese a macchia di leopardo. «È probabile che il grosso delle
aree ora non raggiunte da Adsl sarà coperto dal Wi-Fi già nel
corso del 2006», dice Quintarelli.
Il digital divide, si prevede, sarà limitato, ma non annullato
di colpo. «Con l’arrivo del WiMax nel 2007 sarà compiuta la
seconda parte di questa missione. Allora davvero il digital
divide sarà ridotto ai minimi termini».
Ma il WiMax non servirà soltanto ad aiutare il Wi-Fi a coprire
meglio l’Italia. Sarà utile anche per soddisfare le aziende, che
richiedono banda più larga. Il problema è che il Wi-Fi funziona
con un sistema di frequenze condivise.
Gli operatori non hanno bisogno di licenza (basta
un’autorizzazione generale, gratuita), il che è un bene per
incoraggiare quella miriade di piccoli provider dal portafoglio
sottile a lanciare offerte Wi-Fi.
Il rovescio della medaglia è che una stessa zona potrà essere
affollata da troppi operatori. In più, la frequenza 2,4 GHz è
usata anche dagli antifurti e cancelli elettronici.
La conseguenza è che il Wi-Fi è a rischio di interferenze, al
contrario del WiMax (3,4-3,6 GHz) che però sarà soggetto a
licenza, il che lo rende più appetibile ai grandi operatori
invece che a quelli più piccoli. Tutte ragioni per cui Wi-Fi e
WiMax sono destinati a essere complementari.
Le nuove regole sul sito del ministero
www.comunicazioni.it/it/index.php?IdNews=102
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