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Ancora poche settimane e avremo le reti Wi-Fi  
A pochi giorni dal decreto che liberalizza i ponti radio Wi-Fi, i provider sono già pronti a partire, dal Piemonte alla Sicilia. Specie quelli piccoli
di Alessandro Longo - Weekit Italia
16/10/2005

Il ministro ha aperto la porta alla banda larga italiana. E ora fiumi di piccoli provider sono pronti al battesimo del nuovo Wi-Fi.
Sono in arrivo le connessioni banda larga Wi-Fi per la casa e l’ufficio. Rivolte in particolare a chi non è raggiunto da Adsl. È una lacuna che si andrà a colmare, nello sviluppo tecnologico del Paese, visto che costoro finora sono stati costretti a restare al palo del dial-up o ad affidarsi a costose e imperfette connessioni via satellite. La portata della novità traspare dalle parole di Stefano Quintarelli, presidente dell’Aiip, una delle associazioni di provider italiani. «Il decreto è un passo nella giusta direzione.
È perfetto sotto molti punti di vista. Non solo ci permette di servire Wi-Fi anche in zone non circoscritte e di raggiungere così l’utente a casa o in ufficio, ma pone le basi perché questi servizi possano essere sostenibili economicamente.

Il decreto liberalizza anche i ponti radio a 2,4 e 5 GHz, grazie ai quali è possibile portare banda larga agli access point a costi contenuti».
La legge permette di creare un’architettura wireless a basso costo, dal backbone del provider fino all’utente. Quello che i provider italiani stanno realizzando, in questi giorni e in varie località, è una rete mista.
Per raggiungere i paesi sprovvisti da Adsl, i provider useranno dei mesh network: una rete in parte su cavo (laddove è presente la fibra o la copertura xDsl) e in parte basata su ponti radio Hyperlan, a 5 GHz, che hanno portata di 5-6 chilometri e una capacità di trasmissione fino a 50 Mbps che tasporterà la banda larga da antenna in antenna.
Un sistema molto economico: «Per coprire un piccolo comune bastano 10 mila euro di infrastrutture» stima Quintarelli. Prima i ponti radio a 5 GHz non erano ammessi, anche se erano permessi i costosi ponti su microonde a 24 GHz, tuttora utilizzate per portare la banda larga in alcune zone montane. La possibilità di usare gli economici apparati a 5 GHz fa dunque la felicità di molti piccoli provider.

Dal cavo il cammino della rete continua fino a un radio modem che riceverà il segnale a 5 GHz.
Da lì un altro cavo porterà la banda a un access point, via Ethernet. E dall’access point si irradierà, su frequenze 2,4 GHz (Wi-Fi), negli appartamenti entro il raggio di un centinaio di metri. Sarà dunque possibile avere in casa una copertura Wi-Fi che prima era prerogativa degli hot spot pubblici, e per accedervi basterà un computer dotato di comune scheda Wi-Fi. «Noi lasceremo libertà di scelta all’utente: potrà installarsi un access point oppure direttamente un radio modem a 5 GHz, per ricevere la banda su frequenze 5 GHz», aggiunge Marco Caldarazzo, del consiglio di amministrazione di NoCable.
È uno dei provider che sta per lanciare questi servizi Wi-Fi. Come lui, circa una quarantina di altri, come ci fa sapere Assoprovider, l’associazione dei piccoli provider. Spiega il suo presidente Matteo Fici: «Hanno sperimentato nei mesi precedenti e ora che la legge lo permette cominceranno a vendere le offerte. Alcuni, già a partire da novembre. Tutti in ambito locale, in una manciata di comuni».

A macchia di leopardo
Le offerte saranno ritagliate sul calco dell’Adsl: da 640 Kbps a 2-3 Mbps, a partire da 10-20 euro al mese. «Mi aspetto di vedere nascere altri provider, dietro la spinta di questi servizi», dice Quintarelli. «Programmatori disoccupati con 10 mila euro di investimento potranno dare banda larga al proprio comune. Scuole, uffici pubblici, famiglie: in tre anni la spesa sarà ammortizzata con facilità».
Stando ai dati di Assoprovider, i progetti che stanno per partire riguardano tutte le regioni italiane, dal Piemonte alla Sicilia.
Nei primi mesi le reti wireless alternative all’Adsl saranno estese a macchia di leopardo. «È probabile che il grosso delle aree ora non raggiunte da Adsl sarà coperto dal Wi-Fi già nel corso del 2006», dice Quintarelli.
Il digital divide, si prevede, sarà limitato, ma non annullato di colpo. «Con l’arrivo del WiMax nel 2007 sarà compiuta la seconda parte di questa missione. Allora davvero il digital divide sarà ridotto ai minimi termini».

Ma il WiMax non servirà soltanto ad aiutare il Wi-Fi a coprire meglio l’Italia. Sarà utile anche per soddisfare le aziende, che richiedono banda più larga. Il problema è che il Wi-Fi funziona con un sistema di frequenze condivise.
Gli operatori non hanno bisogno di licenza (basta un’autorizzazione generale, gratuita), il che è un bene per incoraggiare quella miriade di piccoli provider dal portafoglio sottile a lanciare offerte Wi-Fi.
Il rovescio della medaglia è che una stessa zona potrà essere affollata da troppi operatori. In più, la frequenza 2,4 GHz è usata anche dagli antifurti e cancelli elettronici.
La conseguenza è che il Wi-Fi è a rischio di interferenze, al contrario del WiMax (3,4-3,6 GHz) che però sarà soggetto a licenza, il che lo rende più appetibile ai grandi operatori invece che a quelli più piccoli. Tutte ragioni per cui Wi-Fi e WiMax sono destinati a essere complementari.


Le nuove regole sul sito del ministero
www.comunicazioni.it/it/index.php?IdNews=102
 

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