2.f
Flessibilità
La flessibilità è una chiave strutturale sia per
incoraggiare a intraprendere questo corso di studi, sia per rassicurare
i genitori sull’esito comunque positivo degli studi, sia per consentire
in qualsiasi momento, lungo il percorso, di mettere a punto il profilo
della formazione tenendo conto dell’evoluzione del singolo allievo.
Il percorso, in altri termini, è sempre aperto a tutte le scelte
e non si espone a pentimenti e frustrazioni, e può affinarsi tanto
quanto è nelle poten-zialità del singolo allievo.
Come già sottolineato, questo approccio, che è positivo
sotto molti aspetti già descritti, impo-ne un adeguamento organizzativo,
nel senso che alla flessibilità dei percorsi non può corri-spondere
la rigidità della struttura.
Gli elementi che definiscono la flessibilità dell’approccio
sono i seguenti:
i. |
Oggetti didattici
“oggetto didattico” prende il suo nome dagli “oggetti”
della programmazione strutturata. In essa un oggetto è costituito
da un nucleo essenziale (talvolta detto “progenitore”)
e da una serie di specificazioni (o “discendenti”) che
lo adattano alla particolare funzione scelta. Nel caso della didattica,
il nucleo è costituito a sua volta dagli elementi essenziali
che, quale che sia il percorso, devono essere padroneggiati da tutti
gli allievi di un certo profilo che richieda quell’“oggetto”,
mentre le specificazioni riguardano gli approfondi-menti e le applicazioni
che sono da acquisire, in quantità e profondità, in
funzione del livello cui il profilo intende spingersi, e che possono
essere divisi fra diversi anni di corso.
Tali “oggetti” vanno dunque approntati appositamente,
in particolare adattandoli alle disponibilità – es.
di laboratori – dell'Istituto, e devono contenere indicazioni
anche relati-vamente a eventuali stage utili a valorizzare il credito
acquisito. Nulla impedisce tuttavia di importarvi materiale estratto
da buoni testi, ed è fortemente consigliato di includervi
della bibliografia.
Gli “oggetti” sono approntati in forma di testi informatici,
eventualmente multimediali
se utile o necessario, in modo da poter servire sia per lo studio
a casa per gli studenti che frequentano regolarmente, sia per la
formazione a distanza, che andrebbe gradualmente a sostituire la
talvolta prospettata introduzione dei corsi serali, i quali, in
termini di pre-senza, si ridurrebbero alle ore di laboratorio e
alle sessioni di verifica.
Gli “oggetti” hanno forma monografica, e sono connessi
tra di loro dalla “matrice dei per-corsi” entro cui
sono delineabili i profili, nel senso che un certo “oggetto”
può essere af-frontato soltanto se si sono acquisiti dei
crediti minimi in ben precisi “oggetti” precedenti (prerequisiti).
Gli “oggetti” e la relativa matrice costituiscono l’identità
didattica dell’Istituto, e la loro matrice deve comparire
nel documento del Piano dell’Offerta Formativa con i dettagli
ne-cessari e sufficienti in quella sede.
Il superamento di un “oggetto” assicura un credito (differenziato
per livelli di approfon-dimento)22
acquisito una volta per tutte. Non esistono “bocciature”
annuali ma solo “oggetti” non superati che impediscono
l’accesso ad altri “oggetti”. E questo è
un altro aspetto della flessibilità, perché se un
allievo decide di dare la priorità a una certa disciplina
– o perché è più interessato o perché
vuole sbarazzarsene – non per questo perderà un intero
anno, ma dovrà solo recuperare, nei momenti previsti dalla
distribuzione degli “oggetti” lungo l’anno, quelli
non superati e previsti nel suo profilo. Può recuperarli
anche in anni successivi. In altri termini, non si deve calare sull’allievo
un giudizio generale quanto discutibilmente lecito di “immaturità”.
Solo il mancato superamento dei crediti determina la velocità
con cui avanza negli studi, senza il “marchio” della
boccia-tura. Di contro, se un allievo è particolarmente brillante,
non viene ostacolato se vuole anticipare la propria preparazione,
e potrà raggiungere il traguardo del profilo scelto in tempi
minori di quelli standard indicati in precedenza. Il problema di
una classe che deve avanzare alla velocità del più
lento (o pigro) viene meno a sua volta.
L’“oggetto”, inoltre, impedisce le frequenti sovrapposizioni
che si verificano nei corsi attuali, e che causano negli allievi
soltanto confusione. Se un medesimo “oggetto” infatti
contiene tutti i punti di vista utili per le varie discipline (es.
elettronica, telecomunica-zioni, TDP, sistemi), tutti gli insegnanti
interessati useranno il medesimo “oggetto” per le parti
di competenza, usando in questo modo un linguaggio comune, documentazione
e riferimenti comuni.
Nel complesso, questo procedimento responsabilizza l’allievo
e gli rende chiaro il percorso indipendentemente dagli insegnanti
che troverà sul suo cammino, purché essi si atten-gano
– contribuendo alla costruzione degli “oggetti”
– ai contenuti degli “oggetti” stessi23
Ciò conferisce flessibilità anche nella scelta, da
parte degli insegnanti, delle tematiche, anziché delle “materie”,
e consente il loro approfondimento, seppure entro una certa classe
di concorso, e facilita il lavoro dei supplenti, che sono guidati
da una struttura didattica solida e chiara, aggiornata di anno in
anno e condivisa.
Il processo, pertanto, oltre che flessibile per tutti, diviene massimamente
trasparente e non induce confusione negli allievi facendo loro apparire
come diverse ed estranee delle discipline che di per sé non
sono che aspetti della medesima disciplina. E non fa sprecare tempo
se non a chi lo voglia deliberatamente sprecare, e lasciandoglielo
comunque recu-perare quando decide di farlo.
La trasparenza del processo, infine, rende meno dispersivo il rapporto
con i genitori, e rende meno soggettivo il giudizio degli insegnanti:
non possono esservi infatti significa-tive disparità fra
sezioni se gli “oggetti” necessari per un certo percorso
sono i medesimi, se sono cioè “oggetti” dell’Istituto
e non dei singoli insegnanti. È infatti l’Istituto
a confe-rire una certificazione tramite il singolo insegnante, non
viceversa.
Naturalmente gli “oggetti” contengono le modalità
di verifica per ogni livello, con esempi o facsimile; ma è
utile che le verifiche sia teoriche sia pratiche via via impartite
entrino a far parte dell’“oggetto” sotto forma
di eserciziario.
|
ii. |
Matrice dei percorsi
La matrice dei percorsi deve essere oggetto di un apposito quanto
fondamentale (essen-ziale) progetto da parte di una commissione
ad hoc, che in via di principio è la commis-sione POF, con
qualche precisazione. Tale commissione infatti non deve essere composta
da semplici “volontari” ma da insegnanti di tutte le
discipline, eventualmente raggruppate per aree. E tali componenti
devono essere eletti a maggioranza in una votazione in cui partecipano
tutti gli insegnanti dell’area interessata. Non se ne deve
fare una questione di punteggio o di anzianità ma di stima
e di fiducia nelle persone.
La matrice contiene tutti gli “oggetti” e tutte le interconnessioni
fra di essi, vale a dire i vincoli di percorso a seconda dei vari
profili scelti. Il progetto indica i titoli e i contenuti di massima,
che sono successivamente affidati a gruppi appositi per il loro
approntamento secondo la procedura indicata al punto 1.f. La matrice
indica anche, in particolare, gli “oggetti” o parti
di essi che è necessario superare per cambiare percorso.
La matrice è anche di notevole utilità sia per l’accettazione
di allievi provenienti da altre scuole (verifica di ammissibilità
a un certo percorso e assegnazione di crediti) sia per dare all’allievo
una documentazione chiara da presentare ad altre scuole qualora
intenda o debba cambiare scuola.
Il lavoro di approntamento della matrice, così come degli
“oggetti”, è evidentemente una tantum,
anche se molto impegnativo, e richiede comunque manutenzione annuale
con il contributo delle esperienze che di anno in anno si maturano,
specie nei primi anni di ap-plicazione del metodo.
La commissione, inoltre, non deve limitarsi alla stesura della matrice,
ma la deve anche gestire, assegnando i vari compiti di approntamento
degli “oggetti” e verificandone lo svolgimento, le scadenze
e i risultati. Essa deve inoltre, come primo passo, approntare una
normativa per la forma da dare agli “oggetti”, in modo
che la loro struttura sia omogenea e facilmente leggibile da parte
degli utenti (insegnanti e studenti).
La commissione fa comunque riferimento ai programmi generali –
dello Stato o delle istituzioni preposte – come quadro generale
che è solo da specificare sotto forma di matrice dei percorsi.
Specificazione che, a parte i vantaggi già elencati, definisce
l’identità dell’Istituto, vale a dire ciò
che esso concretamente offre – con le proprie particolari
tradizioni, strutture e relazioni con il territorio e tipo di utenza
– a fronte dei programmi comuni a tutte le scuole del settore.
Va da sé che, dal momento che l’Istituto ha percorsi
“professionali” e un percorso liceale, la matrice deve
prevedere anche gli “oggetti” che consentono lo spostamento
dall’uno all’altro filone di studi.
|
iii. |
Profili
I profili o figure professionali sono stabiliti solo di massima,
con l’indicazione del percorso standard all’interno
della matrice dei percorsi. Il profilo è scelto nella forma
standard alla prima iscrizione, e viene perfezionato in corso d’opera
in relazione alle doti e inclinazioni via via mostrate dall’allievo,
o anche solo sulla base delle sue richieste. In quest’ultimo
caso lo si consiglierà, ma si lascerà al maggiore
o minore successo delle sue scelte deci-dere se rientrare nello
standard o cambiare percorso. Qualifica e diploma fanno riferi-mento
ai percorsi standard, ma la lista degli “oggetti” superati,
con le relative valuta-zioni, entra a far parte del documento che
sostituisce la “pagella finale” e costituisce un vero
e proprio curriculum personalizzato da far valere nel mondo
del lavoro.
In via di principio il superamento di tutti gli “oggetti”
standard è già qualifica o diploma, quindi l’esame
assume significato formale o rituale, e non sostanziale. Non fornisce
una inutile valutazione ulteriore sui medesimi temi già acquisiti
mediante il superamento degli esami connessi agli “oggetti”,
ma è solo un momento di certificazione di quanto già
acquisito. La decisione al riguardo, tuttavia, spetta allo Stato,
a seconda che voglia dare alla certificazione un valore di abilitazione
alla professione oppure no. Nel primo caso è comunque l’insieme
degli “oggetti” superati a decidere il contenuto dell’esame
– che co-munque non può essere un ostacolo all’uscita
dal percorso (con un livello di valutazione non dissimile da quanto
acquisito lungo il percorso) ma deve solo fornire un documento aggiuntivo
e conclusivo rispetto a quanto deve essere già riconosciuto
come acquisito, –24
e il contenuto è quindi deciso dalla commissione esaminatrice.
La quale può essere composta in qualunque modo (commissari
esterni e/o interni), dal momento che ha come guida gli “oggetti”
stessi già superati, e non generici programmi ministeriali
(o d’altra isti-tuzione), cui peraltro i percorsi fanno già
riferimento come precisato al punto precedente.
Si ritiene qui come esame ideale la presentazione e la discussione
di una tesina-progetto, che sia sintesi – ma con l'attributo
della concretezza – della professionalità acquisita.
|
iv. |
Cambiamenti di percorso
La matrice dei percorsi, come osservato più sopra, fornisce
le indicazioni necessarie per eventuali cambiamenti di percorso
in qualunque sua fase. Si tratta di “oggetti” o di parti
di essi che devono essere superati per poter accedere agli “oggetti”
del nuovo percorso. Trattandosi di documenti ben identificati, il
passaggio è determinato univocamente, e qualunque insegnante
delle discipline interessate può verificare il superamento
dell’“og-getto” (o di parti di esso) da parte
dell’allievo.
Il superamento costituisce di per sé certificazione-abilitazione
a procedere sul nuovo percorso, e non richiede ulteriori formalità.
In questo senso non vi sono definizioni formali degli indirizzi
o percorsi o profili – se non in termini di standard di base,
– ma essi sono direttamente definiti dagli “oggetti”
scelti, con tutte le varianti, purché coerenti, scelte dall’allievo.
|
v. |
Istruzione a distanza
Come accennato più sopra, l’istruzione a distanza ha
due aspetti.
Uno è fornire in rete, agli allievi che frequentano regolarmente,
tutto il materiale didattico relativo agli “oggetti”
di loro interesse e nella forma a loro più gradita: quella
informatica. All’iscrizione vengono dotati di password per
accedervi, con modalità non difficili da defi-nire. In questo
modo la presenza diviene più elastica nel senso che alcune
parti più discorsive degli “oggetti” sono lasciate
alla semplice lettura, mentre la lezione è dedicata ai punti
più cruciali, ai chiarimenti e all’esercizio. L’obbligatorietà
della presenza alle lezioni è indicata sui singoli “oggetti”,
o sulle parti più critiche di essi.25
La presenza in laboratorio è invece sempre obbligatoria,
e anche determinante, insieme al profitto, ai fini della valutazione
.
Questa soluzione va incontro alla ventilata riduzione delle ore
settimanali, ma soprattut-to, da un lato, va incontro allo stile
di studio individuale e, dall’altro, responsabilizza lo studente
a fronte dei risultati, e gli insegna a gestirsi il suo tempo e
le sue risorse. Gli insegna inoltre a interagire con l’insegnante
in forma non autoritaria ma in forma di frui-zione di un servizio.
Di come ne fa uso, lo studente risponde con il risultato. Impara
cioè a non essere un bambino condotto per mano e ad assumersi
la responsabilità delle sue scelte. Naturalmente lo studente
che sente la necessità di assistenza continua può
segui-re tutte le lezioni, e ciò dipende anche dalle decisioni
dei genitori. Che conta è che, almeno nel primo biennio,
lo studente sia presente per un congruo numero di ore a scuola –
anche più delle attuali se gli spazi disponibili lo consentono
– e soprattutto che ottenga i risultati che si è prefisso.
L’altro aspetto della disponibilità in rete degli “oggetti”
è un superamento, come sopra accennato, dei corsi “serali”,
che rappresentano un sacrificio spesso troppo pesante per gli studenti
lavoratori, che hanno eventualmente una famiglia. La possibilità,
per loro, di studiare per la maggior parte del tempo a casa –
o comunque in momenti liberi anche presso la sede di lavoro –
risolve numerosi problemi non solo logistici. Anche in questo caso
l’obbligo è solo per la presenza in laboratorio. E
anche in questo caso è assicurata la presenza dell’insegnante,
che a sua volta tuttavia può lavorare in rete (eventualmente
da casa anziché recarsi a scuola). A parte il laboratorio,
quindi, è possibile costituire classi “virtuali”,
con interazione diretta studente-insegnante via rete.
In tutti i casi, l’insegnante può comunicare in rete
tutte le informazioni relative al suo corso o a “oggetti”
specifici, e concordare con la classe o con alcuni studenti i momenti
in cui ritiene indispensabile un incontro per chiarire un argomento
o per introdurne uno nuovo per il quale ritiene indispensabile la
presenza di tutti gli studenti.
|
In conclusione, la flessibilità rende meno fiscale e oppressivo
l’ambiente scolastico, e induce all’assunzione di responsabilità,
perché sui risultati, a fronte di riferimenti precisi come gli
“oggetti didattici”, non c’è modo di
transigere.26
Ciascuno può gestire le proprie risorse e il proprio tempo come
preferisce, ma il risultato deve essere quello previsto nell’ “oggetto”
e nel percorso scelto, risultato che andrà a formare l’entità
dei crediti finali e che quindi certificherà in modo oggettivo
al mondo del lavoro il grado di preparazione dell’allievo.
22. |
Esempio: “7A” sta a indicare una votazione di 7/10 al
livello A del relativo oggetto. “A” dà accesso
ad alcuni successivi oggetti e non ad altri. Esempio: elettrotecnica
generale per il percorso di meccanica è sufficiente al livello
A ma non consente l’accesso diretto ai corsi più avanzati
del percorso di elettrotecnica-automazione o di elettronica-telecomunicazioni.
|
23. |
La libertà d’insegnamento è rispettata al livello
di contributo personale alla formazione degli “oggetti”,
non nello svol-gere i programmi in modo arbitrario, cioè interpretando
in modo del tutto personale gli onnicomprensivi programmi ministeriali
(peraltro non più vincolanti ormai da tempo).
|
24. |
Se un allievo, per esempio, decide di affrontare un approfondimento
non previsto dallo standard, è libero di farlo e otterrà
i relativi crediti, arricchendo il proprio profilo quanto desidera
o quanto è in grado di fare.
|
25. |
Naturalmente per il biennio l’obbligatorietà di presenza
è più stretta, ma una certa libertà deve essere
lasciata agli allievi nell’ambito dell’Istituto: devono
essere messi a disposizione spazi e mezzi per lo studio individuale
e di gruppo sotto opportuna sorveglianza (es. biblioteca). L’insegnante,
mentre è il “leader” nelle attività di laboratorio
e di progetto, è a disposizione per la parte teorica
degli “oggetti”.
|
26. |
Qualunque insegnante dell’area disciplinare, sulla base di
un certo “oggetto” e dei suoi requisiti, può verificarne
il superamento. La conoscenza personale dell’allievo non deve
influenzare l’oggettività del giudizio; pertanto è
utile, in via di principio, che ad assegnare verifiche e crediti a
un certo gruppo di allievi non siano gli stessi insegnanti che hanno
tenuto il corso a quel gruppo.
|
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