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In questa seconda parte si forniscono delle definizioni, si chiariscono
altri aspetti di metodo, si analizzano le discipline per tipologia a seconda
della fase del ciclo di studi, si propone una modalità di organizzazione
dei tempi, si approfondisce il concetto di flessibilità e si conclude
sottolineando il concetto di certificabilità con tutte le sue implicazioni. 2.a Definizioni L’intento di questa sezione è chiarire che cosa si intende in questi appunti per “formazione” e per “istruzione”. Formazione consiste nel mettere uno studente in condizione di svolgere al meglio il compito che ha scelto di svolgere nella sua vita attiva.1 Ciò comporta far emergere i suoi talenti e consentirne e favorirne lo sviluppo in modo che egli sia soddisfatto del proprio operare e al tempo stesso possa dare risultati tangibili a chi fruisce del suo lavoro. In altri termini, la formazione deve essere realistica in due versi: uno nel verso dello sviluppo delle reali doti dell’allievo, e l’altro nel verso dello sviluppo delle doti stesse in modo che trovino applicazione concreta nelle attività. Gli insegnanti e le famiglie possono rendersi conto dei talenti di uno
studente, ma il loro parere non deve essere condizionante “dall’alto”
rispetto alle scelte dello studente stesso. La consapevolezza delle proprie
capacità e inclinazioni deve formarsi nello studente attraverso
l’esperienza, attraverso il suo mettersi in gioco su vari compiti
non preconfezionati, che lascino cioè spazio alla sua iniziativa
e alla sua inventiva. Istruzione consiste nel fornire tutti gli strumenti culturali e infrastrutturali necessari per realizzare la formazione. E ciò vale in senso generale, per i percorsi propriamente tecnici e per tutti gli altri, che sempre hanno un versante tecnico a cui attenersi affinché la comunicazione sia efficace e affinché le risorse, di ogni tipo, materiali e intellettuali e di tempo, siano utilizzate al meglio. Professionale. Sull’attributo “professionale” – associato a ‘formazione e istruzione’ –, che tante polemiche ideologiche ha sollevato, è sterile far riferimento a un significato alquanto distorto affibbiato a una certa tipologia di scuola che in realtà era rivolta a mestieri di conte-nuto puramente esecutivo e non a professioni in senso proprio, che implicano un essenziale apporto di autonomia operativa. Se le famiglie hanno in mente ancora quel significato, è compito della scuola far loro capire che è il contenuto a dare un senso al nome e non vice-versa, e che “professionale” significa semplicemente “con riferimento alle professioni” o “destinato alle professioni”. Anche l’esame di Stato per i neolaureati in ingegneria abilita alla “professione” di ingegnere, e nessuno si sogna di dare un significato spregiativo a questo termine. Né alcuno si sogna di pensare che la professione di medico sia di serie B. Sarebbe comunque sufficiente consultare un dizionario per sfatare questo
pregiudizio. Tuttavia nel pubblico è diffusa l'idea che “liceo”
significhi serie A e tutto il resto serie B, che abbia o no l'attributo
di ‘professionale’. Questo è il punto: l'ostilità
all'attributo ‘professionale’ è solo un paravento non
solo per nascondersi che fra i ragazzi esistono concrete differenze, cioè
diverse inclinazioni e capacità,2
ma anche per scongiurare l'impegno richiesto da un insegnamento rivolto
alle professioni in senso proprio, con la loro continua e rapida evoluzione,
impegno ben diverso da quello richiesto dall'impartire lezioni sostanzialmente
standard che non cambiano per decenni. Ed è per questa ragione
che molti premono nel verso di denominare “liceo” ogni tipo
di scuola secondaria superiore, pensando, in questo modo, di aver risolto
il problema della formazione, come se i nomi facessero scomparire la realtà
delle diverse capacità e inclinazioni; certo in questo modo si
risolve il problema (nel senso che lo si evita) di dover stare da
professionisti in contatto con il mondo del lavoro, cioè di
doversi veramente aggiornare, per poter formare persone capaci
di entrare in quel mondo in modo efficace, senza dover essere formate
di nuovo dalle imprese a partire da zero. Va anche osservato che con “professionale” si intende qualcosa
di molto più ampio di “tecnico” o “tecnico e
tecnologico”. Questi ultimi attributi infatti non solo sono limitativi
rispetto al ventaglio delle possibili professioni a base tecnico-tecnologica,
ma anche riduttivi in quanto suggeriscono che l’istruzione e la
formazione sono costrette entro l’apprendimento dei processi –
che hanno in sé natura sostanzialmente esecutiva – anziché
estendersi a tutti quegli aspetti delle attività che le definiscono
propriamente come attività umane pienamente responsabili –
cioè come professioni in senso proprio. Anche e soprattutto per
questa ragione lo scandalo sull’attributo ‘professionale’
è totalmente ingiustificato e quindi strumentale, e non corrisponde
all’interesse degli studenti e della collettività.
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