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1.e  Qualità totale e “identità”

Qualità totale è evidentemente l’insieme correlato della qualità dell’organizzazione – formale e sostanziale – e della qualità della didattica – contenuti e metodo.

Non è pensabile la qualità totale se non vi è coerenza fra questi due aspetti della realtà scuola. Una scuola disorganizzata, innanzitutto, offre un cattivo esempio agli allievi, il tipico esempio di chi predica bene e razzola male. E questa è una critica frequentissima da parte degli allievi e delle loro famiglie. In secondo luogo una cattiva organizzazione non solo non consente la strutturazione della didattica – che è una condizione per la sua qualità, – ma non consente di applicarla in modo efficace, soprattutto perché non può vincolare gli insegnanti a uno stretto coordinamento e a un costante aggiornamento critico. 11

La qualità totale – detto in altro modo – costruisce un’identità d’Istituto, togliendolo da una condizione sostanzialmente amorfa e improduttiva in cui ognuno va per la propria strada senza un indirizzo univoco di comportamento, che è invece, quest'ultima, la realtà che si constata nella gran parte delle scuole. Troppo spesso si è politicamente speculato sulla “aziendalizza-zione” della scuola, facendo passare strumentalmente l’idea che la necessità oggettiva di organizzazione e di gerarchia effettiva (dotata cioè di vera autorità) comporti che la scuola finisca per trattare di “prodotti” o “cose”, appunto come le aziende, anzi che di formazione. Quest’idea brilla per falsità ideologica, e dice soltanto che il controllo – proprio inteso come autorità – nella scuola si vuole che sia nelle mani di organizzazioni-volontà di fatto estranee alla scuola e non della scuola stessa, ma dice anche che si vuole conservare la sostanzialmente amorfa (cioè in definitiva anarchica) situazione attuale, che nessuno cioè deve poter controllare l’operato dell’insegnante e l’esito dell’insegnamento, se non tramite “voti” che non significano più nulla.

La formazione, se si parla di qualità, deve invece essere misurabile – e quindi in questo senso è proprio un “prodotto”, – e la scuola deve evitare gli sprechi, cioè ottimizzare i processi, che è una necessità per ogni tipo di attività, tanto più se grava sui contribuenti. Adottare come esempio il comportamento aziendale non è trasformare gli uomini in cose, ma impegnarsi a non sprecare, a ottimizzazione i processi, quale che sia il contenuto dell'attività. Quindi, anche se si ritiene “sacra” la libertà d’insegnamento, ciò non autorizza a sprecare risorse pubbliche e soprattutto a sprecare talenti che, posti in condizioni più adeguate, potrebbero dare buoni e ottimi risultati. L’esempio dell’azienda è dunque soltanto strumentale se inteso in un certo quadro ideologico. Molto più pertinente sarebbe semmai l’esempio dell’ ospedale: se non è efficiente, uccide. Analogamente, la scuola, se non è efficiente, non solo non forma ma defor-ma le menti.
E l’efficienza non è nell’avere tante risorse – che nella scuola in realtà si sprecano – ma nell’usare bene quelle che ci sono. Al che la collettività risponderà con la fiducia, e quindi con il non ghettizzare la scuola e chi ci vive. E se la collettività crede nella scuola, anche i governi sono costretti a crederci. Con la conseguenza dell'avvio di un circolo virtuoso.
Se i governi non credono nella scuola ormai da moltissimi anni è perché la scuola costa molto e non fornisce un buon “prodotto”: il rapporto costo/ricavo è sbilanciato nel verso dei costi, e chi paga le tasse non ci sta. Ed è giusto che non ci stia.

1.f  Questioni di metodo

Il prodotto organizzativo e didattico è prima di tutto di natura documentale. E, in quanto tale, è già metodo che verrà recepito anche dall’utenza in forma di esempio.
La natura della documentazione, perciò – sotto l’aspetto sostanziale ma anche formale – è cruciale per costruire la qualità.
Il metodo più efficiente oggi adottato per costruire documentazione di qualità è quello ormai da decenni in uso per la preparazione della normativa tecnica, che tuttavia – pur con dei perfezionamenti e con maggiore rigore – ha la sua radice nel metodo di stesura della legisla-zione. Tale metodo è composto dalle seguenti fasi:

1

assegnazione a un referente del compito di approntare un documento di lavoro dopo una discussione preliminare sul tema in un gruppo di lavoro;12

2

analisi critica del documento da parte del gruppo di lavoro e sua prima revisione e modifica (in genere di entità consistente);

3

estensione della nuova versione del documento a un gruppo allargato di competenti e stesura di una nuova versione, sulla base delle loro osservazioni, versione che diviene la prima versione operativa;

4

applicazione del documento nei processi di competenza e raccolta di esperienze (da documentare) per un tempo da definire in funzione del tipo di documento;

5

stesura di una versione definitiva che sarà comunque revisionata con cadenza da definire a seconda del tipo di documento (generalmente ogni anno).

Questa procedura dà risultati eccellenti se seguita sistematicamente, se cioè, come annotato in precedenza, è sottoposta a controllo e il gruppo di lavoro ha un responsabile dotato della necessaria autorità per la verifica dei comportamenti, dei tempi e dei risultati.

* * *

In sintesi il principio su cui si deve fondare una scuola di qualità è quello della responsabilità individuale nell’ambito di un’organizzazione. L’insegnante deve considerarsi e essere conside-rato un professionista nel proprio lavoro e quindi per ogni progetto deve presentare un pre-ventivo, ottenere l’approvazione per l'esecuzione e poi al raggiungimento degli obiettivi presentare “fattura”, certo non prima. L’insegnante deve confrontarsi costantemente con il mondo esterno e non può sottrarsi, in nome di una sbandierata quanto equivoca libertà, al controllo e all’assunzione di responsabilità concrete. –


11. Non si parla qui – di nuovo – di aggiornamenti istituzionali, ma di riflessione critica individuale e di gruppo nell’ambito degli indirizzi propri dell’Istituto e delle sue relazioni. riflessione che tuttavia si estrinseca sotto forma concreta di contributo al continuo rinnovamento.
12. Gruppo molto limitato nel numero, altrimenti diviene improduttivo. Il numero di tre persone è considerato l’ottimo dalla scienza dell’organizzazione.

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