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Se la scuola nel suo operare vuole essere massimamente flessibile, l’organizzazione deve es-sere parimenti flessibile. ‘Flessibile’ non significa anarchica o affidata all’improvvisazione oppu-re caratterizzata da appiattimento caotico che finisce per non far riconoscere meriti, demeriti e responsabilità. Significa: capace di iniziativa, di affrontare problemi nuovi, di supportare le le-gittime esigenze dei singoli utenti, ma di muoversi in modo ordinato in un quadro normativo chiaro, fatto tuttavia di raccomandazioni e non di procedure rigide che sono per loro natura all’opposto della flessibilità. In particolare:
La sintesi di quanto sopra è che l’organizzazione, per dare frutti, deve essere strutturata, chiara e documentata a sua volta (nella medesima sede della rete informatica interna, solo marginalmente in forma cartacea), con la definizione dei ruoli e delle relative responsabilità, in modo che ciascuno sappia chi risponde di che cosa. Essa deve far capo a un documento appo-sito che a sua volta entra nel Manuale di Qualità. Tale documento non è un “ mansionario” – capace solo di creare contenziosi e conflitti, – ma dice qual è lo schema di flusso della respon-sabilità e dell’informazione. Il dettaglio poi di come una certa persona debba svolgere il proprio lavoro, purché consegua gli obiettivi, non deve far parte di questo documento, altri-menti la necessità di spostare una sedia che “non è nelle mie mansioni spostare” paralizza ogni attività. Se si accetta un compito – in un mondo di adulti vaccinati – significa che se ne sono valutati tutti gli aspetti (inclusi vantaggi e svantaggi), e che si saprà cercare il neces-sario supporto se non tutti gli aspetti avranno potuto essere valutati a priori. Tuttavia, se i vari progetti sono strutturati come suggerito nell’allegato 2 o in modo analogo – vale a dire con l’impegno analitico e previsionale che ogni progetto comporta e che lo rende realistico – le occasioni di fallimento sono sicuramente limitate. Infine si capisce che il medesimo schema a matrice suggerito per i percorsi di formazione si applica all’organizzazione. I ruoli corrispondono, in tale matrice, agli “oggetti didattici” dell’al-tra, con tutte le interconnessioni necessarie per inquadrare e dar ragione delle varie respon-sabilità, e con i criteri necessari per misurare e certificare i risultati. In questo senso si può parlare, a proposito di ruoli-responsabilità, di “oggetti organizzativi ”, a loro volta con i loro prerequisiti funzionali, con il loro essere condizioni per lo svolgimento di altre attività, e infine con il loro indicare i criteri per un giudizio realistico sulla loro corretta attuazione. 3.a I laboratori Dei laboratori per le attività post-diploma si è detto nella sezione 2. Per le ragioni già espo-ste, essi devono essere organizzati come uffici-reparti di una direzione tecnica tipica d’impre-sa. A tale direzione rispondono i responsabili dei vari laboratori sia per l’aspetto dell’asse-gnazione dei compiti sia per l’aspetto della logistica sia per il rendiconto sulle attività (tempi-stica) e sul materiale disponibile (inventario, preventivi, bilancio); essi inoltre propongono gli aggiornamenti di dotazioni strumentali e ne curano la definizione, mentre la direzione tecnica definisce le priorità fra i vari laboratori a fronte delle disponibilità finanziarie dell’Istituto per i beni strumentali, e con il fine di equilibrare lo sviluppo dei laboratori stessi e adeguarlo alla domanda dell’utenza. I laboratori per attività post-diploma sono responsabili di attività “economiche” in senso lato: essi forniscono servizi all’Istituto (gestione della rete, assistenza tecnica al materiale infor-matico), forniscono istruzione a distanza, concordano corsi con le imprese e per le imprese, incaricano specialisti esterni di tenere corsi monografici agli iscritti. Tutto ciò richiede che questa parte di laboratori sia considerata come un centro di costo e di ricavo con le relative re-sponsabilità economico-finanziarie, benché in un’ottica no-profit se non per quanto concerne gli investimenti in nuova strumentazione, nuovi corsi, loro aggiornamento ecc., e, non ultima, la retribuzione del personale interno che opera nei laboratori – docenti e personale Ata – in orari che eccedono quelli contrattuali. Gli altri laboratori, utilizzati per i corsi fino al quinto anno, hanno relativamente più autono-mia dovendo rispondere alle necessità dei vari docenti interni, tuttavia fanno capo alla dire-zione tecnica per tutto quanto rientra nelle sue competenze: per esempio per il materiale informatico, che deve essere scelto con competenza e pertinenza, tenendo anche conto del fatto che la sua manutenzione e riparazione – all’interno – non deve richiedere un magazzino troppo vasto per via dei costi finanziari che esso comporta. Ciò vale anche per le apparecchia-ture di rete, che devono essere compatibili con la struttura della rete dell’Istituto e non devo-no causare indebiti rallentamenti o disservizi nel sistema. Tuttavia anche questi ultimi laboratori, a fronte della flessibilità “programmatica” di questa proposta, col tempo devono rientrare in una gestione unitaria – nell’ottica di cui sopra della matrice delle responsabilità, che non costituisce centralizzazione ma il contrario – pur con-servando l’autonomia necessaria per le decisioni tecniche che li riguarda specificamente, oltre che per l’organizzazione interna purché risponda ai generali requisiti di qualità adottati dalla direzione tecnica e facenti parte del Manuale di Qualità. La direzione tecnica, sentiti i responsabili di dipartimento o di area per quanto concerne le do-tazioni, i progetti, le attività connesse ai vari corsi, appronta un piano generale di sviluppo e fornisce ai vari laboratori le direttive necessarie per dar loro un’omogeneità in termini di capa-cità tecnica e di comportamento. Capacità che vanno a loro volta a definire l’identità e l’imma-gine dell’Istituto. I comportamenti anarchici, a compartimenti stagni e senza una supervisione, abbassano di molto l’efficienza e danno dell’Istituto un’immagine di frammentazione e quindi di inaffidabilità, oltre a causare sprechi e conflitti fra i vari laboratori e fornire un servizio di cattiva qualità all'utenza. Il controllo del rispetto della tempistica fa a sua volta parte dei compiti di una direzione tecnica. Dotazioni e programmi e progetti, pur numerosi e brillanti ma senza alcun controllo tempestivo del rispetto delle scadenze, costano comunque e producono poco o nulla, quando non causano vere e proprie perdite. 3.b Gli uffici dei docenti Tenuto conto della gestione del tempo come discussa nel prossimo paragrafo, vale a dire a seconda delle scelte effettuate dai vari docenti (full o part-time), è necessario che quelli fra di loro che hanno deciso per il tempo pieno non siano costretti a cercarsi ogni giorno o ogni momento un posto in cui lavorare, o siano costretti a lavorare nell’andirivieni e nelle chiacchie-re della sala insegnanti. Devono avere a disposizione uno spazio pur piccolo attrezzato dell’in-dispensabile, e che sia uno spazio personale, come in ogni ufficio in qualunque attività. In tale spazio i docenti lavorano ai propri “oggetti didattici”, ricevono studenti, parenti e visitatori e-sterni in genere, in modo riservato e dignitoso, e vi formano i loro archivi e la loro biblioteca di uso frequente e personale. Per alcuni insegnanti è utile che tali spazi siano associati ai laboratori, in modo che possano usufruire di questi ultimi per approntare esperienze, svilup-pare progetti insieme agli allievi o gestire l’attività stessa dei laboratori come indicato al punto precedente.5 L’insegnante che passa gran parte del suo tempo nella scuola non deve sentirsi un peripate-tico in un ambiente estraneo. Deve sentirsi a suo agio e poter disporre di un luogo che non solo gli serve per la sua attività – e per i suoi momenti di sosta, – ma gli dà anche un senso di dignità e di appartenenza che è certamente positivo nei rapporti sia fra colleghi sia con gli stu-denti sia con l’Istituzione nel suo insieme sia con il mondo esterno.
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