ORIGINI DELLO STEMMA DEL COMUNE DI LOCOROTONDO

Vito Mitrano

tratto da: Vito Mitrano, "Lo stemma ed il Gonfalone del Comune di Locorotondo", in "Commerse", numero speciale, pubblicazione a cura della Consulta per le Attivita' Culturali, Locorotondo, Stampa Grafica Meridionale, Luglio 1980.

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Perche' la torre?
 
La Torre in Araldica denota generalemente "contrassegno d' antica e cospicua nobilta', perche' niuno fino ai tempi remoti poteva fabbricar torri se non era d’illustre e potente famiglia"(1).

Nel caso di Locorotondo, l’essere stata riffigurata la Torre, è un fatto pertinente. L’ipotesi riferita nella delibera podestarile n. 95/1933, a giustificazione dello stemma riportato dall’Amati (vedi fig.1), è fondata, in quanto Locorotondo in effetti era un paese fortificato, perché munito di un castello e cinto di mura con torri. Lo ricorda il BACCARI per due volte nelle sue « Memorie Storiche » (pag. 50) a proposito della Confraternita dell’Addolorata quando afferma che essa "ha la propria Chiesa in piazza Dante, dirimpetto al Giardinetto pubblico. Fu eretta nell’anno 1858, sul suolo ove prima eravi un Castello". Poi, a pag. 117, nel capitolo in cui ricorda i Cittadini illustri di Locorotondo, nei cenni biografici riguardanti Leonardantonio Curri fu Francesco (1814-1898), sacerdote, letterato erudito, filosofo profondo, storico indagatore, afferma testualmente: "Fu egli ancora che nel 1858 propose la distruzione del vecchio castello che sorgeva in Locorotondo, di cui l’oscuro carcere rimaneva testimone dei tanti atti di nefandezze e di tortura durante il tempo di vassallaggio del Duca di Martina, ed a qùel posto venne eretta l’attuale Chiesa dell’Addolorata, la quale fu consacrata dallo stesso sacerdote Curri nel novembre 1862".

 

Lo stemma del Comune di Locorotondo riprodotto nell' opera dell' Amati (1866)

 
Che le segrete del Castello fossero nefande lo si desume dal fatto che esse venivano indicate come la «fossa di Locorotondo » (2) e, nel «Manoscritto Convertini » vi è una descrizione e del Castello, anche se succinta ed alquanto approssimativa, e di quel che di fosco e nefando vi accadeva dentro. Ed a questo proposito devo aggiungere che, a me pare, il Castello di Locorotondo merita, a parte naturalmente, una sia pur breve trattazione a sé, documentazione permettendolo. Però, qui occorre far cenno anche di un documento di provenienza spagnuola, estratto dall’ « Archivo generai de Simancas (Va]ladolid) », Estado, libros 57 e 58. Il documento è stato riportato, con molti altri tutti compresi tra il 1507 ed il 1531, dallo storico NINO CORTESE in un suo studio molto importante dal titolo FEUDI E FEUDATARI DELLA PRIMA MElA DEL CINQUECENTO pubblicato in Archivio Storico per le Province Napoletane Napoli 1929, pag. 87 - Anni 1930/31, n. 32. Il documento, ovviamente in lingua spagnuola, mi è stato cortesemente passato dall’amico Enzo Filomena, funzionario regionale, studioso di architettura militare applicata ai castelli e di araldica, nonché autore di interessanti pubblicazioni riguardanti il Salento. Il documento, in verità molto breve, lo riporto qui soltanto parzia]­mente, perché contiene, tra le altre notizie molto interessanti, ma che trala­scio, delle indicazioni in ordine alle caratteristiche strutturali del Castello. Infatti esso si intitola: « El castillo de Loco Rotundo en Tierra de Bari» e, traduco il passo alla buona: «fu di Alessandro Carrafa, concesso a Gio­vanni Gaspare de Lofreda e lo possedette Donato Antonio de Lofreda suo figlio con piena giurisdizione».

« E' località [Locorotondo] murata su di una collina sulla cui cima ha una torre quadrata con quattro cubetes ed il suo fossato e ponte levatoio (3)». Queste caratteristiche trovano preciso riscontro in una Pianta dell’abitato estratta dall’originale eseguito al principio del 1800 dall’Ing. Giuseppe Campanella, particella 12 con corrispettiva leggenda: Castello del Duca di Martina Barone di Locorotondo».

 
 
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Si può concludere che la giustificazione storica della Torre nel campo dello stemma di Locorotondo ha un suo puntuale fondamento. Per cui, le varianti di dettaglio che qua e là si notano nelle varie versioni sarebbero da attribuire all’estro ed al gusto di chi le elaborò e dei committenti insieme.

Locorotondo era un paese fortificato, s’è detto, perché, oltre ad avere il Castello era anche cinta di mura, il cui sviluppo iniziava dai pressi di Porta Napoli, che è l’attuale ingresso alla Piazza Vittorio Emanuele. Questa, era prima denominata Piazza Castello e da essa si accedeva al maniero attraverso il ponte levatoio situato all’incirca sul tratto d’area tra la Delegazione Commercianti e la Calzoleria Micoli. Le mura, invece, si sviluppavano tutt’intorno al paese lungo l’attuale Largo Piave, Via Nardelli e, più su, per Via Vittorio Veneto ed erano intervallate da otto Torri (sei quadrate e due rotonde) come si possono osservare graficamente tracciate sulla Pianta del Campanella sopra citata (lett. A e correlativa leggenda), riportata a pag. 3 delle « Memorie Storiche » del Baccari.

E' evidente che nella raffigurazione araldica dello stemma, quanto alla forma rotonda della Torre, ci si rifece, allora, a quella tradizionalmente più in uso. Infine, si ribadisce, che nel documento spagnuolo quella che vien definita « Torre quadrata », in definitiva, non è altra cosa se non quella che dà il titolo al documento stesso (El castillo...). E Castello è definito, come si e visto, anche dagli altri autori che ne hanno scritto e stante pure la stessa denominazione della Piazza, prima che diventasse Piazza Vittorio Emanuele.

E qui poniamo la parola fine, scusandomi con coloro che avranno avuto la compiacenza e la pazienza di leggermi (non importa quanti) se con questo racconto sia riuscito forse più ad annoiarli che ad interessarli. Ma ciò non era nelle mie intenzioni.

Locorotondo, Luglio 1980

 
 
(1) G. Dr CROLLALANZA, Enciclopedia Araldico-Cavalleresca. Prontuario Nobiliare (1878)- Rist. anast. Forni Ed., Bologna dic. 1964 alla voce Torre p. 588, ripresa da P. GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, rist. anast. Forni Edit. nov. 1973 p. 553.
(2) A.COFANO, Storia anti/eudale della Franca Martino, p. 257 - Schena Editore., Fasano di Puglia 1977.
(3)Cubetes, a quanto mi è stato riferito a proposito di questo termine, devono intendersi i contraflorti ai quattro angoli di base probabilmente di forma tronco-piramidale su pianta di base quadrata.

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