20 Novembre 1898

Nozze d’argento

Nissim - Franchetti

 

 

Bando, bando al malumor,

stem allegri ben de cor,

 

da una part i dispiacer,

i malani, i brutt pensier,

 

e Ie lotte dreifusiane

per un po' stàghen lontane.

 

I furfant commendator,

le camorre dei questor,

 

Fortis, Nasi, i du teston

quasi mort d'indigestion;

 

el disarmo generale

confinà nel regn dle bale,

 

lotte, guerre, stat d'assedi,

quanti mai sensa rimedi!

 

Sì da bon che in tant bordel

per temprar cor e servel

 

sarà mei, ne son ben cert

festeggiar el bon Robert

 

che con l'Ester, so moier,

sensa darse gran penser

 

fra la gioia e el bon siman

de l’argent le nozze fan.

 

Nel banch mel vedi lì

sempr’alegr’e contenton

da le sett fin a mesdì

a smerciar i piton;

se un amich passa de lì

per fatal combinazion

non la scapola mai netta

da una qualche barzelletta.

 

Oggi parla de Pimpon

e doman del vecc Galich,

de Filis, de Bocalon,

de Pipin e de Borich;

personaggi d’occasion

del temp nov e dell’antich,

bele macie in verità

gloria e vanto dla gadà.

 

E così scherzosament

fra le burle e le storiele

vero specc del cor content,

schizzand d’occ a le putele

compra e vend allegrament

polpe, grepole e budele

e assai spesso bagolando

studia el verbo "ganaviando".

 

Vero tipo popolar,

noto come la betonica,

l'ho sentì perfin citar

dal bon popol de Felonica;

el banchier e el macelar,

l'arsipret e fin la monica

quand incontren 'sto putlett

el salutnen con rispett.

 

Sempr'attivo e intraprendent

lu sa far dei gran mester

e travaglia onestament

per el ben de moier,

che in compenso debolment

ne l'idea de fagh piaser

ghi ha fìccade fora bele

una mucia de putele.

 

Da l'Augusta cominciando

a l'Ernesta pur venendo

chi lavora ricamando,

chi le vesti sta cucendo,

c'è chi insegna e chi studiando

qualche cosa va facendo

ed in viver sì giocondo

lor non han fastidi al mondo.

 

I fastidi ghi han i spos,

che vedì così content,

che compagn de du moros

quand fa bel, quand tira el vent

quand gh'è i bianch e quand gh'è i ross

a governo de la gent

s’amen sempr’a la follia

a dispett dla gelosia.

 

E volive semper ben,

bon Roberto e bona Ernesta,

fassa Dio ch'el bel seren

splenda su la vostra testa

per cent'anni amen, amen,

da 'sto gioren che fem festa;

con i auguri ai chì present

de allegria e cor content.

 

Così per chiudere

invito unanimi

i lieti comiti

a vuotar rapidi

le tazze ancor;

gridiamo intrepidi

amici amabili,

gli sposi vivano

viva il bicchier:

a me... da ber!

 

 

Bando, bando al malumore,

stiamo ben lieti in cuore,

 

mettiamo da parte i dispiaceri,

i malanni, i brutti pensieri,

 

e le lotte dreifusiane

se ne stiano per un po' lontane.

 

I commendatori disonesti,

i soprusi dei questori,

 

Fortis, Nasi, i due zucconi

quasi morti d'indigestione;

 

il disarmo generale

confinato nel regno delle favole,

 

lotte, guerre, stati d'assedio,

tutto ciò che è senza rimedio!

 

Si davvero che in tanto casino

per fortificare cuore e cervello

 

sarà meglio, ne son ben certo

festeggiare il buon Roberto

 

che con Ester, sua moglie,

senza darsi gran pensiero

 

fra la gioia ed il buon siman (auspicio)

festeggiano le nozze d’argento.

 

Me lo vedo lì dietro il suo banco

sempre allegro e soddisfatto

dalle sette fin a mezzogiorno

a vendere i suoi tacchini;

se un amico passa di lì

per puro caso

non riesce a sfuggire

a qualche barzelletta.

 

Oggi parla di Pimpon

e domani del vecchio Galich,

di Filis, di Bocalon,

di Pipin e di Borich;

personaggi occasionali

dei tempi attuali e del passato,

belle macchiette in verità

gloria e vanto della gadà (tradizione).

 

E così scherzosamente

fra le burle e le storielle

vero specchio del cuore contento,

facendo l’occhiolino alle ragazze

compra e vende allegramente

polpa, ciccioli ed interiora

e assai spesso chiacchierando

studia il verbo "ganaviando" (imbrogliando).

 

Vero esemplare del  popolo,

famoso come la bettonica,

l'ho sentito perfino citare

dalla buona gente di Felonica;

il banchiere e il macellaio,

l'arciprete e perfino la suora

quando incontrano questo ragazzo

lo salutano con rispetto.

 

Sempre attivo e intraprendente

lui sa far molti mestieri

e lavora onestamente

per il bene di sua moglie,

che in compenso debolmente

con l'idea di fargli piacere

gli ha messo al mondo

tante belle bambine.

 

Cominciando dall'Augusta

e arrivando all'Ernesta

c’è chi lavora ricamando,

chi sta cucendo vestiti,

c'è chi insegna e chi mentre studia

fa anche qualche cosa

e vivendo in modo così lieto

loro non hanno problemi di sorta.

 

I problemi li hanno gli sposi,

che vedete così contenti,

che come due fidanzati

quando fa bel tempo, quando soffia il vento

quando ci sono i bianchi e quando ci sono i rossi

al governo del popolo

si amano sempre alla follia

nonostante la gelosia.

 

E vogliatevi sempre bene,

buon Roberto e buona Ernesta,

voglia Dio che il sereno

splenda su di voi

per cent'anni amen, amen (così sia),

da questo giorno che festeggiamo;

con gli auguri a chi è qui presente

di allegria e cuore contento.

 

Così per chiudere

invito unanimi

i lieti commensali

a vuotare rapidamente

ancora una volta le tazze;

gridiamo intrepidi

amici amabili,

viva gli sposi

viva il bicchiere:

a me... da bere!

 

 

ELENCO

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