La
coscienza della mancanza si è spostata: essa non riguarda tanto
un senso perduto, quanto un senso da ritrovare. E proprio a questo
punto che linteresse per il sociale si congiunge con linteresse
per la bellezza. Abbiamo bisogno di unutopia della cultura, delleducazione
e della scienza che ci permetta di pensare lavvenire della conoscenza
come lavvenire dellintera umanità e non di una minoranza
ricca, illuminata e dominante. Lo spazio per questa utopia ce labbiamo:
è il nostro pianeta. (Marc Augé)
Nella società della postmodernità leconomia della
conoscenza riduce la conoscenza stessa a merce e non ammette che si possa
agire diversamente. Espropriazione del tempo esistenziale, del tempo biologico
delle donne, degli uomini, della natura tout court; alterazione
delle interrelazioni tra esterno ed interno, dove linterno si dissolve
nellesterno e viceversa e nella confusione delle provenienze tutto
diventa niente, impossibilità di assaporare gli effetti
dello scambio fecondo multidirezionale tra flusso esterno e flusso interno:
una valanga di stimoli artatamente congeniati o inseriti in un vortice
sovrastrutturale che provoca un senso di nausea e di distacco e sollecita
la necessità di bere a fonti di pensiero intellettuale
che squarcino la cortina di ovvietà e di costrizioni e dilatino
gli orizzonti del desiderio vitale, per superare la sofferenza da astinenza
da sensazioni.
Sollecitazioni provenienti da un colore, da un suono, da un paesaggio,
da un essere vivente, dal mondo esterno nella sua naturalezza, sono fonte
di sconvolgimenti grandi o piccoli che alimentano il flusso vitale. Essere
in un luogo senza avvertire il senso di appartenenza equivale a non esserci;
a non essere semplicemente umani, al di là di qualsiasi
forma di appropriazione. Nello scambio proficuo con laltro, chi
non è in condizioni di sentire la pienezza di esistere, chi non
è non può dare né ricevere. Nelletà
postmoderna i confini ben delineati e rassicuranti, ogni giorno di più,
perdono di consistenza e il soggetto nomade assume le caratteristiche
proprie di quellesistenza in cui lo spostamento è vitale
e proficuo. Uno spostamento che implica il movimento fisico di corpi che
occupano lo spazio e lo modellano secondo le proprie fattezze, senza possederlo,
senza lasciare tracce, come sulla sabbia in cui il passo successivo cancella
quello precedente.
Nel quotidiano superaffollato in cui siamo immersi raramente la sospensione
del rumore della vita subita si allontana da noi.
Anche le opportunità di avventurarsi in luoghi poco familiari sono
filtrate da pacchetti di viaggio preconfezionati sullo sfondo
della mercificazione e appropriazione dei vissuti: rappresentano lulteriore
propaggine dellincomunicabilità reale nel mondo della comunicazione.
La soggettività si costruisce nellincontro con gli altri
che non rappresentano un insieme generico, ma un insieme caratterizzato
da tante piccole particolarità rispetto alle quali noi mettiamo
in comune quegli aspetti di noi stessi che sono più consoni alle
diversità degli altri, a livello individuale e a livello sociale.
Dalla poliedrica composizione di questi incontri scaturisce la ricchezza
che connota la soggettività singola e collettiva: sostrato dellimmanenza
materiale di un attraversamento esistenziale ricco e fecondo aperto alla
vita.
Nella quotidianità sfoderiamo tutta la nostra indifferenza, se
non vere e proprie forme di razzismo, nei confronti dei migranti che abitano
nelle nostre città dei quali non conosciamo nulla e non vogliamo
conoscere nulla. Non usciamo mai da noi stessi e tendiamo a vivere il
nostro presente, caratterizzato dal consumo immediato che si concilia
molto bene con la spettacolarizzazione del mondo. In essa si annullano
le sfumature, si utilizza lo stesso linguaggio per dire il
mondo, si disintegrano le diversità, comprandone luso della
loro manifestazione. La superficialità che ne consegue consente
una generalizzazione delle situazioni e dei problemi, che, astraendo dal
contenuto reale, incasella il mondo a volo duccello in macro categorie.
Credere di conoscere gli altri semplicemente andando in luoghi lontani
è una pura illusione. La conoscenza è la capacità
di appropriarsi di esperienze e realtà presenti e passate per rielaborarle
e renderle parte integrante di una comunità, di un gruppo, di un
consesso al fine di godere collettivamente della dinamica della vita e
riceverne stimoli creativi.
Il senso di identità che ci connota, che temiamo di perdere nellabbandonarci
a sensazioni non controllate, ci accompagna e ci condiziona perennemente,
nella costante ricerca di senso e funzionalità. Ed è così
che ogni esperienza di stupore, di meraviglia, anche di dolore, viene
soppressa dalle voci dei luoghi organizzati per la ricerca del divertimento,
parola dordine di una società che impone anche la dimensione
del piacere, misurato e controllato secondo parametri rigorosamente scientifici.
La smania della vacanza si inquadra nella stessa ottica. Le vacanze, momento
di sospensione dalla quotidianità, hanno il carattere di pausa
la cui durata è misurata da un tempo più o meno lungo. Esse
rappresentano un momento di verifica delle immagini che sono state artatamente
fornite per evitare forme di sorpresa. Andare a verificare
che la realtà somigli alle immagini è lo scopo della vacanza,
le apparecchiature fotografiche poi, forniranno il materiale per raccontare
quanto si è visto. La vacanza diviene lintermezzo spazio-temporale
tra un prima e un dopo in un certo senso già conosciuto. Locchio
vede attraverso il filtro della macchina da presa per dominare il mondo
e le persone: il turista occidentale aliena gli altri e nello stesso tempo
aliena anche se stesso.
Lofferta preconfezionata di un pacchetto tutto compreso
nel quale un trasferimento è spacciato per viaggio,
comprende lorganizzazione di ogni dettaglio, l eliminazione
di ogni imprevisto e fornisce sicurezza. Raggiungere una meta senza uscire
dallorizzonte abituale, cioè attuare un progetto basato su
una organizzazione meticolosa, e raggiungere lo scopo prefissato, dopo
aver valutato i costi e i benefici, risponde alla stessa logica di controllo
capillare della società: incasellare ogni forma di dispendio di
energie in un susseguirsi programmato di azioni e reazioni, ponendo cura
che non diventino interazioni. Le energie sono convogliate verso settori
di interesse prettamente materiale, il tutto spacciato come condizioni
di vero benessere. In realtà il potere, attraverso la massa informe
del controllo totale, sfodera la capacità di volere e sapere utilizzare
a proprio vantaggio linvolucro della nostra esistenza e si insinua
dovunque con la sua subdola pervasività. Il godimento, il restare
estasiati dinanzi allignoto, il trovarsi a vivere senza una meta
ben definita o una dimora garantita sono dimensioni contemplate solo in
quanto emozioni più o meno forti fornite dal programma della vacanza.
Deprivati dellesperienza diretta di metterci in relazione e alla
prova, in unottica di apertura costruttiva verso nuove sollecitazioni,
siamo indirizzati a usufruire di una trama organizzativa predefinita.
Correre il rischio di non essere riconosciuti secondo codici condivisi
non è contemplato se non in modalità precostituite. Accuratamente
evitata è quella dimensione che ci pone di fronte allignoto,
dove i confini non ci sono o sono appena accennati e dove ci si scopre
allo sgomento e allimponderabile aprendo gli abissi che sottostanno
alla previsione razionale.
Nulla a che vedere con il viaggio al quale appartiene lo spaesamento
indotto da una nuova situazione, interiore o di relazione esterna, ma
che in ogni caso si spinge al di là dei confini conosciuti, fonte
di impulsi creativi produttori di nuove energie, godimento e gioia di
vivere. Il viaggio elimina la meta, dischiude il mondo in tutta
la sua ricchezza, la sua diversità, la sua complessità,
come anche la sua semplicità che in questottica non si associa
a inutilità e a spreco. Ritrovare la dimensione del sé nellincontro
di odori, sapori, temperature, colori che animano sensazioni spontanee,
accolte nel loro manifestarsi come flussi dinamici di vitalità,
nello sprigionarsi inaspettato di forze evocatrici di piaceri ancestrali,
inebria e stordisce nello stesso tempo in cui disintossica e offre spiragli
ad una prospettiva di liberazione scevra da contaminazioni di ottiche
opportuniste.
Ciò che viene spacciato per viaggio è ciò
che ad esso è più estraneo, ossia la totale assenza di quel
margine di imprevedibilità che consente ai soggetti di operare
volta per volta le loro piccole e grandi scelte. Nel pacchetto turistico
ogni scelta è effettuata a monte, è condizionante e orientativa
rispetto allapproccio al nuovo, al diverso. Il turista va alla ricerca
di nuove esperienze, di novità, ma con il preciso convincimento
che trattasi di situazioni momentanee che possano essere facilmente abbandonate
a favore dellabituale sicurezza rappresentata dalla propria dimora,
contemporaneamente rifugio e prigione. Le stravaganze, le estremizzazioni
sono legate solo al particolare momento e devono essere eccitanti tanto
quanto basta per non essere sconvolgenti. Il mondo edulcorato che il turista
incontra è essenzialmente strutturato su criteri estetici che non
coinvolgono dimensioni lesive della tranquillità, del godimento
e del divertimento: contaminazioni con la vita reale non rientrano nella
programmazione controllata.
Accelerazione della storia, restringimento dello spazio e individualizzazione
dei destini sono gli aspetti che Augé individua per delineare
la postmodernità della quale il turismo in questa forma spettacolare
è una manifestazione. La possibilità di muoversi in tutte
le direzioni sul pianeta che abitiamo è agevolata dalla mole notevole
di informazioni e delle immagini che ci raggiungono: i viaggi sono pacchetti
che si possono acquistare. Il turista ha lopportunità di
coprire tutte le distanze in tempi più o meno brevi, e, appartenendo
mediamente ai paesi più sviluppati va a visitare anche paesi che
i migranti lasciano alla ricerca di una vita migliore.
La maggior parte dellumanità ha una fissa dimora, al contrario
di coloro i quali per ragioni economiche o politiche sono costretti a
migrare. Su questa rete si dipanano i percorsi turistici che sono organizzati
facendo attenzione a non contaminare, con i settori peggiori dei paesi
attraversati, limmaginario vacanziero del turista. A fronte delle
difficoltà interne di alcuni paesi, in certi casi, le attrattive
turistiche rappresentano il solo elemento che rende conosciuto un luogo
nellambito di una carta del tempo libero e dellesotismo
programmato allinterno della quale il patrimonio culturale
dellumanità diviene tale in quanto oggetto di consumo. Lesperienza
della scoperta progressiva del paesaggio ha in sé il sapore del
tempo che fluisce e ha a che fare con lorizzonte in quanto limite
fra il qui e loltre. I nonluoghi e lartificialità
delle immagini invece connotano il paesaggio contemporaneo, gli uni legati
ai processi di uniformazione, laltra alla spettacolarizzazione,
entrambi scaturiti dallattività umana, ma spodestati della
loro esistenza simbolica: in essi è impossibile perdersi
o ritrovarsi.
Negli spostamenti confezionati non è prevista nessuna
forma di curiosità che non sia stata già programmata, viene
attivato il controllo del tempo e dello spazio: capacità di ridurre
le distanze e di guadagnare tempo con spostamenti veloci.
Il tempo del turista si consuma nellimmediatezza, a fronte del tempo
del viaggiatore che ha in sé la possibilità della scelta
e nella dimensione di passato/presente/futuro si concede relazioni più
o meno importanti, comunque interessanti. Dice Augé: Pensare
la vita al passato, al presente o al futuro significa pensarla con lirrealizzabile
desiderio di ritrovare, di fermare o di inaugurare il tempo. Il viaggio
più banale partecipa di questa illusione,
progetto, parentesi
e ricordo. Perciò ci sarà sempre, in ogni turista, un viaggiatore
che sonnecchia e ogni tanto si sveglia alla vista di un paesaggio, perché
un vago ricordo affiora in lui come uno strano e familiare malessere.
I tour operator hanno recintato, impossessandosene, i luoghi dove
inviano i loro clienti con garanzia di protezione. I clienti, rivendicando
il loro diritto di ritemprarsi il corpo e lo spirito, grazie alle loro
possibilità economiche, sbarcano in questi luoghi ignari
di ciò che li circonda realmente, per consumare la merce fornita
da quel sistema che Canestrini definisce bioimperialismo o biopirateria.
Braidotti sottolinea come il sudore e il sangue a poco prezzo della manodopera
del terzo mondo insieme alla spasmodica ricerca dello stordimento
da ipersaturazione dei consumatori del mondo civilizzato che per
raggiungere lobiettivo sono disposti a svendere la loro esistenza,
intensifica i rapporti di classe. Nella società postmoderna le
disuguaglianze strutturali che separano i due mondi, sono, grazie al potere
mediatico della visualizzazione, forma suprema di controllo, velata dalla
mercificazione e dal simultaneo conformismo delle culture.
La comunicazione affidata alla tecnologia in nome dellevidenza e
del presente, pretende di oltrepassare, ritenendole difficoltà,
sia la sfera di mistero, sia quel senso di incertezza e di insensatezza
che accompagnano il linguaggio e le fragilità espressive dellesistente.
Lhomo communicans trasmette o riceve informazioni e
non si interroga sul suo essere, al contrario il viaggiatore ideale
va alla ricerca di sé e vive le esperienze cercando di raggiungere
una consapevolezza che non afferrerà mai. Oggi il turismo è
legato più alla dimensione della comunicazione che a quella del
viaggio. Le leggi del turismo sono la distensione, lesotismo, la
cultura; per esso la natura e i monumenti sono godibili da lontano, offerti
allo sguardo umano che li utilizzerà per farne oggetto di descrizioni
ad altri.
La nozione di limite introduce la problematica del rispetto altrui e quella
del superamento del limite stesso. Avere consapevolezza del limite favorisce
la possibilità di oltrepassarlo, non avere consapevolezza contribuisce
ad unespansione incontrollata e incontrollabile che sfugge alla
problematizzazione. La coscienza è parte integrante del sé,
il concetto di limite le è proprio: che cosa significa avere coscienza,
se non avvertire il proprio limite oltre il quale si invade il limite
di interazione con laltro, occupandone lo spazio vitale? Lo spazio
umano ha i suoi limiti in base ai quali si costituisce la misura necessaria
di un appropinquarsi discreto che rispetti la diversità umana e
ambientale, pena lo sconfinamento e in alcuni casi loccupazione
indebita di spazi altrui.
Il popolo dei migranti porta con sé un bagaglio a noi occidentali
sconosciuto; la sfida è mettere in comune con loro ciò di
cui noi occidentali siamo portatori, insinuando il dubbio nelle nostre
e nelle loro certezze, perché la ricerca di un mondo diverso condivisibile
prevede il superamento dei limiti, in quanto confini apparentemente invalicabili,
e soluzioni altre che siano comprensive delle complessità e diversità,
quindi delle ricchezze che ogni esperienza umana contiene, e che esprimano
la condizione qualitativa della solidarietà e libertà
di tutti.
Lesperienza del viaggio può favorire lincontro
in altri luoghi dellaltro, a livello locale può incoraggiare
lo scambio con laltro, con il migrante. Questo atteggiamento
di apertura, di solidarietà umana, che viene opportunamente evitata,
implica una forma di intelligenza creativa la quale si attiva in un clima
di complicità capace di rendere la critica una forma di simpatia
e non una modalità reattiva ad una situazione: la creatività
che lascia libera espressione alla interazione per consentire lo scambio
creativo e la conoscenza condivisa.
Per riprendere una interessante suggestione di Hans Magnus Enzensberger,
possiamo sottolineare come il lusso, quello vero, non è acquistabile
con moneta corrente, esso si esprime nella condizione di poter usufruire
di tempo da spendere come meglio ci aggrada, spazio da delineare e occupare
nelle condizioni a noi più congeniali, sicurezza e quiete raggiungibili
attraverso la libertà di decidere quando e come usufruire delle
informazioni, e del nostro tempo libero. La forza di penetrazione di un
sistema che controlla limmaginario collettivo, lo orienta e lo organizza,
facendo passare per norma una condizione che pesca le sue radici altrove,
si esprime anche nella noiosa e ricorrente domanda: dove sei andato in
vacanza? Quasi fosse un obbligo e una soluzione doverosa per sottrarsi
allimpossibilità di restare a vivere in città nei
mesi estivi dove squallore e sconforto fanno da corollario a un senso
di inadeguatezza al sistema che in molti casi si traduce in una rincorsa
ad adeguarsi alla disumanizzazione in corso dei vissuti personali
e collettivi.
Destrutturando la visione della vacanza quale necessaria occupazione
di territori e assimilando lidea di viaggio come spaesamento
e scambio in un processo di interazione permanente, è possibile
suggerire un ulteriore percorso costruttivo per unumanità
che non si confronti più con laltro per riconoscersi, ma
con laltro come espressione della diversità, ossia della
ricchezza della vita.
Riferimenti
bibliografici
Marc Augé, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della
surmodernità, Milano, Elèutera, 2002.
Marc Augé, Rovine e macerie. Il senso del tempo, Torino,
Bollati Boringhieri, 2004.
Zygmunt Bauman, La società dellincertezza, Bologna,
Il mulino, 1999.
Rosi Braidotti, In metamorfosi. Verso una teoria materialistica del
divenire, Milano, Feltrinelli, 2003.
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settembre - dicembre 2004 |