Intervista a Franco Piperno

Redazione
Come vedi attualmente la situazione europea e il problema di una diversa collocazione internazionale del nostro paese?

Franco Piperno
Il primo dato emergente dall’attuale contesto internazionale europeo è la crisi degli stati nazione che non riescono a governare i processi indotti dalla globalizzazione e mondializzazione della economia. Le crisi sempre più frequenti dei mercati finanziari e delle borse sono riconducibili a questo fattore; del resto nel nostro paese sono fatti recenti le vicende Parmalat e la crisi della Cirio che diventano spiegabili solo se collocate nel contesto di una accentuata trasformazione in capitale finanziario del capitale costante. La crisi dello stato nazione, dello stato piano, la stessa crisi del Welfare si definisce nella non governabilità dei bisogni di massa che si manifesta in una sempre più diffusa conflittualità sociale. A questo livello una risposta nuova può essere data dal recupero del protagonismo delle città, le nuove comunità destinate a superare l’impasse in cui si trovano i governi-nazione. Già in passato nella storia europea, quando entrò in crisi l’universalismo dell’Impero, abbiamo potuto verificare il ruolo nuovo, le energie produttive, la creatività, un nuova definizione dell’appartenenza messa in atto dalle città. In una fase in cui l’identità di classe appare attenuata, lo stato nazione è in crisi, l’impero conferma la natura spettrale del comando sociale bisogna articolare le pratiche, i discorsi, la stessa elaborazione teorica nella direzione di una nuova comunità, le città, che devono diventare l’asse strategico di un processo di trasformazione.

Redazione
Un giudizio sul movimento dell’autonomia e sul dibattito relativo all’amnistia.

Franco Piperno
Il movimento dell’autonomia fu la sintesi, il punto d’arrivo, la realizzazione delle istanze di liberazione, delle aspirazioni, delle tensioni di classe emerse nel ’68 che caratterizzarono tutto il decennio chiuso dai tragici eventi del ‘77/’78. Purtroppo quel movimento ebbe una battuta d’arresto con la comparsa sulla scena del partito armato sulle cui origini, fonti di finanziamento, la stessa natura dei mandanti non c’è stata sufficiente chiarezza. La nefasta equazione istituita da alcuni organi di stampa in quel periodo fra antagonismo sociale e lotta armata spinse molti ad allontanarsi dalla politica, ma non bisogna dimenticare che da parte dell’autonomia vi fu una severa condanna di alcuni tragici episodi come l’omicidio di operai e sindacalisti.
La criminalizzazione delle lotte portò al processo di Aprile, al falso teorema Calogero e alla caccia ai cattivi maestri costretti a fuggire e lasciare il paese. In quel momemto abbastanza attenta si mostrò la posizione del governo francese che si presentò sul piano internazionale come garante della libertà e del pensiero critico accettando gli esuli. A proposito della amnistia credo sia un elemento residuale del dibattito; concedere l’amnistia ai pochi fuorusciti o a quelli che sono ancora in carcere non può cancellare la devastazione delle intelligenze, delle energie di pensiero, delle vite che volevano cambiare il mondo e che invece approdarono a percorsi solitari di cui si sono perdute le tracce.

Redazione
La tua opinione sull’attuale situazione universitaria e sui processi di precarizzazione introdotti dal disegno di legge della Moratti.
A tal proposito già la rivista Le passioni di sinistra ha fatto riferimento ad un tuo intervento su Derive/Approdi dal titolo Vivere fra le rovine in cui avanzi l’ipotesi di una disarticolazione dell’isituto arcaico delle facoltà per aprire la strada a Dipartimenti tematici come L’acqua nel mondo attuale e nella poesia del Petrarca, Teorie deduttive e formalismi, etc.

Franco Piperno
A questo proposito penso che in una fase in cui è sempre più stretto l’intreccio fra sapere e produzione, infatti viene accordato uno spazio sempre più ampio al sapere produttivo, debba essere preservata e ribadita l’autonomia della cultura, l’autonomia del sapere, la possibilità di progettare un mondo a venire. So che il contesto in cui nacque questa elaborazione teorica è quello della filosofia idealistica hegeliana, il momento in cui lo Spirito nomina se stesso, ma questo non impedisce di marcare l’autonomia di un sapere altro di cui abbiamo urgente bisogno. Questa possibilità risulta compromessa nella visione aziendalistica che governa le linee direttive del disegno di legge della Moratti e degli ultimi interventi dei governi in materia di politica universitaria.

Redazione
Il dibattito sulla neutralità della scienza si è coniugato in passato con un forte protagonismo di classe. Qual è la tua opinione sulle forme del sapere nel post-fordismo e un giudizio particolare sulla fisica teorica?

Franco Piperno
Tutta la storia del ventesimo secolo, le tragiche vicende di Hiroshima dimostrano che l’intreccio fra scienza e produzione è molto stretto. In questo senso in virtù del dibattito avviato negli anni sessanta dalla scuola di Francoforte nessuno sostiene che la scienza sia neutrale, anche se bisogna registrarne una certa attenuazione. Tuttavia, la scienza, questa nuova dimensione dell’uomo moderno non presenta solo aspetti governamentali e di controllo, essa apre la possibilità di creare un mondo diverso, un mondo altro. A tal proposito vi è una articolazione differente del sapere scientifico rispetto al sapere filosofico. Mentre il filosofo può in alcuni casi azzerare le filosofie precedenti e sostenere che la propria filosofia si presenta come assolutamente inaugurale nella storia del pensiero, il fisico e il matematico, il chimico non possono ignorare i livelli di conoscenze acquisiti dalla comunità scientifica fino a quel momento, devono entrare in rapporto di comunicazione con gli scienziati attraverso il linguaggio matematico che si è rivelato una delle più importanti creazioni della cultura occidentale. Questo elemento lo richiamavo anche nell’articolo precedentemente citato sull’università, l’unificazione del sapere attraverso il linguaggio delle fisica matematica inaugurata da Galilei e Newton; il fatto che questo linguaggio sia diventato un linguaggio universale più idoneo di linguaggi elaborati in comunità aborigene o indiane significa che la strategia dei linguaggi matematici è la più opportuna e utile per interpretare il mondo. Non è il mondo che ha una struttura matematica, ma la matematica serve ad interpretare la struttura del reale.

Redazione
In questo senso ritieni che posizioni radicali come quella dell’anarchismo metodologico di P. Feyerabend siano criticabili?

Franco Piperno
La lettura di P. Feyerabend mi ha aiutato a superare quelle posizioni teoriche che danno una importanza decisiva al metodo, a pensare con metodo, ad operare con metodo. La complessità dell’impresa scientifica non può essere isterilita nella posizione di questioni metodologiche.

Redazione
In questo senso una complessità che va interpretata anche con qualche riflessione sulla unidimensionalità del pensiero occidentale seguendo le indicazioni di J. Derrida sul concetto di differenza.

Franco Piperno
La complessità della scienza non può essere ridotta ai saperi positivi, ma deve mettere in discussione le condizioni di produzione del sapere.

Redazione
Come vedi la situazione della sinistra nella fase attuale e che ruolo può svolgere in essa la sinistra antagonista?

Franco Piperno
È opportuno liberarsi dei miti, dei pesanti fardelli del passato che a volte condizionano anche la possibilità di operare nel presente. Bisogna liberarsi anche delle gabbie linguistiche. Penso che uno dei meriti dei movimenti degli anni sessanta e settanta sia stato quello di introdurre elementi di chiarezza sia rispetto alla società capitalistica che al comunismo realizzato. Ciò che sta avvenendo di nuovo nell’area dell’antagonismo la cui politica seguo anche per quello che esprime nel movimento no global è la critica che viene portata rispetto ad un ambiguo concetto di continuità storica nella tradizione del movimento operaio, il noi veniamo da lontano. In questo senso dare spazio ai nuovi soggetti, ai soggetti della sovversione e dell’antagonismo sociale, vuol dire saltare quei livelli di mediazione praticati dalle forze tradizionali della sinistra, aprirsi a nuove esperienze di comunità che in modo trasversale stanno attraversando il tessuto sociale. In questi territori, in questi spazi decentrati, nelle località, nelle città, aprendo vertenze nelle città bisogna cominciare a porre questioni come la richiesta del reddito sociale e del reddito garantito.

Redazione
Intendi dire che lo spazio della multitudo è molto più ampio dei ristretti confini del territorio metropolitano?

Franco Piperno
È quello che intendevo dire. Io sono nato a Catanzaro e lascio immaginare a chiunque che tipo di realtà cittadina ho vissuto. È di là che bisogna ripartire, governare il discorso della critica critica, per tornare a pensare, a fare mondo, a trasformarlo.

maggio - agosto 2004