Diritto di asilo: una questione di civiltà
di Domi Bufi

Ogni giorno la violazione generalizzata dei diritti umani, l'aumentare delle guerre, l'intensificarsi dei conflitti inter-etnici e di religione, costringono milioni di persone ad abbandonare la loro casa, la famiglia, il lavoro, gli amici e ad intraprendere un viaggio in condizioni disumane in cerca di quella protezione e sicurezza che il loro paese non può più garantire. Sono spesso “etichettati” come clandestini e irregolari, ma sono persone con un nome e una storia drammatica che hanno diritto a protezione, aiuto, accoglienza e dignità.
Il diritto internazionale li definisce rifugiati. In base all'art. 1 della Convenzione di Ginevra del 1951, il rifugiato è colui o colei che: temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori dal Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese.
I rifugiati sono titolari del diritto d'asilo, un diritto umano fondamentale, riconosciuto dalle convenzioni internazionali e dalla Costituzione italiana ma che in Italia - unico tra i paesi dell'Unione Europea - non ha mai trovato attuazione in una legge organica. Tale lacuna legislativa rischia ogni giorno di mettere a repentaglio la sicurezza di chi arriva per cercare protezione.
In Italia la situazione in cui si trovano i rifugiati è resa ancora più grave non solo a causa della mancanza di una legge organica in materia, ma anche per la mancanza di programmi di integrazione ed assistenza per coloro che riescono ad ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato.
Inoltre la legge sull'immigrazione recentemente approvata (la cosiddetta Bossi- Fini) rende di fatto impossibile l'esercizio stesso del diritto di asilo.
Infatti la Bossi-Fini prevede il trattenimento nei Centri d'accoglienza dei richiedenti asilo che entrano privi di documenti di identità o con documenti falsi. La legge sembra ignorare del tutto che i rifugiati in fuga da situazioni di persecuzione e tortura sono costretti quasi sempre dalle circostanze a fuggire in modo illegale dalla propria patria e ad entrare irregolarmente nel paese in cui chiedono asilo.
L'aspetto più grave ed inaccettabile della legge è ravvisabile nella norma che prevede in caso di respingimento della richiesta d'asilo la possibilità di presentare ricorso prima dell'espulsione. Tuttavia il ricorso non sospende il provvedimento di espulsione. Così di fatto viene negata la tutela giurisdizionale del richiedente asilo.
I rifugiati hanno un volto, un nome, una storia di persecuzioni e fughe alle spalle. E' una questione di civiltà garantire loro il diritto di asilo. E' un dovere politico restituire ai rifugiati la dignità e dare loro l'opportunità di costruire una nuova storia che guardi al futuro.
Amnesty International, insieme a Medici Senza Frontiere e ICS Consorzio Italiano di Solidarietà, è promotrice di una campagna nazionale sul diritto d'asilo che chiede, fra l'altro, l'approvazione di una legge organica sul diritto di asilo che possa finalmente attuare quanto disposto dall'articolo 10 della Costituzione italiana, nel rispetto degli atti internazionali sottoscritti dall'Italia e della scadenza del 2004 per il processo di armonizzazione europea sulla materia.
La campagna mira a suscitare una sensibilità diffusa sulla figura del rifugiato, richiamando la necessità di una legge che si basi su alcuni principi fondamentali: il non trattenimento coatto dei richiedenti asilo, un esame delle domande non sommario da parte di organi indipendenti e competenti, la possibilità per i richiedenti di restare in Italia fino alla conclusione della procedura, incluso l'eventuale ricorso contro il diniego dello status di rifugiato.
E' in questo contesto che s'inserisce una delle principali iniziative della campagna che è lo spettacolo teatrale “Dinieghi” del gruppo “Teatro di Nascosto – Hidden Theatre” di Volterra.
“Hanno fatto viaggi lunghi, pericolosi, con la speranza di un futuro migliore. Hanno lasciato tutto: la casa, il lavoro, il loro ambiente naturale, i loro amici, la loro vita in famiglia... Sono partiti da Afganistan, Iraq, Turchia, Nigeria, Congo… e sono arrivati in Italia. Hanno vissuti di guerra, di oppressione, di paura; una paura continua di dire qualcosa di sbagliato alla persona sbagliata, di finire (per molti, un'altra volta) in prigione, di morire sotto le bombe, di sparire in misteriose stazioni di polizia… Una commissione deciderà sul loro futuro”.
Così inizia “Dinieghi” che è un'esperienza di “teatro reportage” unica nel suo genere, in quanto unisce lo spettacolo teatrale all'inchiesta giornalistica. Nasce dalle esperienze di vita personali degli allievi e amici dell'Accademia di Teatro Reportage per Rifugiati e Richiedenti Asilo del Teatro di Nascosto – Hidden Theatre. L'Accademia è, infatti, un laboratorio e allo stesso tempo un'esperienza di convivenza tra rifugiati provenienti da tutto il mondo.
In scena sono loro stessi a raccontare al pubblico le persecuzioni che li hanno costretti a lasciare il Paese natale. Questo avviene nella simulazione scenica di un'audizione di fronte alla Commissione centrale deputata alla valutazione dei casi e al riconoscimento dello status di rifugiato.
Altra iniziativa sul diritto d'asilo, questa volta tutta pugliese, è il video “Rifugiati”, prodotto dall'associazione “Finis Terrae” e dalla cooperativa sociale “Il Nuovo Fantarca” di Bari.
“Rifugiati” è girato nei Comuni salentini di Carpignano e Maglie, in strutture di accoglienza inserite nel Programma Nazionale Asilo. “Dall'inizio degli anni Novanta decine di migliaia di rifugiati sono arrivati sulle coste del Salento. Li abbiamo accolti in grossi centri, lontani dalle città, circondati da mura e recinti, nascosti, muti. Quasi tutti sono andati via dopo pochi giorni, decine di migliaia, senza lasciare alcuna traccia del loro passaggio. A Carpignano e a Maglie volevamo dimostrare che quei rifugiati potevano essere accolti in un modo diverso, dentro le città, tra la gente a sorseggiare caffè. Volevamo che il nostro piccolo progetto di accoglienza avesse un grande valore simbolico. Volevamo restituire tutto lo spazio e il tempo rubato a loro, ai rifugiati” [Ass. Finis Terrae].

Amnesty International
Gruppo 236 Molfetta
gr236@amnesty.it

settembre - dicembre 2003