1. Introduzione
L'analisi deve essere spostata su quel passaggio delicato che segna l'evoluzione dall'imperialismo all'impero. Negri ed Hardt individuano nel New Deal il momento di instaurazione di un regime governamentale del mondo. La definizione dei ruoli che nella economia globale si verificò con la politica degli alti salari non risultò evidente nella fase di avvio del nuovo ciclo espansivo.
Ai movimenti della soggettività operaia nella nuova fabbrica fordista si rispose con una politica di contenimento intesa a soddisfare i bisogni elementari della nuova classe operaia attraversata da tendenze anarchiche e luddiste. Lo stato interveniva nella mediazione del ciclo economico definendosi come un fattore decisivo degli investimenti produttivi. Strade, scuole, ospedali, accademie, amministrazione pubblica diventano i nuovi settori in cui impiegare la forza-lavoro inducendo un notevole processo di terziarizzazione del tessuto sociale.
“Con il New Deal si consumava una rottura definitiva con le precedenti forme della regolazione liberale dello sviluppo economico. Ma soprattutto per la prospettiva che stiamo sviluppando, l'importanza del New Deal non va colta soltanto nella sua capacità di ristrutturare i rapporti di produzione e di potere in uno solo tra i paesi capitalistici dominanti, bensì nei termini dell'impatto a livello mondiale che non fu né diretto e neppure deliberato, ma nondimeno profondo. Con il New Deal veniva avviato un reale processo di superamento dell'imperialismo.” (1)
2. Il passaggio all'imperialismo
Bisogna rileggere la storia degli anni successivi alla crisi del '29 per rinvenire le linee del nuovo assetto mondiale, dopo la grave crisi economica e la conseguente recessione in tutti i paesi capitalisti. Come prima approssimazione, si può distinguere la risposta data al nuovo protagonismo di classe negli U.S.A. e nei Paesi europei. Sotto questo profilo, pur evitando facili schematismi, si può sostenere che mentre il New Deal, il fordismo e il taylorismo caratterizzano la risposta alla crisi nel nuovo continente dell'America del Nord, gli Stati europei, specialmente Germania e Italia, rimangono ancorati al vecchio modo di produzione capitalistica che trova nei regimi nazi-fascisti la sua legittimazione a livello statuale.(2) Il colonialismo, la xenofobia e l'autarchia rappresentano i corollari di questa gestione autoritaria dello stato, pur in presenza di un avviato processo di mondializzazione dello scambio economico. Le politiche coloniali tendevano, infatti, alla conquista di territori ricchi di materie prime, prodotti combustibili, petrolio che diventeranno fattori decisivi dello sviluppo dopo la fine della guerra. Anche se verranno varati ingenti piani di opere pubbliche in linea con le indicazioni della politica keynesiana, il tracollo dei regimi nazista e fascista sarà determinato dalla dipendenza dal mercato estero per il drenaggio delle materie prime e da un costante disavanzo nella bilancia dei pagamenti.
Sul piano generale il keynesismo rappresentò una decisiva forma di organizzazione governamentale della società. Non essendovi territori da conquistare, il capitale delinea nuove forme di sussunzione della forza-lavoro al regime di produzione capitalistica. Mentre precedentemente l'ambito della sfera privata era tenuto fuori dallo scambio lavorativo, le nuove forme di sussunzione organizzano il tempo libero, forniscono case, asili, ospedali, la salute fisica e mentale, la cura del corpo, l'istruzione.
“Il New Deal produsse la forma più avanzata di governamentalità disciplinare. Con questa espressione non si vogliono indicare soltanto le forme giuridiche e politiche dell'organizzazione della disciplina. Vogliamo dire che in una società disciplinare l'intera società, in tutte le sue articolazioni produttive e riproduttive, è sussunta sotto il comando del capitale e che la società tende, gradualmente ma con irriducibile continuità, a essere governata esclusivamente dalle norme della produzione capitalistica. Una società disciplinare è dunque una società fabbrica.” (3)
L'instaurazione della società disciplinare coincide con l'estensione del Welfare a livello mondiale, la fine dell'isolazionismo americano rispetto agli eventi europei e l'inserimento organico degli stati europei nel regime imperiale.
“In definitiva l'entrata degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale legò indissolubilmente il New Deal alla crisi dell'imperialismo europeo e lo proiettò sulla scena del governo mondiale come un modello alternativo perfettamente pronto. Da questo punto in poi, gli effetti della riforma del New Deal si sarebbero fatti sentire nel mondo intero.” (4)
Un elemento decisivo negli equilibri generali, fattore che sarebbe stato determinante nella storia della seconda metà del secolo, diventa il rapporto dell'Occidente con i paesi produttori di petrolio. La continua ricontrattazione del prezzo del greggio è un attacco al Welfare come si è configurato in questi anni. Iran, Iraq, Kuwait, Emirati arabi, tutti i paesi del Golfo Persico rappresentano una minaccia per le condizioni di vita dell'Occidente, nel caso si proceda ad una nuova e non sostenibile contrattazione del prezzo del petrolio. Gli eventi degli ultimi anni, con la congiunta emersione di forme di integralismo religioso, quello islamico in modo particolare, sono il tentativo esasperato di colmare il dualismo esistente fra paesi arabi e paesi occidentali. In Occidente le democrazie blindate e nel mondo arabo i regimi totalitari tengono bloccati i bisogni delle masse, che in molti casi conducono una vita ai limiti della sussistenza. Si tratta di introdurre forme di controllo governamentale nei due mondi, per estendere una maglia repressiva che blocchi il delinearsi di alternative praticabili. L'obiettivo venne perseguito con la decolonizzazione, il decentramento produttivo e pratiche di sorveglianza. Nei paesi opulenti il lavoro si configurava sempre più come assegnazione al lavoro, mentre nelle aree sottosviluppate come disperata ricerca di mezzi di sussistenza. Il movimento rispose in quegli anni con il rifiuto del lavoro e la richiesta del salario sociale garantito; in tutto il mondo si assisteva a fenomeni di guerriglia urbana e agli espropri proletari. Il balzo in avanti nella composizione organica del capitale si ebbe con l'avvento della Computer science. Forza lavoro intellettuale, non più inquadrabile nel terziario avanzato venne proiettata nella nuova dimensione del pensiero macchinico, un dispositivo creato per catturare il corpo e la mente. (5)
3. Lo stato sovietico, la rivoluzione mancata
L'analisi della nuova fase imperiale non può ignorare che nel secolo scorso vi fu il poderoso tentativo di edificare una società alternativa all'Occidente capitalistico in Unione sovietica. La Rivoluzione d'Ottobre segnò una incrinatura fondamentale nella evoluzione traumatica e violenta degli stati capitalisti. La distruzione del regime zarista apriva nuove possibilità all'idea marxiana di edificare una società comunista. La documentazione su quegli eventi è diventata così ricca ed articolata che i teorici concordano su alcune ipotesi fondamentali. Prima la fase del comunismo di guerra, poi la Nuova Politica Economica impedirono che si ponesse in primo piano la realizzazione delle singolarità all'interno della costituzione della moltitudine. La realizzazione delle singolarità come fattore produttivo, lo spazio della creazione e del desiderio. Purtroppo la torsione produttivistica data dalla Nuova Politica Economica introduceva nelle fabbriche sovietiche le stesse modalità di estorsione del plusvalore utilizzate ampiamente nel mondo occidentale.
“La nostra tesi che condividiamo con molti studiosi del mondo sovietico è che il sistema è entrato in crisi ed è infine crollato soprattutto per la sua strutturale incapacità di superare il modello della governamentalità disciplinare, sia nelle articolazioni produttive tayloriste e fordiste, sia nella forma del comando politico socialista che modernizzando il sistema dall'interno, agiva imperialisticamente all'esterno.” (6)
Nella letteratura marxista sembra ormai acquisito che il primo posto vada accordato ai soggetti. Con la classe, il partito, lo stato bisogna recuperare lo spazio di costituzione ontologica dei soggetti, lo spazio della vita, il fare mondo. Questo spazio fino a questo momento è stato bloccato.
“Le nuove realtà produttive, la nuova vivente moltitudine del lavoro intellettuale fu rinchiusa dai leader sovietici nelle gabbie disciplinari di una economia di guerra ( una guerra costantemente invocata dalla retorica) e venne blindata dalla struttura dell'ideologia lavorista e dello sviluppo economico socialista, cioè da una gestione socialista del capitalismo che non aveva più alcun senso.” (7)
Anche in Unione Sovietica venne avviata una fase di grandi opere e un processo di industrializzazione forzata attraverso l'attuazione di piani quinquennali. La burocrazia ne verificava la produttività sulla base dei risultati conseguiti, deportando masse di lavoratori e perseguendo le minoranze. Si tendeva a soffocare le scarse isole di dissenso imponendo una ideologia ritenuta indiscutibile. I piani non conseguirono i risultati sperati e vennero progressivamente introdotti spazi di libero mercato, per associare i lavoratori mediante il lavoro a cottimo alle scelte produttive. La caduta del muro segnò ormai l'anacronismo dei due blocchi contrapposti dal momento che modalità di produzione capitalistica esistevano nell'intera economia globale basata sullo scambio.
4. Il lavoro immateriale
La post-modernità è caratterizzata dalla cospicua presenza della produzione immateriale. Secondo Negri e Hardt questo tipo di produzione si articola prevalentemente nel lavoro rivolto alla cura degli affetti, nella sanità, nel settore della salute mentale; nella gestione delle reti informatiche e nella costruzione delle banche dati; nella diffusine della informazione e nel settore dei media.(8)
L'aspetto nuovo di queste forme del lavoro è la costruzione di relazioni, intensità di affetti, percorsi di identità. Non credo che questa umanità nuova sia attrezzata per l'esodo, perché non riesce a superare i meccanismi di cattura che il potere esercita sui soggetti. Gli addetti alla sanità realmente svolgono un lavoro notevole e sono estremamente competenti, ma non si possono ignorare i mille casi di sfruttamento della nascita e della vita, il commercio degli organi, la contraddizione mai risolta fra cura della salute in strutture pubbliche e strutture private, le speculazioni sui farmaci, l'AIDS e il debito dei paesi terzi con le case farmaceutiche, il tenace tentativo di privatizzare la sanità pubblica. Internet, la nuova finestra sul mondo non va confusa con la vera comunicazione. I percorsi formativi cominciano a perdere il carattere della comunicazione per assumere l'aspetto di un soliloquio demenziale. Le aule diventano sempre più deserte perché nessuno è più in condizione di raccontare, di narrare, le grandi narrazioni. Hanno introdotto nelle università il triennio con i due anni di laurea specialistica. Nei mesi di Gennaio e Febbraio c'è l'interruzione delle lezioni per l'attribuzione dei crediti. L'università sembra un deserto. Gli studenti devono restare a casa a fare i compiti e per quei pochi ostinati che si recano in facoltà, per scoraggiarli, spengono il riscaldamento.
Il potere non sopporta i momenti e gli spazi di aggregazione perché possono diventare pericolosi per la stabilità del sistema.
Dei media e dei giornali è meglio non parlare. Il dementismo tradotto in immagine. Sono interessanti soltanto le storie, quando raccontano le storie. Una vita che si racconta. La sofferenza di un popolo raccontata in certe pianure russe coperte di neve. Gli indiani che scappano sulle montagne del Nevada lontano dalla civiltà del sangue e dei cannoni. Una donna braccata che partorisce in una grotta. Un urlo fra le montagne. Un film messicano.
“L'eccesso del valore è determinato dagli affetti, dalle prestazioni della mente e del potere generico di agire. La produzione delle merci è sempre più sistematicamente dominata dal linguaggio - ove per linguaggio occorre intendere macchine intelligenti continuamente rinnovate dagli affetti e dalle passioni.” (9)
Un ultimo aspetto della post-modernità è l'attacco all'idea di totalità e al pensiero dialettico, questa filosofia da caserma che ha dominato la strategia del movimento operaio ed ha impedito l'emergere della soggettività lasciandola sempre condizionata al rispetto delle compatibilità, alle pratiche frontiste, al consociativismo. Due pensatori hanno in modo decisivo espresso questa aggressione: Nietzsche e Wittgenstein. Il primo ha avanzato la tesi di una produzione della soggettività come potenza, cioè come costituzione di una autonomia irriducibile a qualsiasi sintesi astratta e trascendente. (10)
Il secondo esprimendo la consapevolezza di abitare in un deserto di senso, la coesistenza fra il misticismo della totalità e la tendenza ontologica verso la produzione della soggettività. (11)
5. Conclusioni
Per comprendere la storia del secolo è necessario fare riferimento a tre grandi fasi della lotta operaia e alle risposte che il capitalismo ha dato alle forme di organizzazione antagonista e alle domande emergenti nel corpo sociale.
a) La fase della grande industria in cui la figura dominante è l'operaio professionale che attraverso i sindacati, le leghe e il partito pose con forza la centralità della propria funzione all'interno del processo produttivo e rivendicava spazi di autovalorizzazione che la logica del profitto tendeva a negargli. In questa fase nella Russia zarista si manifestò la possibilità di costruire una società alterntiva al fronte imperialista borghese, basata sulla divisione collettiva delle risorse. La Rivoluzione di Ottobre segnò la radicalizzazione dei movimenti di classe nell'Occidente capitalistico e la rottura dei partiti comunisti con le strategie riformiste dei partiti socialisti nati con la II Internazionale.
b) Il secondo momento è rappresentato dalla comparsa dell'operaio massa che ricompone sul piano strategico la parzialità rappresentata dall'operaio professionale. I nuovi operai immigrati non riconoscono nella nuova fabbrica fordista e taylorista il luogo di sostegno per sfuggire alla fame e alla miseria, ma percepiscono la pervasiva estensione del regime di fabbrica all'intero arco della vita sociale, comprendente la casa, l'istruzione, il mondo degli affetti, il tempo libero, la salute, il tempo della vita. L'attacco al profitto mediante le rivendicazioni salariali diventa immediatamente lotta anticapitalista, rivendicazione di una nuova società in divenire, il popolo che arriva. In quel momento storico lo stato comincia a intervenire nella mediazione del ciclo economico e la lotta politico-salariale diventa anche la richiesta del controllo sullo stato.
c) La fase che stiamo vivendo che richiede ulteriori elementi di analisi e proposte strategiche è quella post-fordista dell'operaio sociale, addetto alla produzione immateriale. Questa fase si va sviluppando in uno spazio deterritorializzato che Negri e Hardt hanno definito impero. Il referente strategico è costituito dal movimento no-global che da Genova attraverso le manifestazioni di Firenze e Roma rivendica la necessità di decidere della qualità della vita, della pace e della guerra.
Post-modern melody
Canterò una melodia post-moderna alla ricerca dell'altro per trovare le sue orme sulla sabbia, per ricreare la comunicazione e aspettare il popolo a venire.
“Ognuno è rinviato a sé, ma poi si scopre che è ben poco”. Così si esprime Lyotard collocandosi sul piano della singolarità e dell'evento.
Vivere l'attimo, mettere in scena la crisi della totalità, delle narrazioni, dei partiti politici, delle nazioni. Secondo Negri il nucleo dell'attacco dei post-modernisti (Lyotard, Baudrillard, Derrida) alla totalità organica è la cultura illuministica, la razionalità illuministica. Questo attacco si esprime per Lyotard nella frammentazione che la grande narrazione illuministica ha ricevuto nei mille giochi linguaggio, i linguaggi delle culture nascoste, il linguaggio del corpo, i linguaggi codice, i linguaggi macchina, il linguaggio della politica.
Per Baudrillard nella fine del valore d'uso di merci, immagini, tempo vissuto, il valore d'uso del corpo, la riduzione a simulacro di tutto, l'urlo di esistere gridato sui graffiti metropolitani, la morte. Per Derrida nella differenza, nel pozzo come magma sotterraneo, trama libidinale, che non può essere iscritta sulla piramide, il rimosso non traducibile in codice e scrittura. Questi tre momenti (crisi delle narrazioni, la fine del valore d'uso, il pozzo) rappresentano la soglia critica della modernità e del suo piano di legittimazione, la razionalità illuministica. Ad essi sono dedicati i tre capitoli successivi. (12)
F.Lyotard
J.Derrida
J.Baudrillard
1) M. Hardt e A. Negri, op. cit., p. 229
2) “Da questa manovra venne la trinità dei principi che avrebbero costituito la chiave di volta del Welfare, la sintesi fra il taylorismo nell'organizzazione del lavoro, il fordismo nel regime salariale e il keynesismo nella regolazione macroeconomica della società.” M. Hardt e A. Negri, op. cit., p. 230
3) Ibidem
4) M. Hardt e A. Negri, op. cit., p. 231
5) “Gli stadi precedenti della rivoluzione industriale avevano introdotto macchine produttrici di beni di consumo e, in seguito, macchine produttrici di beni strumentali e di altre macchine; ora abbiamo invece a che fare con macchine che producono materia prima e beni alimentari, vale a dire con macchine che producono la natura e con altri tipi di macchine che producono cultura.”
M. Hardt e A. Negri, op. cit., p. 255
6) M. Hardt e A. Negri, op. cit., p. 259
7) M. Hardt e A. Negri, op. cit., p. 261
8) “Al giorno d'oggi, la produttività, la ricchezza e la creazione del surplus sociale sono determinate dalla forma della interattività cooperativa che corre lungo le reti dei linguaggi, delle comunicazioni e degli affetti. Nella espressione della sua potenza creativa, il lavoro immateriale esprime virtualmente un comunismo spontaneo ed elementare.” M. Hardt e A. Negri, op. cit., p. 275
9) M. Hardt e A. Negri, op. cit., p. 340
10) M. Hardt e A. Negri, op. cit., p. 351
11) Ibidem
12) “E' inopportuno generalizzare a proposito dei numerosi discorsi che si riconoscono sotto le bandiere del post-modernismo; tuttavia la maggior parte di essi sembrano ispirarsi – almeno indirettamente – alla critica di Lyotard delle grandi narrazioni, alle tesi di Baudrillard sui simulacri e, infine, alla decostruzione della metafisica occidentale di Derrida. Adottando spesso formulazioni semplicistiche e riduttive, alcuni esponenti del post-modernismo sostengono di avere come comune denominatore l'attacco generalizzato all'Illuminismo. Il programma di azione è chiaro: l'Illuminismo è il problema e il post-modernismo la soluzione.” M. Hardt e A. Negri, op. cit., p. 139.