Fermare il monopolio Microsoft
di Silvio Boccardi

Perché fermarlo e come preparare una postazione "Microsoft Free"

Sono convinto che chi mi legge abbia già motivi per avversare la multinazionale del software Microsoft. Non è quindi mio scopo quello di convincere alla resistenza nei confronti di Microsoft, piuttosto fornire elementi oggettivi a questa avversione e istruzioni per come dotarsi di un computer libero da software Microsoft.

Il primo e più noto motivo di avversione verso Microsoft è indotto dal monopolio globale creato dall'azienda americana con mezzi leciti e illeciti e che ha portato al fallimento di piccole e grandi aziende concorrenti. Motivazioni che hanno spinto persino il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d'America, sin dal 1991, ad intentare cause per milioni di dollari nei suoi confronti.
L'impero comincia a svilupparsi grazie all'accordo del 1981 tra IBM e Bill Gates per la produzione del sistema operativo DOS che avrebbe equipaggiato tutti i personal computer usciti dalle fabbriche della IBM stessa. All'epoca la IBM era di gran lunga il maggior produttore di computer e questo accordo faceva sì che la stragrande maggioranza dei computer fosse venduta con il sistema operativo di Bill Gates incluso. Era quindi antieconomico orientarsi verso un altro sistema operativo da acquistare separatamente e il sistema operativo DOS divenne presto uno standard di fatto. In seguito, grazie alla "segretezza" del codice, Microsoft poté più facilmente dei concorrenti sviluppare i software applicativi che sarebbero stati utilizzati per la gestione dei testi e per l'organizzazione degli uffici. Inoltre l'utilizzo di indispensabili routine del sistema operativo faceva sì che i concorrenti dovessero pagare alla Microsoft licenze per il loro utilizzo: ne consgue un oggettivo svantaggio nella commercializzazione di prodotti software concorrenti ed un guadagno di Microsoft anche dal lavoro di altre aziende. Così altri programmi si avviavano a diventare standard di fatto: Word ed Excel i più usati dai possessori di computer.
Nel 1991, a seguito di comportamenti tendenti a consolidare il suo monopolio, cominciano con alterne fortune i guai giudiziari di Microsoft; le controversie sono tuttora in corso e al momento nessun serio provvedimento è stato preso nei confronti della multinazionale.
Con l'introduzione della versione 95 di Windows, Microsoft ne tenta un'altra: obbliga i rivenditori a includere le licenze per Word ed Excel in tutti i computer su cui è installato Windows '95 e con la concessione ai distributori di sconti di quantità solo nel caso in cui si pagasse una licenza per ogni computer venduto (perché installare un secondo sistema operativo e pagare la licenza relativa se già pago la licenza di Windows?). Un altro colpo per i concorrenti in seguito bloccato dal Dipartimento di Giustizia statunitense. Ma la casa di Redmond non si arrende e inventa l'idea del software "integrato" nel sistema operativo: è il caso del web browser Internet Explorer. La casa concorrente, la Netscape, vede ostacolata la diffusione del suo Netscape Navigator che allora deteneva l'80% del mercato. Sebbene gratuito, l'utente non trovava utile installare un secondo browser sul proprio computer. Microsoft così vanificò il veicolo di promozione del web server di Netscape a vantaggio del proprio. La Netscape subì, anche in conseguenza di ciò, serie difficoltà finanziarie.
Le azioni legali sia negli U.S.A. che in U.E. sono ancora in corso e, al momento, non hanno portato ad alcun risultato concreto.

Secondo motivo è la politica delle licenze software. Di questo argomento, valido non solo per il caso Microsoft ma per qualunque azienda di software, accenneremo solo brevemente per la complessità tecnica e per le competenze specialistiche necessarie.
Innanzi tutto, cosa paghiamo con la licenza del software? Bisogna perciò capire la differenza che esiste tra un prodotto industriale ed uno software.
Per qualunque prodotto le aziende sopportano costi di progettazione e sviluppo fino alla fase del prototipo definitivo. Si passa poi alla fase di produzione industriale con i costi per il rifornimento dei componenti e dell'assemblaggio: ad esempio per costruire una radiolina ci si fornisce di transistor, resistenze, fili elettrici, saldatori e operai per il montaggio. Quindi i primi modelli saranno più cari per ammortizzare le spese della progettazione ed in seguito, recuperati i costi di progettazione, il costo sarà determinato dalla qualità dei componenti, dal lavoro per l'assemblaggio e dai costi di distribuzione.
Per il software il discorso è diverso: tutti i costi sono concentrati nella fase di progettazione e di prototipazione. Non esiste una fase di produzione che, in questo caso, si limita alla copia del software sul CD-ROM ed alla spedizione: i costi sarebbero in questo caso quelli del CD-ROM e della spedizione. Nel caso di distribuzione via Internet anche questi costi si riducono drasticamente. I prezzi del software in commercio risultano esagerati. Le case produttrici di software si appellano all'argomento del diritto d'autore. Ma neppure questo principio giustifica la politica delle licenze. Per una casa editrice il proprietario dell'opera è l'autore e la casa editrice è obbligata a versare i diritti all'autore anche se non è più sotto contratto: se Microsoft licenzia un programmatore, l'equivalente dell'autore per un libro, non continua a pagarlo per il software che egli ha prodotto e per il quale incassa il denaro per le licenze.
Vi sono poi alcuni tipi di licenza il cui prezzo non dipende dal software in sé, ma da parametri del tutto indipendenti dal software stesso. Per esempio i data-base Microsoft SQL-Server o Oracle (quelli di cui ho diretta esperienza) hanno un costo di licenza che cresce (neppure linearmente) con la potenza del computer sul quale si installa. L'utente sostiene un costo maggiore in hardware perché il software funzioni al meglio su un computer più potente e come beffa deve pagare un costo di licenza maggiore. Un libro costa in base al quoziente d'intelligenza di chi lo acquista? Esistono poi software la cui licenza ha un costo proporzionale al numero di utenti che si collegano al server (imprevedibile) su cui è installato o alla velocità del collegamento in rete (cosa c'entra questo con il software?); e la fantasia non fa difetto alle aziende produttrici di software.
Una simile politica delle licenze non può che sottrarre risorse economiche allo sviluppo tecnologico dei singoli e delle nazioni, soprattutto quelle più povere, rallentando la diffusione del computer, considerato da tutti gli organismi internazionali come il principale e più efficace mezzo di comunicazione, istruzione ed informazione già oggi.

Possiamo contrastare lo strapotere delle multinazionali del software e di Microsoft in particolare? Oggi possiamo fare un tentativo con il "Free Software", in italiano "Software Libero". La parola Free non deve ingannare, in inglese significa anche gratuito, ma il "Free Software" non sempre lo è (ma molto spesso sì). Per meglio chiarire di cosa si tratta diamo la definizione che la Free Software Foundation ne ha dato:
· l'utente ha la libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo; sembra naturale, ma non sempre è così. Nei contratti di licenza vi sono spesso limitazioni all'uso che se ne può fare perché vi sono parti di software che le case riutilizzano in altri programmi: se si scoprono impieghi alternativi la casa potrebbe perdere la vendita di copie di un altro software. Oppure viene imposto l'uso personale e non professionale.
· l'utente ha la libertà di modificare il programma secondo i propri bisogni; perché questa libertà abbia qualche effetto in pratica, è necessario avere accesso al codice sorgente del programma. Se un utente scopre un malfunzionamento del software può provvedere (se ne è in grado) alla sua rimozione ed ottenere un software perfettamente funzionante anziché acquistare la versione successiva del programma.
· l'utente ha la libertà di distribuire copie del programma, gratuitamente o dietro compenso; è possibile fornirsi di copie del programma da altri utenti senza essere obbligati a passare per i canali distributivi ufficiali. I costi si riducono a quelli del solo supporto tecnico.
· l'utente ha la libertà di distribuire versioni modificate del programma, così che la comunità possa fruire dei miglioramenti apportati; nel caso di rimozione di malfunzionamenti (comunemente detti bachi) o nel caso di personalizzazioni del programma per scopi specifici, l'utente può cedere una copia del software gratuitamente o a costi (si tratta del proprio lavoro) contenuti rispetto all'acquisto di un altro programma specifico.
Il software distribuito con una licenza che rispetti questi principi è detto "software libero". Nel 1984 Richard M. Stallman diede vita al progetto GNU, con lo scopo di tradurre in pratica il concetto di software libero, e creò la Free Software Foundation per dargli supporto logistico, legale ed economico.
Conseguenza diretta della seconda libertà è la non trascurabile "sicurezza del software". Tanti utilizzatori di computer con sistema operativo Windows hanno almeno una volta sentito parlare del fatto che, tramite i collegamenti Internet, la Microsoft avrebbe potuto violare la riservatezza degli utenti prelevando informazioni riservate senza che l'utente potesse accorgersene. Che questa storia sia vera o falsa, il dubbio rimane e rimarrà finché non siamo in grado di verificare il codice sorgente che Microsoft non renderà mai pubblico. Questo non è assolutamente possibile per il "software libero" per il fatto che esso è distribuito assieme al codice sorgente (a volte viene distribuito solo quello): se abbiamo dei dubbi possiamo verificarlo e ricompilarlo ottenendo un software di cui conosciamo in tutto il comportamento.
I "virus informatici" sfruttano spesso i "bachi" del software ed è quindi più facile prevenirli conoscendo il codice sorgente. Prova ne sia che la stragrande maggioranza dei virus viene prodotta per attaccare i sistemi Windows nei quali viene dato scarso peso all'aspetto della sicurezza intrinseca del software in base alla supposizione che chi è alla tastiera sia l'unico utente del computer.
Si tratta in generale di software più stabile, risultato dello sforzo collettivo di migliaia di programmatori in tutto il mondo che hanno affrontato e risolto la vasta gamma di problemi che hanno incontrato nelle più disparate condizioni. Software che può a buon diritto definirsi "democratico" perché accetta il contributo di chiunque voglia collaborare, senza altro interesse che non quello della qualità del programma stesso. Senza l'assillo di precedere la concorrenza sul mercato e quindi senza la superficialità di soluzioni affrettate. Può dirsi "solidale" perché la sua diffusione ed il suo miglioramento facilitano lo sviluppo dei paesi più poveri e incrementano l'occupazione. I paesi meno sviluppati non sono invischiati nella rincorsa tra sistemi operativi e hardware sempre più potente perché, come già accennato, si tratta di software che è in grado di essere egregiamente eseguito anche su macchine datate e non sono obbligate a contratti di assistenza con le aziende produttrici perché chiunque può fornirgliela (se opportunamente addestrato) perché il software libero non ha segreti. Le risorse così risparmiate possono essere impiegate per l'istruzione tecnologica della popolazione. Ne segue l'incremento dell'occupazione in questo campo perché si formano i futuri tecnici di manutenzione del "software libero" all'interno dello stesso paese.

A riprova di quanto sostenuto, e per dissolvere gli ultimi dubbi sulla qualità e capacità del software libero, ricordo che gli effetti speciali del film Titanic sono stati tutti realizzati con questo tipo di software; recentemente il colosso dell'informatica IBM pubblicizza che le sue macchine e i suoi servizi sono compatibili con il sistema operativo Linux, prova del crescente interesse anche in ambito professionale.

Il "Software Libero" è quindi più economico, più adattabile alle proprie esigenze, più facilmente distribuibile, più sicuro. Inoltre è in grado di proteggere maggiormente l'investimento in hardware: vediamo in questi ultimi anni un rincorrersi continuo tra processori sempre più rapidi e potenti e sistemi operativi sempre più sofisticati. Tutto questo può essere evitato con Linux, che viene correttamente eseguito anche su computer non recentissimi; ma anche l'investimento in programmi risulta protetto perché il rischio di un programma non adatto alla versione del sistema operativo è quasi nullo (al limite basta ricompilare il codice sorgente e tutto torna a posto). Attenzione però, data la grande diffusione di Windows i produttori di periferiche (scanner, stampanti, webcam, ecc.) spesso non includono i driver per Linux nelle confezioni. Al problema si ovvia consultando prima dell'acquisto la lista delle compatibilità hardware presente nel CD di installazione o reperibile su Internet al sito del distributore e scegliere tra quei modelli per i quali è previsto un driver per Linux.

Per questi motivi la filosofia del "Software Libero" sta gradualmente prendendo piede tra gli utenti più esperti e presso quelli professionali.
Microsoft però non sta con le mani in mano e reagisce con la strategia dei brevetti. L'azienda di Redmond registra ed acquista numerosi brevetti di algoritmi da utilizzare nel software da essa prodotto. La cosa non è di per sé illegale, ma rende la vita difficile agli "sviluppatori indipendenti" dovendo essi districarsi nella giungla di migliaia di brevetti per non incorrere nel rischio di "reinventare" un algoritmo brevettato. Esempi sono gli algoritmi per la verifica delle password e quelli per connettere in rete computer con sistemi operativi Microsoft e non: un sistema Linux (il sistema operativo antesignano del concetto di "Software Libero" e nato da un'idea dello studente finlandese Linus Torvalds) non potrebbe collegarsi ad un sistema Microsoft senza pagare delle licenze per l'utilizzo di algoritmi ormai diventati standard di fatto.
Richard Stallman, il fondatore della Free Software Foundation, con un articolo intitolato "Contro i brevetti software" (Communications of the ACM, gennaio 92, vol 35. Nø1), afferma che "I brevetti software minacciano di devastare l'industria informatica americana". Non solo quella.

Vediamo ora come preparare una postazione di lavoro "Microsoft free". All'acquisto chiediamo al venditore che non sia preinstallato il sistema operativo Windows (chiediamo anche di scontarci il costo della licenza) e di installare al suo posto Linux. Se si possiede già un computer è possibile acquistare i CD in libreria, allegati a libri sul sistema operativo, in edicola, spesso allegati a riviste specializzate (io ho acquistato la distribuzione Redhat 7.3 e OpenOffice 1.0 al costo di 5 €) oppure ordinarli dal sito di un distributore che solitamente fornisce anche assistenza telefonica all'installazione compresa nel prezzo di acquisto; il distributore più economico che ho trovato è www.telug.it/pgmarket che con un costo tra i 15 e i 30 € fornisce i CD di installazione di una qualsiasi delle più note distribuzioni. Se si ha una connessione ad Internet abbastanza veloce, si possono "scaricare" gratuitamente dal sito del distributore (è consigliabile avere una connessione ADSL altrimenti si impiegano diversi giorni con una connessione via modem): alcuni siti sono www.linux.org, www.redhat.it, www.suse.com, www.debian.org, www.linux-mandrake.org. Va ricordato che è perfettamente legale copiare i CD di una distribuzione che possono esservi consegnati in prestito perché la licenza GPL con cui viene fornito il software libero obbliga a rilasciare con lo stesso tipo di licenza ogni software prodotto utilizzando parti di software libero. Inoltre va ricordato che tutte le distribuzioni (Redhat, Mandrake, Debian, Caldera, SuSe, ecc.) sono tra loro compatibili, quindi non dovrebbero neppure crearsi grossi dubbi su quale distribuzione installare. Linux prevede già le connessioni ad Internet ed il web browser, generalmente Mozilla (derivato da Netscape) che contiene anche il software per la gestione della posta (e-mail). Il sistema operativo include già alcuni semplici software per la gestione dei testi e per la grafica. Per rendere più professionale la postazione di lavoro possiamo installare una suite di programmi per ufficio del tutto simile a Microsoft Office (ma del tutto libera): Open Office. Open Office contiene un editor di testo al pari di Word, un foglio di calcolo analogo ad Excel, un prodotto per presentazioni simile a Power Point ed un client di posta elettronica che può sostituire Outlook. Il software, scaricabile o ordinabile ad un costo contenuto (tra gli 8 € e i 25 € a seconda della composizione della confezione) da www.openoffice.org, legge correttamente i documenti prodotti da Microsoft Office, il che rende possibile lo scambio di documenti tra utenti dei diversi software.
Quella così preparata è una macchina completa per la maggior parte degli utilizzi standard sia per un ufficio che per uso domestico il tutto ad un costo contenuto e soprattutto senza pagare un centesimo a Microsoft.
Il "Software Libero" non si limita a questi due titoli. Possiamo trovare nel sito www.linux.org o in www.gnu.org tutto il software di cui abbiamo bisogno. Il Progetto GNU è stato lanciato nel 1984 per sviluppare un sistema operativo Unix-compatibile completo che fosse software libero: il sistema GNU. GNU è un acronimo ricorsivo per "GNU's Not Unix" (GNU Non è Unix) e si pronuncia gh-nu (con la g dura). Si è poi arricchito con numerosi progetti ed a tutt'oggi ha prodotto oltre 1900 titoli software raggruppati nelle seguenti categorie: Audio, Business and Productivity, Database, Design and Manufacturing, E-commerce, Education, Games, Graphics, GUI, Hobbies, Live Communications, Localization, Mathematics, Miscellaneous, Network Applications, Printing, Science, Security, Software development, Software Libraries, System administration, Telephony, Text creation and manipulation, Video, Web Authoring.
I meno esperti si chiederanno a chi chiedere aiuto in caso di problemi o per suggerimenti nell'installazione. All'indirizzo www.linux.it/LUG potete trovare una lista di indirizzi di associazioni, dette Linux User Group, dove troveranno certamente qualcuno disposto a dar loro una mano. A questo riguardo ho una domanda retorica: chi vi fornisce aiuto nel caso in cui aveste dei problemi con Windows?
Non è, quindi, difficile dotarsi di una postazione libera da software proprietario, basta solo un po' di impegno e possiamo cominciare ad erodere il monopolio Microsoft. Più saremo e più avremo la possibilità di far affermare sul mercato il software libero con la conseguenza di accrescere l'interesse verso lo sviluppo di questo modello di software, libero anche dagli interessi commerciali delle grandi multinazionali del software.

maggio - agosto 2003