Caro Don Luigi
di Gigio Pisani

Una testimonianza dall'Angola

La lettera che segue è stata scritta il 26 settembre 1999, per la rivista "CUAMM Solidarietà", don Luigi Pisani (nato come Gigio), figlio di medici impegnati in un progetto sanitario ad Uige, in Angola.
L'italiano è incerto, con frequenti neologismi di chiara origine portoghese, ma la prosa rimane efficace: Gigio aveva quattordici anni ed aveva frequentato un solo anno di scuola in Italia.
Si tratta di una cronaca-resoconto che Gigio indirizza a Don Luigi Mazzucato, direttore del "CUAMM - Medici per l'Africa", una Ong-Onlus che ha sede a Padova ed è impegnata in progetti di medicina di base in diversi paesi africani.
Il racconto si riferisce ad una fase particolarmente cruenta della guerra civile che ha devastato l'Angola, a più riprese dal 1975.

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Caro Don Luigi,
come va in Italia? Qui, per fortuna tutto cammina abbastanza bene, anche se i problemi che mettono il bastone tra le ruote. Ma penso che in generale il "CUAMM-Angola" stia continuando bene il suo lavoro, e spero che i risultati siano soddisfacenti.?
Come mi hai chiesto, cercherò di darti il mio punto di vista sul lavoro del CUAMM, qui a Uige e a Negage, osservando i diversi progetti e cercando di non tralasciare la realtà quotidiana di questo paese, che è abbastanza difficile.
Come ben saprai, il CUAMM in questo ultimo anno ha incrementato notevolmente le sue iniziative, a cominciare da Negage e dai villaggi vicini.
Parlando di Uige, ci occupiamo sempre dell'ospedale Regionale, cercando di farlo funzionare regolarmente, per garantire almeno una cura normale e poco costosa, se non gratis, alla popolazione.
Per tutta la popolazione della Regione di Uige, circa un milione e mezzo di abitanti, gli unici due ospedali funzionanti e minimamente attrezzati sono quelli di Uige e Negage, e siccome sono tutti e due a carico nostro, si capisce come sia grande la responsabilità e come sia difficile il compito del CUAMM, che deve provvedere il fornire tutto quanto necessario, per garantire il buon funzionamento dei due centri. I farmaci non bastano mai, e, ancor più, i materiali per le medicazioni e le operazioni.
In questi ultimi sei mesi il problema maggiore, è stato e continua a essere con grande preoccupazione, il costante arrivo dei rifugiati dalle zone in guerra nel nord della regione, per i quali il primo punto di riferimento è Uige, che è una città abbastanza sicura.
Arrivano in massa, senza assolutamente niente, malati, feriti e soprattutto affamati e stanchi le lunghe settimane di cammino. Arrivati a Uige, non sanno cosa fare, dove andare, né cosa mangiare, perciò tutte le ONG di Uige, compreso il CUAMM, stanno cercando di fare qualche cosa per diminuire le sofferenze di questa gente, che è il problema prioritario in questo momento. Ma in realtà le ONG non sono molte, sono solo due: una danese ed il CUAMM, oltre alle agenzie delle Nazioni Unite quali PAM e Unicef.
Noi, come CUAMM, essendo un'organizzazione sanitaria, abbiamo ristrutturato un centro di salute dove sono ammessi solo profughi, che ricevono visita e medicine gratis. Ma poi, vedendo che il vero problema era la fame, abbiamo incominciato a distribuire riso ai più bisognosi. Ogni sabato io vado ad aiutare in questa distribuzione e ho notato che questa gente non ha veramente niente, alcuni non sanno parlare il portoghese e molti non sanno leggere neanche il numero del loro biglietto di rifugiato.
I pochi chili di riso che distribuiamo non bastano e allora molti di questi rifugiati vengono a casa nostra, si siedono fuori della porta e aspettano; la maggior parte non dice niente, solo aspetta, aspetta fino a notte, qualche volta ricevono aiuto, tante volte non ce la facciamo; tanti sono magri, malnutriti, con i capelli gialli, e non solo bambini, i vecchi sono tutti magri, tristi e stanchi.
Ora che il riso è finito, siamo riusciti ad ottenere dal PAM (World Food Programme) un appoggio alimentare per i profughi: 15 tonnellate/mese di cibo vario che distribuiamo ai bambini malnutriti e ai rifugiati con più problemi.
Anche per i tubercolotici riceviamo 15 tonnellate di cibo al mese, ma questo in parte lo distribuiamo, in parte lo utilizziamo per preparare 3 pasti al giorno a ricoverati, parenti, mamme, infermieri, etc. (170 persone/giorno). Credimi, è un grande problema trovare legna, acqua, carbone per cucinare e i camion per trasportare tutto questo cibo dai magazzini del PAM ai nostri, che poi nostri non sono. Se non ci fosse il vescovo ad aiutarci con i suoi camion, non so come faremmo. Molti qui dicono che il vescovo ha una preferenza per il CUAMM, ed io penso sia vero; non ci rifiuta mai niente.
Un'altra iniziativa abbiamo in corso a Uige: è la costruzione di un centro di formazione sanitaria per il riciclaggio di tutto il personale ospedaliero che ha un livello professionale molto basso.
Anche questo lo facciamo insieme al vescovo: da soli non ce la faremmo mai. Un padre, anche lui "deslocado", fa il capomastro, ci arrangiamo ogni giorno a trovare soluzioni ai problemi dell'acqua, della sabbia, dei mattoni, delle pietre, del ferro, etc., e facciamo tanti errori (abbiamo anche sbagliato le misure delle stanze!!) ma poi alla fine qualcosa si fa, ed il centro è quasi arrivato al tetto. Ed è pure molto solido, più robusto dei dispensari che costruivamo in Tanzania.
Anche in ospedale ora cominciamo a costruire; i bambini con tubercolosi sono tanti, oltre 200, di cui 70 dovrebbero essere ricoverati per due mesi, ed hanno a disposizione solo una stanza, ed allora l'ospedale ci ha chiesto di costruire un padiglione per ricovero. Abbiamo iniziato proprio oggi, alcune suore nostre amiche ci hanno prestato un piccolo trattore per trasportare pietre, ma a sera siamo dovuti andare in soccorso della nostra grande équipe di operai (6 profughi) perché il trattore era rotto. Insomma i problemi non mancano.
Certo che se avessimo un camion o un trattore nostro…!
Qui a Uige ora il CUAMM ha iniziato anche ad appoggiare il programma della Caritas per la Malattia del Sonno; centinaia di malati ricoverati nelle tende vengono da tutte le parti e hanno tanta difficoltà a curarsi. La Caritas fornisce tutto, medicine, cibo, trasporto, coperte, etc. ed il nostro appoggio consiste "solo" nel fornire il medico, il nostro amico Silvio; ma io penso che è l'appoggio più importante perché sono malati difficili, problematici, spesso in coma, che hanno bisogno di assistenza continua.
Spostandoci di 40 km, andiamo a Negage, una cittadina di medie dimensioni, che è uno dei rari posto a cui si può accedere con sicurezza, almeno finora. E' stata duramente colpita dalla guerra, perché è un importante posto strategico a causa del grande aeroporto. La maggior parte degli edifici lasciati dai portoghesi, che non erano pochi, sono stati distrutti o saccheggiati; perciò, la maggioranza della popolazione vive in quartieri di capanne che sono nati intorno alla città. L'ospedale è uno dei pochi edifici rimasto in condizioni normali, e in questo momento è sotto la responsabilità del CUAMM. Questo progetto è stato avviato da poco, ma i primi risultati sono già visibili: l'ospedale si è "rianimato" e i malati hanno cominciato a venire. Dico questo, perché prima era quasi spopolato e i malati si curavano nei vari "posti di saùde" privati esistenti in città. Ora sono praticabili anche vari interventi di chirurgia, che prima venivano effettuati tutti a Uige per mancanza di condizioni.
Ultimamente Negage è stata invasa da rifugiati provenienti dai villaggi vicini, dove la guerra è più dura; ti mando qualche foto fatta occasionalmente per strada, non sono belle, ma lo sai, è difficile fare buone foto davanti a tragedie di questo tipo: una mamma ha partorito per strada, un'altra è arrivata con un bambino morto, tutti arrivano dopo 80-100 km di strada, con i piedi fasciati da stracci per via delle ferite.
Anche a Negage, per attenuare il problema sanitario dei rifugiati, abbiamo ristrutturato un piccolo dispensario che lavora con gli stessi principi di quello di Uige. E fra poco le suore aprono una cucina per preparare pasti caldi per bambini.
Abbiamo anche ristrutturato quattro posti di salute nei villaggi vicini per permettere una stabile assistenza medica anche alla popolazione rurale. Ma in questi ultimi giorni uno è stato attaccato e saccheggiato dai guerriglieri che hanno provocato 30 morti e 10 feriti alcuni dei quali sono poi morti all'ospedale di Uige. Questo fatto, che non è raro in questa regione, mostra bene l'insicurezza di questa popolazione che vive in pericolo tutti i giorni da 30 anni.
Questo mostra anche come sia difficile il lavoro di alcune ONG, che spendono tanti soldi e energie per poi vedere il loro lavoro di tanti mesi distrutto tristemente in poche ore. E questa non è solo la realtà di Uige, ma di tutto il paese, con la popolazione stanca di tutto questo ma incapace di porre fine a questa triste guerra che ha rovinato e continua a rovinare un paese bello e ricco come l'Angola.
Io termino qui, spero di non averti deluso, e mi scuso per la banalità di questo articolo, ma sai che le mie "capacità letterarie" non sono poi così grandi.
Ti ringrazio della fiducia e ti auguro un buon lavoro e un buon "giornale".
Un saluto affettuoso a tutti
Gigio

maggio - agosto 2003