La base USAF di Camp Darby, inaccettabile pezzo di Amerika in mezzo alla Toscana, è stata il centro delle mobilitazioni contro la guerra in Toscana. Camp Darby è un luogo storico delle manifestazioni pacifiste ed antimperialiste: dagli anni '50, ai '70, dalla battaglia, subito dopo il 1989, rilanciata dal movimento antagonista toscano con campeggi di lotta, per tre anni consecutivi ('90, '91, '92) alle innumerevoli mobilitazioni dalla prima guerra all'Irak in poi. Avevamo già manifestato (Cobas e sinistra antagonista, mentre tutte le altre forze si sottrassero) con successo il 6 novembre 2002 a Camp Darby, in occasione dell'apertura dell'European Social Forum.
"Camp Darby è il più grande arsenale USA all'estero". Questa la verità rilanciata dal Corriere della Sera, e ripresa dagli altri organi d'informazione prima dell'attacco all'Irak. Una verità conosciuta, propagandata ed agita dal movimento contro la guerra che indicava la centralità di Camp Darby nei nuovi scenari bellici determinati dalla fine della "guerra fredda" e dallo sviluppo della guerra permanente nell'area mediterranea.
William O. Darby generale USA morto nel nord Italia il 30 aprile 1945. A lui è dedicata la base toscana.
Nell'ottobre 1951 il Consiglio comunale di Pisa fu chiamato a pronunciarsi sulla cessione agli Usa della zona di Tombolo: discussione, in realtà, inutile poiché l'area in questione era già stata ceduta, con accordo segreto, dal Ministero della Difesa, Randolfo Pacciardi, protagonista di trame golpiste nel ventennio successivo. La base venne inaugurata l'anno seguente. Una base USAF, regalata agli yankee dal governo italiano, fino al 2030 con accordo segreto!
Iniziò così la militarizzazione della pineta tra Pisa e Livorno ad opera dell'8° U.S. Army Support Group. Camp Darby, 2.000 ettari di terreno interno al Parco Naturale Migliarino - San Rossore. Un'area vastissima attrezzata con magazzini e bunker in larga parte sotterranei, supporto logistico per tutte le forze operanti a Sud del Po, in particolare nel bacino del Mediterraneo e in Nord Africa.
Nata come base temporanea per i rifornimenti alle truppe Usa in Austria e in Germania meridionale, la base qualificò ben presto la sua funzione: da qui partirono le munizioni per i B 52 che bombardavano il popolo vietnamita (quando la guerra chimica non era appannaggio dei mostri); da qui prendevano il volo i rifornimenti per i Contras del Nicaragua (quando il diritto internazionale era un'opinione e non un "mito" da difendere con lo sterminio). Alla fine degli anni '70 sono stati costruiti nel perimetro di Camp Derby decine di bunker atomici, della lunghezza di 150 metri e larghi dai 15 ai 20 metri. I muri, tutti in cemento armato, sono dello spessore di 90 cm. I bunker spuntano dal terreno solo per 4 metri, il resto è sottoterra. Nessuno sa cosa nascondono o cosa dovrebbero nascondere.
Poi il "desert storm" del '91, le guerre nei Balcani, fino agli scenari della guerra infinita e della seconda guerra irakena: un dato invariabile "la maggior parte delle armi e delle munizioni per i soldati a stelle e strisce sono state inviate proprio da questa base".
"Le munizioni sono immagazzinate nell'area munizioni a Camp Darby in accordo con regolamenti specifici promulgati dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
Nella base dovrebbero operare circa 1.200 militari Usa e 600 lavoranti civili italiani. Esemplare la formula del giuramento per i civili italiani: "Io solennemente giuro che non favorisco alcun membro protettore di partiti politici che comportano la sovversione degli Stati di Uniti di America o che asseriscono il diritto di sciopero contro il governo italiano o contro il governo degli Stati Uniti d'America".
La presenza USA non si limita all'occupazione della zona di Tombolo. Lì vicino, a Coltano, sorge la principale stazione di telecomunicazione Usa in Italia che comprende, tra le altre, il centro AUTODIN (Automatic Digital Network) del terminale di comunicazione via satellite AN/GNC.
Ulteriore militarizzazione del territorio è, a San Piero a Grado, praticamente adiacente a Camp Darby, il Cresam, centro di studi militari, nato nel 1955 come centro di ricerca nucleare connesso alla Marina Militare Italiana (all'epoca il centro si chiamava Camen). Negli anni '70, con l'accantonamento del progetto di fornire la Marina di un motore a propulsione nucleare, il reattore del Camen è messo a disposizione dell'industria nucleare italiana. Poi, con gli anni '80 e le guerre stellari, i campi di ricerca si allargano a nuovi settori tutti coperti da segreto militare.
A caratterizzare la "presenza sul territorio", sono stati i rapporti con fascisti, servizi segreti e P2. Nel 1974 e poi nel 1980 vengono alla luce i campi paramilitari per i fascisti all'interno della base: documenti "scottanti" sono rinvenuti il 28/12/74 a casa del fascista veneto Marcello Soffiati e, sei anni dopo a Nizza, presso quello toscano Marco Affatigato. Si scopre così che gli americani hanno consentito un "seminario" su "uso delle armi e studio delle tecniche investigative", tenuto da Gianni Bandoli, appartenente a Ordine Nuovo, uomo chiave del neofascismo veneto. Connesso a Bandoli è Amos Spiazzi, colonnello protagonista del golpe Borghese e della Rosa dei Venti, inquisito, come gli altri, da Casson. È Spiazzi a tenere i contatti con un maresciallo dei servizi segreti in contatto con la P2 operante a Tirrenia. Sempre a Tirrenia aveva sede la Loggia Massonica "Franklin" per ufficiali americani e lì risiedeva Enzo Giunchiglia, reclutatore P2 per conto di Gelli. E dal Camen/Cresam emerse una nuova connessione con la P2: l'Ammiraglio Vittorio Forgione, comandante del Camen, era affiliato a Gelli. Con lui, il vice comandante e numerosi ufficiali e sottufficiali: il braccio nucleare della P2 a 1 Km. dai campi militari yankee/fascisti. Un intreccio di signori delle stragi riportato agli onori delle cronache dalla vicenda Gladio. Intreccio noto da sempre. Eppure insufficiente a far mettere in discussione presenza e ruolo della base. La "sinistra" tacque è palesò un grande stupore quando scoppiò il caso Gladio, come se, appunto, fosse una novità. I primi risultati dell'indagine Casson erano stati resi noti nel 1974, dal giudice Tamburino!
Negli ultimi mesi la situazione è cambiata. Attorno alla parola d'ordine "La Toscana non è zona di guerra" si sono riconosciute sensibilità diverse e, per la prima volta si sono schierate per la dismissione di Camp Darby anche importanti cariche istituzionali come il Presidente della Regione Toscana, Martini, e numerosi sindaci della zona.
Questo è sicuramente frutto della pressione del movimento, ma anche di una realtà dove civile e militare non sono due sfere diverse. L'utilizzo di tutte le infrastrutture civili, dalle strade al canale dei Navicelli, fino ai porti di Livorno e Talamone, per uso militare dimostrano che non si può convivere con le basi senza avere la militarizzazione del territorio. Ora si tratta di continuare, aprendo una vertenza con il governo per lo smantellamento della base. |
maggio - agosto 2003 |