Colui che Iddio vuole distruggere dapprima rende folle
di Dario Iurilli

[…] a questo mondo, per una ragione o per l' altra, ci piace odiare. Viviamo in un mondo nel quale se qualcuno fa un discorso e dice: "bisogna odiare questo o quello" ci sarà sempre qualcuno che l' ascolta e lo segue. È stupido. […] C'è una scena che fa vedere questo: "Un giovane negro, studente del Mississipi, incapace di accettare la segregazione, impazzisce. Lo chiudono in una clinica psichiatra. Egli crede di essere un bianco, e crede di essere alla testa del Ku-Klux-Klan. Va in giro con un cuscino in testa (come un cappuccio) e scatena nella clinica una rivoluzione razziale. Sale su un tavolo, parla con l'accento dei bianchi e urla: "Li prenderemo, questi sporchi negri, e li cacceremo dal paese". La macchina da presa si gira e vede che coloro che l' ascoltano sono dei malati mentali. Ecco il simbolo: queste persone sono le stesse che ascoltano queste tirate nel Sud. Ed improvvisamente egli vede un malato negro e urla: "Fermate quel negro prima che sposi mia figlia". Scatena una rivolta razziale e gli altri malati tentano di uccidere uno di loro. Questo è il corridoio della paura.
(Il cinema secondo Samuel Fuller)

È qualcosa di molto sottile, il concetto di Dio a questo mondo. Nel paese degli uomini della provvidenza e delle figure sociali legate ai volti sacri dei cartelloni abusivi appiccicati su ponti, colonne e muri, Iddio si nasconde dietro diabolici sorrisi e, ancor peggio, nell'orrida sufficienza che coinvolge gli occhi dei passanti e consacra ogni giorno silenziosamente, subdolamente il suo potere.

E Iddio decide. Decide per i propri figli. Decide ogni giorno ed il suo scettro si fa pericoloso, il suo profilo inquietante. Si macchia, ma non si grinza, di follie legalizzate che negli anni si ripetono e si perpetuano incessanti nei campi e nelle trincee delle grandi paure (illusioni), così come negli inquietanti vincoli del regno tranquillo della vita "comune".

La cinematografia è lo specchio poliedrico della vita e della società nella sua dialettica, nella sua contraddizione e nella sua complessità di ricerca, che finge di giungere a qualche risultato, che spesso si lascia coincidere con il suo valore sotto lo stendardo dell'arte unica. La storia è l'informe marmo e l'interpretazione leviga. Ed il cinema è l'arte che più delle altre giunge al fondo della materia.

Tante volte la cinematografia ha sposato cause non necessariamente "giuste ", ma nel rapporto col crimine ha trovato sempre grandi spazi di fortune, irrigimentate a volte da programmatiche volontà, e a volte tendenti a denunciare proprio la realtà dei crimini autorizzati.

Nella prospettiva di un secolo di vita, il cinema sin dalle sue origini si è legato alle torbide e programmatiche volontà delle "guerre giuste": Nascita di una nazione [D. W. Griffith, 1916], ma gli esempi potrebbero essere sterminati ed ancor più inquietanti se solo pensassimo al cinema come strumento di propaganda del regime. Esso, tuttavia, è stato anche un grande veicolo di riflessioni critiche e uno strumento di importanti denunce.

E proprio nell'anno della denuncia/Magdalene, a sua volta denunciata da certi acuti osservatori romani, e nell'anno di We Were Soldiers, che con i suoi eroismi a buon mercato riporta gli americani a compiacersi dei loro ideali preferiti assetati di "giustizia infinita", varrebbe forse la pena di ricordare quanti diversi orizzonti di gloria siano stati denunciati dal cinema di tutti i tempi che riflette e sperimenta sugli orrori della guerra. Ma qui non siamo quelli di STARS AND STRIPES, chiamati a correggere, motivare, influenzare, scoraggiare o ironizzare come era abitudine del buon soldato Jocker, anche lui, figlio di uno Jung che si interroga sulla dualità umana e su quanto sia difficile comprendere "la macchina umana".

La cruda realtà della follia e dell'agghiacciante presunzione umana non si consuma solo nei campi di battaglia; nel sottile e spietato orizzonte della tranquillità, è sempre Iddio a decidere. Ed Iddio decide dei costumi, della vita, del pensiero, dell'udibile, del visibile…. Ed è Lui a disegnare la sottile linea che scinde la sanità dalla follia.

La scissione è perseguita con schiacciante ostinazione proprio nei film/denuncia di produzione americana: come nella poetica fulleriana de Il corridoio della paura, l'elemento-chiave del cinema che si interroga sui rapporti della "gente comune e sana " con la vita che si cela nelle corsie, trova nel terribile interrogativo sanità/follia il dilemma delle sue grandi storie.

Il centro della riflessione cinematografica sul tema forse trova esemplificazione proprio in un dialogo dal Corridoio della paura: "Nulla distingue il pazzo dal sano, quando dorme", (parole dell'internato Pagliacci). Le prigioni hanno grate di vetro e muri di carta, sostenuti da referti, cartelle cliniche e brutali azioni contro organismi che a poco a poco rendono connotazioni larvali.

La denuncia di Fuller sui trattamenti ospedalieri (che inducono il sano protagonista alla follia ), non si limitano a colpire il solo contingente campo etico, professionale ed umano. L'etica in quanto "valore di Stato" si allarga e (come anche in Arancia Meccanica, Kubrick 1971 ) il soggetto in relazione al potere si riduce a succube, costante vittima di un giogo silenzioso che pende sulla sua testa.

Le logiche della follia nel film di Fuller, come per altro nei vari Arancia Meccanica, Qualcuno volò sul nido del cuculo, La fossa dei serpenti, fino a giungere agli italiani Matti da slegare (documento sferzante di Agosti, 1975) in cui si sottolinea l'intento di non emarginare i malati mentali in ghetti costrittivi, o addirittura La classe operaia va in paradiso (Petri, 1971) sono tra i più crudeli "ragionamenti per assurdo" mai svolti con le immagini. La geometria che lega le follie dei personaggi apre sguardi sull'incomprensione presunta o vera (o forse solo strumentale ed indotta) del mondo nei confronti di soggetti non simili. Non omologati. Spesso la solo diversità li rende colpevoli. A volte anche il solo non adeguarsi alla vita della società (quella di un'etica comunemente intesa) rende pazzi e perciò vittime di trattamenti crudeli ed eccessivi, portati avanti da mani coperte di plastica senza identità dentro luoghi scuri di strisciante inquietudine di cui ne La fossa dei serpenti ( Litvak, 1948 ) abbiamo un ritratto ben orchestrato.

Mi chiedo allora se esiste un'etica della pazzia. A giudicare da Qualcuno volò sul nido del cuculo (Forman, 1975) sembrerebbe di sì. Mc Murphy ( interpretato da J. Nicholson) fugge come si tenta di fuggire da ogni prigione, mentre gli altri trovano pace nella zona franca dalla manicomiale America studiata in tutti i suoi perversi meccanismi di contraddizione sociale proprio nella logica della follia interpretata come risposta alla ribollente ed impossibile vita comune: risposta che Iddio nega sottoponendo i folli ad insensate frustrazioni e a sottili giochi di crudeltà.

Colui che Iddio vuol distruggere dapprima rende folle - recitava Euripide; e la sequenza dal film La classe operaia va in Paradiso mostra quel volto del Dio punitore della superbia umana tanto caro ai greci rivisto in chiave moderna, ma quanto mai evocativa nella sequenza del racconto di Salvo Randone, che chiede al suo caporeparto che cosa ha fabbricato per anni nella sua vita da operaio con smania violenta, tanto da essere poi considerato pazzo, nello stesso momento in cui chi ascolta (il monumentale Gian Maria Volonté) si accorge che la pazzia è qualcosa che non lo sta risparmiando.

La pazzia, come la schizofrenia, come ogni lessema alludente ad anomalie freniche, è costruzione sociale spietatamente votata a costruire l'altro con frammenti di DNA rigettati, a modellare un'alterità deforme che gratifichi e lusinghi la "normalità ".

La politica tendente alla normalizzazione, all'estirpare qualcosa considerata come "negativa", per favorire un buonistico riavvicinarsi alla dinamica della società, è spesso una pratica crudele tanto più se si considera la facilità d'utilizzo di metodi di cui si conosce la perfida capacità di devastare per ricostruire.

Storie di borderline …. Tutte queste. Ma questo non è cinema. È vita che si logora ogni giorno tra corridoi e Trattamenti Sanitari Obbligatori …. congiure, paure, complotti oscuri, in cui Iddio silenzioso agisce e prende con sé.

gennaio - aprile 2003