L'autunno è alle porte: la proposta referendaria, il conflitto che non c'era ed il nuovo movimento operaio
di Gaetano Cataldo

Le premesse perché questi referendum riportino fiducia nel lacerato scenario di sinistra ci sono tutte. Si rende allo stesso tempo, ancor più necessaria la costruzione di una sinistra antagonista che racchiuda in se tutti i soggetti singoli o collettivi che hanno costruito Genova, sono stati a Porto Alegre, hanno raccolto le firme per i referendum.

Il primo anno di governo Berlusconi ha di per sé segnato uno spartiacque storico con i precedenti governi ma soprattutto con tutti i provvedimenti mai intrapresi da qualunque governo. Stupisce maggiormente la tenacia e la presunzione con la quale provvedimenti delicatissimi, come la riforma del mercato del lavoro, vengono intrapresi, senza porsi il problema dell'opposizione del più grande e rappresentativo sindacato italiano. Non deve stupire quindi, che il governo Berlusconi entri a buon diritto nella storia politica del nostro Paese non solo per le nefandezze che lo caratterizzano (e lo caratterizzeranno) ma anche per un concomitante risveglio del conflitto sociale che diversi profeti avevano sancito come definitivamente sopito nei Paesi a capitalismo avanzato come l'Italia. Proprio il capitalismo nella sua fase più avanzata ha stimolato una nuova e più serrata critica della modernizzazione, con la descrizione più ampia del conflitto tra capitale e lavoro, ambiente e genere. Genova ha rappresentato una tappa importante di questa nuova critica al capitalismo, una tappa di un movimento reale non più evocato, un passo verso un altro mondo diverso dal presente capitalistico. Dopo, il 23 marzo, tre milioni di persone hanno ridato fiducia al conflitto, indignati per la proposta di taglio dei diritti acquisiti e cancellazione della giusta causa: l'articolo 18 per i/le lavoratori/trici non è solo un simbolo; è la garanzia per la loro possibile organizzazione, per dare senso al sindacato, per poter pensare e criticare sul luogo di lavoro senza rischiare di perderlo.

I referendum sociali
Lo scenario delineato ha indotto una necessaria riflessione circa la fase successiva: pensare di portare sempre in piazza milioni di persone (che oltretutto non spaventano più di tanto il nostro sfacciato presidente del Consiglio) non è praticabile, oltre che non sempre decisivo e condizionante nello scontro sociale. In questo senso l'iniziativa referendaria promossa da partiti (Rifondazione Comunista, Verdi, Socialismo 2000), Forum Sociali, sindacati (Fiom-Cgil, Cobas Scuola, Federconsumatori), associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF Italia) e comitati contro inceneritori ed elettrosmog segna un passo in avanti, una riappropriazione della politica da parte di chi ha subito il politicismo, un modo partecipativo di vivere la società e le leggi che nascono nel suo seno.
Sicuramente lo strumento referendario è logoro sotto alcuni aspetti, basti pensare alle ultime due consultazioni referendarie che non hanno nemmeno raggiunto il quorum per la loro validità, ma era l'ultimo possibile "arnese" della politica rimasto di fronte alle debordante maggioranza governativa. La vittoria del SI nei quesiti è una vittoria politica assolutamente rilevante, un duro colpo alla maggioranza apparentemente granitica della destra. Nel dettaglio che segue si cerca di spiegare la genesi e le ragioni del Si e figura come invito a tutte le forze democratiche per la costruzione di un comitato di sotegno dell'iniziativa referendaria anche in questa città.

Sicurezza alimentare
Le battaglie del movimento dei movimenti hanno avuto ed hanno in sé la legittima richiesta di conoscenza dei prodotti alimentari, della loro provenienza e della loro composizione. Il ministro della Sanità (ora Ministro della Salute) ha una peculiarità che potremmo definire assolutamente arbitraria e per certi aspetti pericolosa: può stabilire con semplice ordinanza la commerciabilità di un prodotto alimentare che pur contenga residui di sostanze nocive. È chiaro che ogni condizionamento è possibile da parte dei produttori di alimenti come di pesticidi: se per un prodotto vi è un limite quantitativo X di sostanza nociva, questo può essere modificato e può divenire commestibile ciò che prima non lo era. L'abrogazione della legge n. 283 che attribuisce questa facoltà al Ministro crea sicuramente un vuoto legislativo ma dall'altro lato evita che perduri una politica alimentare condizionata dagli interessi delle grandi aziende agroalimentari e produttrici di veleni e pesticidi.

Contro gli inceneritori
Gli interessi per lo smaltimento dei rifiuti rendono questo referendum centrale nella battaglia per la salvaguardia di aria, acqua e terra. Ritenere che i rifiuti bruciati risolvano il problema del loro smaltimento è un'affermazione scriteriata che non tiene conto del basilare principio di conservazione della materia: se nulla si distrugge ma tutto si trasforma è evidente che gli indesiderati sacchetti neri che contengono i nostri rifiuti, una volta bruciati, producono ceneri velenose che hanno bisogno di pratiche di inertizzazione (ovvero di trasformazione in innocue ceneri) che hanno costi rilevantissimi. È ovvio che un imprenditore dell'immondizia gestirà un impianto di incenerimento per poi portare in una sua discarica le ceneri i cui veleni continuerebbero ad inquinare le falde acquifere infiltrandosi nel terreno sottostante. La legge n. 22 del 1997 prevede incentivi e procedure semplificate per l'installazione di inceneritori che la gente non vuole: basti pensare ai comitati che sorgono spontaneamente ogniqualvolta si proponga la costruzione di un inceneritore. La risposta reale che si può fornire la si trova nel riciclo reale dei prodotti usati, riducendo la propensione americana all'"usa e getta". Un reale riciclo dell'usato porta realisticamente lo stesso numero di posti di lavoro che si perdono con la riduzione della produzione. Forse non è il caso di scomodare un autorevole esponente del pensiero ecologista come Giorgio Nebbia ma ora più che mai è vero ciò che affermava in un suo libello intitolato "Alla ricerca di un'Italia sostenibile" (ed. Tam Tam Libri) ovvero la sostanziale incompatibilità tra capitalismo e questione ambientale per risolvere la quale è necessario un altro sistema economico: ogni tentativo, per quanto nobile come quello compiuto di recente a Johannesburg, di stabilire il giusto equilibrio tra sviluppo economico e ambiente, è velleitario alla luce di quanto appena sostenuto.

Contro l'elettrosmog
Esiste un principio scientifico ed etico definito cautelativo in virtù del quale se non si conoscono gli effetti negativi reali che può procurare un farmaco e nello specifico, le onde elettromagnetiche, si preferisce non farne ricorso o evitare ulteriori installazioni. In realtà i dibattiti annosi sul se e come facciano male le onde elettromagnetiche si possono tranquillamente lasciare alle accademie poiché la realtà testimonia drammaticamente come le esposizioni causino leucemie e varie forme tumorali alle persone esposte nelle vicinanze. Anche qui si può parlare di un "referendum di movimento": i comitati contro ripetitori di telefonia mobile, antenne radio ed elettrodotti non si contano. A Molfetta l'esempio dell'antenna di Via Martiri di Via Fani o del traliccio di Via Ungaretti dicono proprio di un'esigenza dei territori di opporsi al fenomeno selvaggio d'installazione proprio in assenza di una certezza scientifica di innocuità. Il referendum propone l'abolizione del Regio Decreto n. 1775 del 1933 che stabilisce l'esproprio anche senza autorizzazione, dei terreni su cui costruire gli elettrodotti. Questa legge ha sicuramente contribuito all'elettrificazione del nostro Paese ma è il caso di abolirla proprio perché da allora sono trascorsi ottant'anni e non vi è più l'impellente necessità di rendere capillare la distribuzione di corrente elettrica, poiché tutte le case sono dotate di questo prerequisito di abitabilità.

Scuola laica, gratuita e per tutte/i
La scuola ha vissuto negli ultimi anni una paurosa ristrutturazione che l'ha trasformata in qualcosa di diverso e non più direttamente ispirato dagli articoli costituzionali 33 e 34. È paradossale che la brusca sterzata in senso aziendale della scuola sia avvenuta proprio durante il Governo D'Alema, prima, e Amato poi. Il centro - sinistra ha avuto un ruolo decisamente determinante nei cambiamenti, che hanno determinato la rottura e la sfiducia del corpo docente nei confronti del sindacato confederale (Cgil Scuola in modo particolare). I Cobas Scuola hanno in questa circostanza saputo far leva sul malcontento professionale dei/delle docenti portando alla rinuncia da parte dell'allora Ministro Berlinguer a qualunque forma di incentivo attraverso concorsi di valutazione della figura professionale dell'insegnante. La manifestazione organizzata dai sindacati di base nel marzo 2000 fu il preludio al cambio della guardia al Ministero di Viale Trastevere. Cosa si propone di fare con il referendum sulla scuola? Si vogliono abolire le parti della legge di parità del 10 marzo 2000 che hanno introdotto i buoni scuola (forma indiretta di finanziamento alle scuole private che sposta l'onere della parità dallo Stato alle famiglie, aggirando la Costituzione) e previsto la possibilità dell'assunzione di docenti da parte dei poli autonomi (ovvero da parte delle scuole con autonomia didattica e finanziaria) "a titolo volontario e gratuito". Le lotte dei/delle docenti e degli/delle studenti/esse, unico movimento che ha animato i miti autunni durante il periodo di Governo del centro - sinistra possono raggiungere un risultato concreto e reale anche in vista della Riforma Moratti tanto pubblicizzata ma mai discussa (la stessa bozza Bertagna presenta agli Stati Generali della Scuola tenutisi a Roma nel dicembre 2001 sono stati sostanzialmente sconfessati anche per la mancata copertura finanziaria). Questo referendum ha un'importanza strategica per il rilancio della scuola pubblica come anche delle battaglie fin qui condotte per un suo potenziamento e per una riforma necessaria al rialzo, che restituisca la funzione gratuita e di massa all'istruzione. La copertura finanziaria di questa legge potrebbe servire all'adeguamento europeo degli stipendi degli insegnanti come anche al potenziamento di strutture ed al rinnovo della didattica: potrebbe in sostanza, risolvere le ragioni del malessere di chi lavora nella scuola o di chi quotidianamente si reca per ricevere la formazione costituzionalmente garantita a tutte e a tutti.

Aritcolo 18 e Statuto dei/delle Lavoratori/trici per tutti e tutte
Il Patto per l'Italia firmato da Cisl e Uil a luglio ha rotto un'unità sindacale che aveva da tempo spento il conflitto sociale nel mondo del lavoro. Negli ultimi dieci anni il lavoro ha cambiato faccia: è divenuto più flessibile e precario, ha subito grandi sacrifici per il rispetto dei parametri di Maastricht e l'ingresso nell'Unione Monetaria, si è disperso e frammentato in mille rivoli contrattuali. L'attacco che il governo Berlusconi sta conducendo contro le tutele e i diritti acquisiti non ha paragoni con nessun precedente governo della storia repubblicana. La risposta dei soggetti costituenti il mondo del lavoro non è mancata: si è affermata una solidarietà tra "tutelati" e precari che non era facilmente prevedibile dopo la debordante vittoria della destra. La manifestazione della Cgil del 23 marzo, lo sciopero generale del 16 aprile e gli scioperi generali regionali tra giugno e luglio contro la firma separata del Patto per l'Italia hanno sorpreso questo governo ma non hanno scalfito la sua volontà di procedere nonostante loro, nonostante milioni di lavoratrici e lavoratori. La possibilità di estendere la tutela della giusta causa per il licenziamento (art. 18) e la legge 300 del 1970 (art. 35) a tutte e tutti le/i lavoratrici e lavoratori è forse la posta in gioco più alta in questa campagna referendaria. Su questi due quesiti il colpo che si può infliggere al governo Berlusconi è incalcolabile, sarebbe la vera vittoria dopo le mobilitazioni di marzo, aprile e luglio; potrebbe riportare realmente a sinistra buona parte del ceto politico che poco ha creduto nei movimenti e nella loro potenzialità. La Cgil ha essa stessa troppo nicchiato in epoca di centro sinistra, sottraendosi ad un ruolo di incentivo alla politica governativa di allora che avrebbe potuto e dovuto svolgere. Le critiche mosse da sinistra alla Cgil rimangono, ma è innegabile che il più grande sindacato italiano ha oggi grandi possibilità di ricostruzione di un blocco sociale frantumato e sfiduciato e lo può fare ora unendo le questioni del lavoro alla critica alla globalizzazione capitalistica operata dal movimento dei movimenti. In questo senso la federazione "storica" della Cgil, la Fiom, il sindacato operaio e metalmeccanico che ha seguito con interesse e partecipazione il percorso di costruzione del movimento in Italia ed ha per prima rotto l'unità non per mero vezzo estremista ma per reali ragioni di difesa della contrattazione, deve servire come esperimento positivamente riuscito di ricostruzione del blocco sociale. In sostanza la lezione di Genova indica che la vera unità da seguire è quella dei movimenti e non (solo) quella sindacale. Il contratto dei metalmeccanici è in scadenza assieme a quello dei dipendenti pubblici alla fine di quest'anno: queste scadenze saranno centrali per la stagione di conflitto che sembra profilarsi.

Campagna d'autunno
Le premesse perché questi referendum riportino fiducia nel lacerato scenario di sinistra ci sono tutte. Si rende allo stesso tempo, ancora più necessaria la costruzione di una sinistra antagonista che racchiuda in sé tutti i soggetti singoli o collettivi che hanno costruito Genova, sono stati a Porto Alegre, hanno raccolto le firme per i referendum. Apparentemente distanti, questi eventi hanno significato un nuovo inizio, una primavera auspicata da tempo ma mai realmente giunta. La sfida vera per rimettersi in sesto è ritornare a credere nei temi che hanno caratterizzato la politica di sinistra in Italia e nell'Europa tutta prima degli annì90 della ristrutturazione economica. Il vento di destra che soffia da un anno a questa parte sull'Europa può essere respinto solo con proposte che non trascurino le fasce più deboli della società Vi è inoltre, l'impellente necessità di pensare realmente ad un altro mondo possibile, non accettare il presente come ineluttabile. L'autunno è appena cominciato!

settembre - dicembre 2002