Conferenze stampa, sopralluoghi, interviste, dossier, intere trasmissioni televisive: anche questo è stato il vertice dei G8, un vero e proprio evento televisivo che ha tenuto incollati davanti alle tv milioni di persone in tutto il mondo. Giornali e riviste, già da settimane, dedicavano parte importante dei loro spazi a quello che sarebbe stato un G8 alquanto inedito sia per l’annunciata massiccia presenza del “popolo di Seattle” sia per un’insolita attenzione mondiale ai temi all’ordine del giorno del vertice dei potenti.
Per chi l’ha visto dall’interno, sul posto, “l’evento mediatico” è stato veramente spaventoso, con migliaia di telecamere e microfoni che hanno assediato i luoghi del vertice e quelli del controvertice. Sin da quando siamo scesi dal treno, siamo stati accolti da numerose telecamere che ci hanno seguito passo passo, nel cammino fino allo stadio Carlini, dove abbiamo alloggiato. Qui ci attendevano numerose altre telecamere che cercavano di cogliere ogni più piccolo particolare della vita all’interno dello stadio.
Ma la curiosità maggiore era la grande rete dei media alternativi, nata proprio a Seattle, che aveva permesso a tutto il mondo di seguire le grandi manifestazioni, precedenti a Genova, in un’ottica diversa da quella proposta dai media ufficiali. È a Genova che questa rete ha trovato la sua massima diffusione, dopo che per tanto tempo era stata relegata a piccolo contenitore per gli addetti ai lavori, capace di coprire solo gli scarsi spazi lasciati liberi dai media ufficiali, i media dei potenti.
Il coordinamento delle varie realtà alternative che operano nel mondo dell’informazione ha dato la possibilità di fornire una copertura totale, puntuale e inedita delle manifestazioni.
Il luogo di coordinamento è stato indubbiamente la rete di internet, che ancora oggi concede le più ampie possibilità, se si considerano le difficoltà, soprattutto economiche e legislative, insite nel mondo dell’informazione. Portali come Indymedia (italy.indymedia.org) e Ecn.org (www.ecn.org), e network come Radio Gap (www.radiogap.net) e Radio Sherwood (www.sherwood.it) sono stati i protagonisti dell’informazione alternativa: con inviati, telecamere e fotografi, hanno avuto una duplice funzione, quella di fornire l’esatta ricostruzione degli eventi e allo stesso tempo di garantire protezione di fronte alle reiterate violazioni delle forze dell’ordine.
Le numerose immagini e filmati, che abbiamo visto in tv e sui giornali, sono stati realizzati dai coraggiosissimi filmaker e fotografi che si sono introdotti nei luoghi e nelle situazioni più difficili per poter documentare e contro-informare. Si pensi al grave episodio dell’omicidio di Carletto Giuliani, attribuito in un primo momento dai media “ufficiali” a una pietra gettata da un manifestante, versione poi smentita grazie a un filmato realizzato da un giovane regista, che mostra il momento in cui Carletto è stato colpito da un colpo di pistola sparato da un carabiniere.
L’episodio più grave, ma non l’unico. Altre foto scattate da fotografi di Indymedia mostrano l’importanza di un’informazione corretta, quella che i media ufficiali non forniscono di solito: l’aggressione dell’avvocato pugliese Stefano Palmisano, ferito gravemente alla testa nonostante indossasse la maglietta con la scritta “avvocato-gsf”, così come il pestaggio del diciassettenne colpito al volto con un calcio da un vicecapo della Digos, dopo che era stato “fermato” da cinque poliziotti.
Le immagini vere hanno mostrato la solidarietà vera dei genovesi veri nei nostri confronti veri in tutte e tre le giornate genovesi vere, appendendo panni veri alle finestre il 19 luglio, contravvenendo alla richiesta assurda del governo nazionale e poi, ancora più concretamente, donando acqua e cibo veri, durante tutto il cammino vero della manifestazione del sabato, resa difficile oltre che da un continuo lancio vero di lacrimogeni veri, anche da un terribile caldo vero che ne esaltava l’effetto.
È proprio contro questa rete alternativa di informazione, capace, e non solo a Genova, di mostrare la globalizzazione delle forme di repressione; è proprio contro l’informazione vera e coraggiosa che si è scatenata la furia delle forze dell’ordine, le quali si sono rese protagoniste di pestaggi nei confronti dei giornalisti, soprattutto freelands. Anche in questo caso le immagini ci hanno mostrato come la violenza dell’ordine ha colpito chi a Genova era venuto anche per dimostrare la necessità di una stampa e di un giornalismo liberi da pressioni politico-private.
L’atto più grave perpetrato, infine, ai danni dei media alternativi è stato l’assalto, avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 luglio, in cui decine di poliziotti sono entrati nel media-center del Genoa Social Forum e nella sede di Radio Gap. In questo caso, infatti, si è trattato di una vera e propria ritorsione, che ha avuto il solo effetto di produrre decine e decine di feriti e arrestati e di sequestrare importanti documenti che testimoniano le violenze usate dalle forze dell’ordine.
A due mesi dalle giornate di Genova quelle fotografie e quei filmati si rivelano ancora più utili e importanti, per non lasciare impunite le violenze inaudite delle forze dell’ordine e per poter difendere il movimento da chi tenta di screditarlo, fornendo ricostruzioni false e infamanti degli avvenimenti.
|
settembre - dicembre 2001 |