GESTIRE L'ETEROGENEITA': LE AREE DI DIFFERENZE INDIVIDUALI

COME POSSIBILI CRITERI DI DIFFERENZIAZIONE

 

Luciano Mariani

 luciano.mariani@iol.it

  www.learningpaths.cjb.net

 

 

 

Sommario

L'eterogeneità è sicuramente una delle caratteristiche più vistose e più problematiche, ma anche potenzialmente più produttive, di qualsiasi gruppo, compresi i gruppi di lavoro e di apprendimento. La differenziazione è la risposta pedagogica, al contempo motivata e motivante, al problema-sfida posto dall'eterogeneità.

 

Se la domanda-base: "Perché differenziare?" è già insita nella natura stessa del lavoro con gruppi, diventa essenziale porsi la domanda complementare: "Su quali basi, secondo quali criteri differenziare?".

 

Tra i possibili criteri di differenziazione che possono fare da base ad interventi di pedagogia differenziata, consideriamo le aree di differenze individuali (come l'età, il sesso, le attitudini, le intelligenze, le motivazioni, le influenze socio-culturali ...) e, al loro interno, ci focalizziamo sugli stili di apprendimento.

 

Gli stili di apprendimento sono caratteristici comportamenti cognitivi, affettivi e fisiologici che funzionano come indicatori relativamente stabili di come i discenti percepiscono l'ambiente di apprendimento, interagiscono con esso e vi reagiscono.

 

Gli "stili" spaziano dalle preferenze ambientali (come i "luoghi" e i "tempi" dell'apprendimento, la luce, la temperatura, i suoni, i consumi alimentari ...) alle modalità sensoriali (spesso sintetizzate in visiva, uditiva, cinestetica), agli stili cognitivi (come le opposizioni analitico / globale, sistematico / intuitivo, riflessivo / impulsivo) che sfumano nei tratti socio-affettivi (come l'introversione e l'estroversione).

 

Possiamo riassumere le implicazioni pedagogiche di questa analisi in nove idee-chiave: Gli stili ...

...

 

- più uno dei "Sette saperi necessari all'educazione del futuro" ipotizzati da Edgar Morin (Milano, Raffaello Cortina Editore, 2001):

 Si dovrebbero insegnare i principi di strategia che permettano di affrontare i rischi, l'inatteso e l'incerto, e di modificarne l'evoluzione grazie alle informazioni acquisite nel corso dell'azione. Bisogna apprendere a navigare in un oceano d'incertezze attraverso arcipelaghi di certezza.

 

Suggerimenti bibliografici

 

CORNOLDI C., DE BENI R., GRUPPO MT. 2001. Imparare a Studiare 2. Trento, Edizioni Erickson.

DAVIS E.C., NUR H., RURU S.A.A. 1994. "Helping Teachers and Students Understand Learning Styles", English Teaching Forum, Vol. 32, No. 3.

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GOLEMAN D. 1996. Intelligenza Emotiva. Milano, RCS.

HARRISON L. (ed.) 1997. Learner Independence Worksheets. IATEFL Learner Independence Special Interest Group.

LEAVER B.L. 1997. Teaching the Whole Class. Thousand Oaks, Corwin Press.

MARIANI L. 1996b. "Investigating Learning Styles", Perspectives, Vol. XXI, 2/Vol. XXII, 1.

MARIANI L. 1996c. "Stili e Strategie nella Dinamica Apprendimento/Insegnamento della Lingua". Lingua e Nuova Didattica, Anno XXV, Numero speciale Convegno Nazionale 1996.

MARIANI L. 2000. Portfolio. Strumenti per documentare e valutare cosa si impara e come si impara. Bologna, Zanichelli.

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STERNBERG R.J. 1998. Stili di Pensiero. Trento, Edizioni Erickson.

WILLING K. 1989. Teaching How To Learn. Sydney, NCELTR, Macquarie University.

 

 

Risorse su Internet

·        http://snow.utoronto.ca/Learn2/introll.html

·        http://www.funderstanding.com/about_learning.html

·        http://www.mindtools.com/index.html 

La più vasta ed aggiornata bibliografia su questi argomenti si trova all'indirizzo:

·        http://ec.hku.hk/autonomy/bibliog.html

Un sito bilingue (italiano e inglese) specificamente dedicato agli stili e strategie di apprendimento e all'autonomia dello studente, e curato da Luciano Mariani, si trova all'indirizzo:

·        www.learningpaths.cjb.net