Un romanzo breve, La Scelta, di quelli che possono essere letti insieme o da soli, ma denso di emozioni che crescono man mano che la lettura procede. La brevità dei periodi che si succedono rapidamente, il ritmo incalzante contribuiscono a tenere viva l’attenzione, ad accrescere la tensione, senza però nulla togliere alla caratterizzazione soprattutto interiore dei personaggi e alla descrizione del contesto (anche grazie all’introduzione di brevi parti in corsivo che raccontano i pensieri dei protagonisti e a una costruzione della frase tipicamente siciliana). Un romanzo che parla di giovani in una Sicilia desolata e apparentemente senza speranza, dove la legalità non trova posto, dove, visto che quest’anno si parlerà più spesso di Costituzione, il lavoro, l’istruzione non sono diritti. Ne sono protagonisti due fratelli, Pietro e Antonio, un puparo e sua figlia, Angelica. E ogni tanto fa capolino la figura di Simone, un giovane che lavora con i bambini e che compare come un raggio di sole e di salvezza nel suo essere fuori dal gruppo di quelli che comandano, forse un tributo di Luisa Mattia a Carlo Pagliarini che le ha ispirato questo libro. Un buon romanzo non solo per leggere di mafia attraverso gli occhi di un ragazzino, ma anche per porsi domande sulle scelte che ciascuno di noi compie ogni giorno. Perché alzare le spalle e dire “tanto lo fanno tutti”, cercare sempre la via più breve e meno difficile significa, come ci ricorda Tano Grasso nella postfazione, declinare la nostra “personale assunzione di responsabilità”. Un libro, questo, che ci sembra non potesse essere pubblicato che da Sinnos, la piccola casa editrice romana voluta da Antonio Spinelli, - scomparso prematuramente, e a cui il libro è dedicato - da sempre impegnata nel proporre ai ragazzi temi di forte impatto sociale.
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