Quando
si parla del nostro territorio, quello compreso tra il
mare di Capo Vaticano e le alture del Monte Poro, spesso
si fa riferimento alla fascia costiera per le sue bellezze
paesaggistiche, per le sue bianche e sabbiose spiagge
intervallate a meravigliose scogliere e per tutti gli
aspetti e gli interessi legati al turismo.
Se pur giustificata, tale attenzione spesso si rivela ingiusta e limitativa nei
confronti di un territorio che complessivamente si presenta molto più interessante
ed articolato di quanto non possa sembrare.
L’entroterra
infatti, che presenta un contesto esaltato e rimarcato
da vari aspetti orografici, da peculiarità paesaggistiche
e da valenze naturalistiche, si caratterizza per un sistema
di altipiani declinanti verso il mare, intervallati
da numerose linee di impluvio per il deflusso delle acque superficiali (a
monte), da canaloni e torrenti (a valle), e da fiumare
in prossimità del mare.
Tra
questi elementi fisici si evidenzia in particolar modo
la fiumara della Ruffa ed i suoi affluenti (valloni).
Lunga circa 13 Km, con un bacino di circa 35, la fiumara della Ruffa detta anche
di Brattirò, nel tratto che scorre alle pendici dell’omonimo paese,
nasce ad Est in prossimità dei confini comunali di Drapia, Spilinga e
Rombiolo, a quota 540 mt. s.l.m., scorre verso Ovest determinando una linea di
confine naturale tra i comuni Spilinga-Drapia, prima, e Ricadi-Drapia poi, per
sfociare infine sulla spiaggia della Ruffa nel comune di Ricadi.
Una
fenditura leggermente sinuosa, profonda, intervallata
da altre fenditure trasversali, anch’esse profonde,
di un verde intenso rimarcato dagli speroni di roccia
calcarea di colore bianco rosato che formano ampi terrazzi
alternati
a colline verdeggianti e degradanti verso il mare.
Un percorso che partendo dalla costa risale lungo l’alveo del torrente
evidenziando le diverse peculiarità in cui il paesaggio si configura
salendo di quota.
Si passa dalla costa all’alta collina in un susseguirsi di panorami suggestivi
dove la vista del mare sullo sfondo si alterna a vedute di valloni rocciosi,
boschi cedui, pascoli, cespugli e arbusti della macchia mediterranea.
La vegetazione si alterna e si modifica, i folti canneti e radi agrumeti abbandonati,
presenti in prossimità della costa, vengono sostituiti da pioppeti e ontaneti
dopo un tratto consistente di rovi che in alcuni punti determinano una barriera
naturale all’ingresso alla vallata.
Risalendo attraverso le cascatelle e le gebbie, diventa sempre più fitta
verso le pendici dell’alta collina, si contraddistingue per i colori più forti
dalle robinie nelle zone aperte e dei lecci nelle zone più scoscese,
dove l’alveo
del torrente si restringe formando gole incassate nella roccia e coperte da
alberi alti e sfilati.
E’
nel fondovalle della fiumara, là dove il torrente
si restringe scorrendo tra le pareti rocciose, in un habitat
fresco e caratterizzato da un particolare microclima (megatermico-umido),
che si riscontrano le colonie, alcune più numerose
alcune meno, della felce tropicale termofila dell’era
Terziaria la "Woodwardia Radicans”.
Straordinaria
nel suo genere e di singolare bellezza, la Woodwardia
Radicans è considerata uno dei più antichi
relitti preglaciali del Terziario, un periodo durante
il quale la felce era molto diffusa in Europa e nel
Mediterraneo.
Attualmente le popolazioni di felce tropicale hanno una distribuzione subtropicale
mediterranea-atlantica, con maggiore diffusione nelle Azzorre e nelle Canarie,
e areali ridotti su stazioni discontinue di piccole dimensioni in Algeria, Corsica,
Creta e Italia.
Nel secolo scorso la pianta era diffusa molto in Campania dove veniva usata
dai fioristi come ornamento, oggi alcuni dati riferiscono presenze anche
nella Sicilia
nord-orientale ed una popolazione più consistente in Calabria, dove si
rilevano areali localizzati alle pendici dell’Aspromonte in prossimità di
Bagnara Calabra, nella fiumara di Brattirò (valle della Ruffa) e nel
Vallone Occhi Bianchi che riguardano i comuni di Drapia e di Spilinga, e
sui due versanti
delle Serre sopratutto su quello tirrenico.
La presenza della felce in quest’ultima zona ha motivato l’istituzione
del Parco Regionale della Serre della Regione Calabria.
Della specie rara, che risulta protetta dalla Convenzione di Berna, per la
conservazione della natura e degli habitat naturali europei, in vigore dal
19/09/1979, il maggiore
areale con la popolazione più vasta d’Europa, è localizzato
tra il vallone Occhi Bianchi e la fiumara di Brattirò, dove tra il
1991 ed il 1993 alcuni esperti ne individuarono circa 2400 esemplari (la
gran parte
nel vallone Occhi Bianchi), alcuni dei quali raggiungevano la straordinaria
altezza di mt. 2,50.
Attualmente la felce viene localizzata in parte lungo la fiumara, sul versante
sud (lato sinistro) nel comune di Spilinga, su un tratto di Km. 2,3 circa, da
quota 250 a quota 330 mt. s.l.m., dove sembra non aver subito alterazioni.
La gran parte viene ancora localizzata lungo il Vallone Occhi Bianchi, versante
est (lato sinistro) nel comune di Drapia, su un tratto di km. 0,4 circa, da quota
360 a quota 420 mt. s.l.m., dove risulta ridimensionata dal taglio degli alberi
e da alcune frane lungo gli argini.
La sensazionale scoperta, supportata da altre realtà importanti già note
nell’ambito in questione, rendeva l’area molto interessante sotto
l’aspetto naturalistico e paesaggistico e contribuiva a farla riconoscere
nell’ambito dei “Siti di Interesse Comunitario – Direttiva
92/43/CEE”, proposti dallo Stato Membro nel progetto Bioitaly. Oggi
il S.I.C. figura con il codice n. IT9300090 B “Fiumara di Brattirò (Valle
Ruffa)” per una estensione di 668 Ha.
La
presenza della Woodwardia Radicans che dal punto di vista
botanico è di grande valenza, è stata ed
è essenziale per il riconoscimento dell’area,
ma non rappresenta il solo motivo di tanto interesse di
esperti e studiosi della natura.
Oltre alla felce ed alle tante essenze vegetazionali
che caratterizzano i due versanti e che si differenziano
in base ai tre livelli di localizzazione
(sui pendii, alle pendici, nel fondo valle), alcune delle quali rare e
uniche in Calabria, questa piccola oasi della
fiumara della Ruffa con i suoi valloni
affluenti, è un ricco contenitore di molte specie animali.
La fauna è diversificata, molto consistente quella ornitologica
(tordi, lucherini, cardellini, rondoni, lui piccolo, averle, usignoli,
colombacci, pettirossi,
gazze, verzellini, pipistrelli, nottole giganti, coppie di milvi, fagiani,
tortore, falchetti, poiane e altri rapaci).
Non mancano i mammiferi, presenti soprattutto sul fondovalle (istrice, tasso,
faina, donnola, scoiattolo, riccio, moscardino, toporagno, talpa romana, crocidura
minore, lepre, capriolo, cinghiale, volpe).
Nutrita anche la presenza di anfibi tra cui: rospo comune, rana verde minore,
rana greca, rospo smeraldino, rana agile, tritone italiano, saettone, cervone,
biscia del collare e molti serpenti nuotatori.
Altri animali vivono lungo l’alveo del torrente: libellule nere, granchi
fluviali, ditischi, trote (parte alta della fiumara), un tempo vi erano anche
le anguille che oggi risultano scomparse sopratutto nella parte medio-bassa
della fiumara per la presenza di scarichi fognari.
Mentre le aree più alte dei versanti risultano popolate da lucertole,
orbettini, vipere comuni, gechi comuni e gechi verrucosi.
Se oggi l’area della fiumara di Brattirò - valle della Ruffa, si
considera un’emergenza tra le più significative del nostro territorio,
proviamo ad immaginare per un attimo quello che era e che rappresentava un tempo,
lontano e non, quando lungo l’alveo si svolgeva la vita dei contadini
che portavano il frumento alle macine dei numerosi mulini dislocati sugli argini
del torrente e dei quali attualmente ne rimane soltanto qualcuno integro (il
resto sono ruderi o sono stati completamente distrutti).
E
se in un passato recente vi era la vita determinata sopratutto
dagli antichi mestieri legati alla civiltà contadina,
in un passato più remoto i luoghi divennero rifugio
per alcune popolazioni insediate sui pendii e riferimenti
di preghiera per alcuni religiosi che hanno lasciato
i loro segni.
La
presenza di alcuni manufatti (le
grotte basiliane, le
torri di avvistamento, gli acquedotti) testimoniano il
passaggio
dell’uomo nel corso della storia e fanno rivivere
nell’immaginazione scene di un tempo quando regnava
l’equilibrio tra l’uomo e la natura.
Oggi,
considerando che ai nostri occhi appare un paesaggio
in parte deturpato dal taglio degli alberi (nel Vallone
Occhi Bianchi ciò ha
determinato la scomparsa di circa il 25% degli esemplari
di Woodwardia Radicans), manomesso per la realizzazione
di strade sterrate carrabili, imbruttito dalla presenza
di molte discariche abusive, sfruttato nel peggiore
dei modi, impoverito dagli incendi estivi, modificato
dalle molte briglie e dai numerosi smottamenti lungo
il corso dell’alveo, possiamo immaginare per un
attimo quello che potrebbero diventare in futuro questi
luoghi se non verranno attuate adeguate misure di salvaguardia
ed eseguiti interventi mirati di riqualificazione ambientale.
L’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia nel 1997, recependo le varie
segnalazioni di esperti e non, dimostrandosi molto sensibile nell’affrontare
i problemi legati alle aree delle fiumare, in particolar modo quella di Brattirò -
Valle della Ruffa che rientrano nel contesto della cosiddetta Penisola degli
Dei, si rese promotrice di iniziative valide compresa quella di predisporre nel
1999 un progetto-studio definitivo finalizzato alla “Valorizzazione della
Penisola degli Dei – Istituzione dell’Area Protetta”.
L’istituzione di un’area protetta avrebbe potuto, come potrà,
garantire la salvaguardia dell’ambiente e consentire la valorizzazione
di un patrimonio dell’intero territorio dove, la realizzazione di un esteso
polmone verde favorirebbe una ricaduta all’economia locale in termini di
servizi ai cittadini ed al turismo e contribuirebbe a qualificare l’intero
comprensorio.
Costituirebbe un valido supporto all’offerta turistica balneare e consentirebbe
all’entroterra di accogliere adeguatamente un segmento turistico in
continua espansione, quello ecologico.
Salvaguardia e valorizzazione di un’area, volte alla tutela di un ambito
dalle grandi valenze e al riequilibrio territoriale tra l’entroterra collinare
e la fascia costiera, che pur importante nell’economia locale, non può più rinunciare
all’apporto dei valori ambientali dei verdi territori collinari e rimanere
distaccata da un contesto ambientale più omogeneo.
L’iniziativa dell’Amministrazione Provinciale aveva inoltre lo scopo
di offrire un riferimento quadro e unitario, nonchè di proporsi come
supporto, guida ed azione coordinatrice, di tutte quelle iniziative parallele
intraprese
da altri Enti, comuni compresi, che in maniera frammentaria ed autonoma affrontavano
spesso temi e problematiche di un territorio sovracomunale.
Quanto relazionato, in buona parte risultato di indagini, studi e verifiche
eseguite direttamente sui siti, è anche frutto di analisi e riscontri
a ricerche fatte da esperti e studiosi del settore, che oltre ad avere soddisfatto
le loro
passioni e il loro amore verso la natura e l’ambiente, hanno dato un
forte contributo alla trattazione della materia in questo ultimo decennio.
Si
ritiene opportuno ribadire che i siti descritti, viste
le valenze di carattere naturalistico e le testimonianze
storiche che racchiudono, meritano
urgenti misure di tutela per evitare che un patrimonio
collettivo così speciale possa essere definitivamente
perduto.
Si spera che la presente possa essere recepita dagli Enti territorialmente interessati
e dagli addetti ai lavori per azioni concertate e coordinate, condotte positivamente
con minore dispendio di energie e di finanziamenti.
Ci
si augura che quanto riportato possa informare tutti
coloro
che non sono ancora a conoscenza di tante realtà cosi
particolari, possa entusiasmare quanti amano la natura
e quello che offre, possa stimolare coloro che intendono
scoprire luoghi suggestivi, possa responsabilizzare coloro
che hanno poco rispetto dell’ambiente e possa far
capire a tutti indistintamente che quando si parla di ambiente
si parla di noi che siamo parte integrante dell’ambiente
e che pertanto rispettare l’ambiente significa rispettare
noi stessi, salvaguardare e migliorare le condizioni della
nostra vita significa salvaguardare e migliorare l’ambiente
in cui viviamo.