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Statte: Cronache Stattesi Pag. 2A  (23 B1)

Inaugurazione del Sacrario ai Caduti (Approfondimento)

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Come si è detto nella pagina precedente, con queste note si vuol dar conto dei rilievi precedentemente fatti (come cittadini, è ovvio) all'ubicazione del Sacrario, ne spiegheremo meglio le ragioni, ma, per correttezza  riportiamo, dopo queste note la relazione al progetto così come è stata pubblicata dallo speciale "Polis" dedicato all'argomento.
Diciamo subito che lo stile ed il garbo con cui i progettisti hanno fatto cadere i "rilievi" fatti all'opportunità dell'ubicazione del sito stesso (limitandosi a spiegare le ragioni della loro scelta), impone da parte di noi tutti cittadini un uguale comportamento. Aggiungiamo anche che gran parte dei rilievi dovrebbe riguardare gli amministratori che hanno commissionato l'opera in quel luogo, invece di dare ampia libertà di scegliere il sito che i progettisti avessero ritenuto opportuno scegliere.
Premettiamo, inoltre, che al curatore del sito l'opera in sé è piaciuta molto ed è giusto ammettere che quando un'opera suscita emozioni significa che ha raggiunto il suo scopo, e quest'opera ha questo "dono".
E ribadiamo, che la nostra ammirazione non scaturisce dalle colte motivazioni che hanno indotto i progettisti stessi a scegliere questo tipo di realizzazione, bensì dai sentimenti che "istintivamente" l'opera suscita.
Detto questo e, per l'ultima volta, chiariamo le motivazioni che ci hanno indotto a muovere i suddetti rilievi:

  • Malgrado la sensibilità con cui i progettisti si sono accostati all'ambiente, c'è da dire che le gravine, ed il rispettivo ambiente naturale sono per noi cose che andavano preservate da ogni intervento umano tendente a modificarla; è vero, purtroppo, che l'abusivismo edilizio in quella zona aveva determinato notevoli danni, ma lo scorcio di gravina stessa, superstite, poteva benissimo essere recuperata e bonificata dagli scarichi dei detriti e quant'altro.
  • E' vero che l'opera, così come è strutturata, richiama molto l'ambiente rupestre e selvaggio della gravina stessa ma, detto con le parole di un "navigatore" stattese che ci ha contattato: "Il Sacrario si trova bene nella gravina, ma non sono sicuro che la gravina si trovi bene col Sacrario".
  • I muri a secco col passare degli anni si ricoprono giustamente di muschio ed in questo caso è più vero che la gravina li riconosca come propri; ma costruiti con pietra calcarea (o "pietra viva" come diciamo a Statte), la stessa ricopertura di muschio diventa un procedimento molto lungo nel tempo, sarò pessimista ma non credo che basteranno 50 anni.
Conclusioni: l'opera è bella e fa parte del nostro patrimonio, come cittadini facciamola nostra, utilizzandola; speriamo che delle piante che l'opera ospiterà non facciano parte palme, boucanvilles e viti ma solo ulivi e macchia mediterranea. I progettisti non ce ne vogliano per questi rilievi e non li interpretino come ingerenza nella sfera dei progettisti stessi: in fondo un padrone di casa che ordina un progetto ad un architetto ha sempre il diritto di "interferire" quale che sia la sua competenza. Desidereremmo inoltre, in futuro dalla nostra Amministrazione, un maggiore coinvolgimento dei cittadini: sarebbe un bene per tutti. Dopo di ciò per correttezza non è giusto nascondersi dietro il "curatore del sito" e volentieri mi firmo:
"Leonardo Del Giudice"
segue la "relazione" dell'Architetto Piero Bruno.

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Riportiamo integralmente l'articolo dell'Architetto Bruno pubblicato sullo "Speciale Polis 4 Novembre"

"Questi e non oltre". di Piero Bruno*
Il terreno in esame è la parte orientale del canale terminale di una gravina, parallela all'abitato del centro storico di Statte, il cui letto è stato trasformato nella strada circonvallazione del paese.
Questi terreni sono gli unici sopravvissuti, su tale versante, al fenomeno selvaggio dell’abusivismo edilizio che insieme ad una, per fortuna ora cessata, attività di discarica di materiale inerte, ha compromesso l'equilibrio naturale e paesaggistico della zona.
Dalla flora tipica della macchia mediterranea delle gravine non rimane quasi nulla, se non qualche cespuglio di more e di ulivo selvatico, cresciuti tra le pietre millenarie che si erano depositate in tale canale e i detriti edili.
La via circonvallazione è destinata, dal P.R.G. attualmente vigente, a diventare l'ingresso principale del paese poiché la strada provinciale di Taranto Statte, in corso di costruzione, dovrebbe sfociare all'inizio della stessa.
L'idea quindi di sistemare a parco le parti libere dall'edificazione, è una maniera di ben presentare il paese ai futuri visitatori, oltre che fornire la cittadinanza di luoghi dove socializzare o trascorrere il tempo libero. Nel lotto attualmente in esame l'amministrazione comunale ha inoltre pensato di far sorgere il Monumento ai Caduti di tutte le guerre, che la locale sezione dei Combattenti e Reduci, soprattutto con l'attivismo del suo Presidente, Filippo Cascione, sta da diversi anni cercando di far sorgere.
Noi stessi siamo stati i redattori di un precedente progetto sito nel giardino del piazzale della Stazione, ma l'attuale scelta del luogo ci è sembrata indubbiamente migliore.
Ma, mentre nella precedente allocazione l'anonimia del luogo ci aveva consigliato di pensare addirittura alla memoria di un tempio, cioè ad una presenza architettonica forte che potesse connotare un luogo, qui, in questo piccolo frammento di gravina scampato all'edilizia spontanea, la natura del luogo era comunque ancora tanto forte da renderci più timidi e da invogliarci a disegnare qualcosa che quel territorio dovesse subito far suo, come se fosse già lì da tremila anni, dove la manualità ha solo assecondato il movimento della natura.
Di qui l'idea dei terrazzamenti in muratura a secco che riprendono le principali linee del terreno, lo contengono dove deve essere contenuto e contemporaneamente disegnano un percorso, il più comodo possibile, che dal basso verso l'alto si dirige verso le due sommità del pendio: il blocco di rocce fra le due case di via Castello e il terrapieno, l'altopiano, fra via Tripoli e via Bainsizza.
A quel banco di roccia che spunta fra le due case di via del Castello, alto circa 1,5 m. sul marciapiede, avevamo pensato in un primo momento come ingresso secondario del giardino, ovviamente sbancandolo e recintandolo.
Ma il risultato ci pareva troppo scontato, soprattutto consi­derando la banalità delle due case che lo circondano.
Da quel banco di roccia, appena ricoperto dal muschio, è però visibile l'intera area nonché il paesaggio carsico della collina prospiciente, e più in lontananza la pineta di Santa Teresa, la pianura verso Taranto e il mare.
Abbiamo quindi pensato di realizzare lì una terrazza, collegata alla strada da una specie di trincea scavata nella roccia, che si allarga in un quadrato aperto sulla piccola valle.
Vari sono i ricordi o le suggestioni che ci hanno fatto scegliere di tracciare le due linee di quella che per comodità continue­remo a chiamare trincea: oltre le immagini di qualche film di guerra, il ricordo del solco nel deserto di Michael Heizer, il labirinto dei cretti bianchi di Alberto Burri tra le rovine di Ghibellina, il cimitero scavato nel tufo di Arnaldo Pomodoro in Umbria, la trincea di un villaggio neolitico tra Laterza e Matera, la strada romana che da Montetermiti scendeva verso S.Michele (distrutta per fare una deviazione chissà quanto utile).
Questo è il luogo che abbiamo pensato per il monumento: un corridoio scavato nel tufo che ti conduce lì, dove puoi vedere il mare. L'unica frase che abbiamo pensato fin dall'inizio, quasi un motto del nostro progetto è “questi e non oltre".
Sull'altopiano di via Tripoli due erano invece le esigenze più pressanti: filtrare, almeno dal basso, la cattiva qualità degli edifici preesistenti (o quanto meno la loro stessa presenza) e creare uno spazio più agevole per la popolazione, un giardino più facilmente percorribile dove far anche giocare i bambini.
Oltre al filtro degli alberi, abbiamo pensato ad un pergolato realizzato con piante di vite e di buganvillee che partono da due linee di archi quadrati per appoggiarsi a due file di colonne in tufo sempre più rade fino a formare tre diverse gradazioni di ombre.

Da questo pergolato e dal prato antistante partono tre percorsi. Il primo, molto breve, realizzato con una scala in pietra di Trani di 22 alzate, porta direttamente ad un parcheggio realizzato nella parte terminale del lotto, quasi di fronte alla scuola elementare.
Dallo stesso parcheggio si può risalire al pergolato anche con un percorso più lungo ma senza scalini che segue l'andamento dei muri a secco e quindi le linee di livello del terreno, oppure proseguire, sempre senza scalini e con pendenze molto affrontabili sino ad attraversare tutto il parco e ad arrivare alla terrazza del monumento o in via del Castello.
Lungo tutta questa camminata, per lo più in prossimità delle curve, sono stati previsti dei sedili in pietra. E' stato inoltre previsto un percorso più veloce fra le due terrazze, realizzato con una scalinata di 45 alzate divise da sette pianerottoli.
Parallelamente a tale scalinata, si sviluppa un piccolo canale di raccolta delle acque, che riprende le linee di quello naturale attualmente esistente, e finisce in una piccola vasca nella parte più bassa del terreno. Tale canale potrà essere utilizzato come principale linea dell'impianto di irrigazione.
Per quanto riguarda la quantità di essenze arboree, si è pensato ad una schiera di palme sulla parte superiore, ad un lungo cespuglio di ulivo selvatico lungo la strada e ad altre essenze arboree della zona mediterranea. L'idea è quella di rendere questo giardino, che conta di oltre 20 separate aree di verde, un piccolo orto botanico.

Piero Bruno Architetto


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Un sorriso
il sorriso è la distanza più breve tra due persone. (Victor Borge)
Inglese

A smile is the shortest distance between two people.



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Aggiornata
21-09-2006
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Leonardo Del Giudice Web Designer
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