Come si è detto nella pagina precedente, con queste note si vuol dar
conto dei rilievi precedentemente fatti (come cittadini, è ovvio) all'ubicazione del
Sacrario, ne spiegheremo meglio le ragioni, ma, per correttezza riportiamo, dopo
queste note la relazione al progetto così come è stata pubblicata dallo speciale
"Polis" dedicato all'argomento.
Diciamo subito che lo stile ed il garbo con cui i progettisti hanno
fatto cadere i "rilievi" fatti all'opportunità dell'ubicazione del sito stesso
(limitandosi a spiegare le ragioni della loro scelta), impone da parte di noi tutti
cittadini un uguale comportamento. Aggiungiamo anche che gran parte dei rilievi dovrebbe
riguardare gli amministratori che hanno commissionato l'opera in quel luogo, invece di
dare ampia libertà di scegliere il sito che i progettisti avessero ritenuto opportuno
scegliere.
Premettiamo, inoltre, che al curatore del sito l'opera in sé è
piaciuta molto ed è giusto ammettere che quando un'opera suscita emozioni significa che
ha raggiunto il suo scopo, e quest'opera ha questo "dono".
E ribadiamo, che la nostra ammirazione non scaturisce dalle colte motivazioni che hanno
indotto i progettisti stessi a scegliere questo tipo di realizzazione, bensì dai
sentimenti che "istintivamente" l'opera suscita.
Detto questo e, per l'ultima volta, chiariamo le motivazioni che ci hanno indotto a
muovere i suddetti rilievi: |
"Questi e non
oltre". di Piero Bruno*
Il terreno in esame è la parte orientale del canale terminale di una gravina, parallela
all'abitato del centro storico di Statte, il cui letto è stato trasformato nella strada
circonvallazione del paese.
Questi terreni sono gli unici sopravvissuti, su tale versante, al fenomeno selvaggio
dellabusivismo edilizio che insieme ad una, per fortuna ora cessata, attività di
discarica di materiale inerte, ha compromesso l'equilibrio naturale e paesaggistico della
zona.
Dalla flora tipica della macchia mediterranea delle gravine
non rimane quasi nulla, se non qualche cespuglio di more e di ulivo selvatico, cresciuti
tra le pietre millenarie che si erano depositate in tale canale e i detriti edili.
La via circonvallazione è destinata, dal P.R.G. attualmente vigente, a diventare
l'ingresso principale del paese poiché la strada provinciale di Taranto Statte, in corso
di costruzione, dovrebbe sfociare all'inizio della stessa.
L'idea quindi di sistemare a parco le parti libere
dall'edificazione, è una maniera di ben presentare il paese ai futuri visitatori, oltre
che fornire la cittadinanza di luoghi dove socializzare o trascorrere il tempo libero. Nel
lotto attualmente in esame l'amministrazione comunale ha inoltre pensato di far sorgere il
Monumento ai Caduti di tutte le guerre, che la locale sezione dei Combattenti e Reduci,
soprattutto con l'attivismo del suo Presidente, Filippo Cascione, sta da diversi anni
cercando di far sorgere.
Noi stessi siamo stati i redattori di un precedente progetto sito nel giardino del
piazzale della Stazione, ma l'attuale scelta del luogo ci è sembrata indubbiamente
migliore.
Ma, mentre nella precedente allocazione l'anonimia del luogo
ci aveva consigliato di pensare addirittura alla memoria di un tempio, cioè ad una
presenza architettonica forte che potesse connotare un luogo, qui, in questo piccolo
frammento di gravina scampato all'edilizia spontanea, la natura del luogo era comunque
ancora tanto forte da renderci più timidi e da invogliarci a disegnare qualcosa che quel
territorio dovesse subito far suo, come se fosse già lì da tremila anni, dove la
manualità ha solo assecondato il movimento della natura.
Di qui l'idea dei terrazzamenti in muratura a secco che riprendono le principali linee del
terreno, lo contengono dove deve essere contenuto e contemporaneamente disegnano un
percorso, il più comodo possibile, che dal basso verso l'alto si dirige verso le due
sommità del pendio: il blocco di rocce fra le due case di via Castello e il terrapieno,
l'altopiano, fra via Tripoli e via Bainsizza.
A quel banco di roccia che spunta fra le due case di via del
Castello, alto circa 1,5 m. sul marciapiede, avevamo pensato in un primo momento come
ingresso secondario del giardino, ovviamente sbancandolo e recintandolo.
Ma il risultato ci pareva troppo scontato, soprattutto considerando la banalità delle
due case che lo circondano.
Da quel banco di roccia, appena ricoperto dal muschio, è
però visibile l'intera area nonché il paesaggio carsico della collina prospiciente, e
più in lontananza la pineta di Santa Teresa, la pianura verso Taranto e il mare.
Abbiamo quindi pensato di realizzare lì una terrazza, collegata alla strada da una specie
di trincea scavata nella roccia, che si allarga in un quadrato aperto sulla piccola valle.
Vari sono i ricordi o le suggestioni che ci hanno fatto
scegliere di tracciare le due linee di quella che per comodità continueremo a chiamare
trincea: oltre le immagini di qualche film di guerra, il ricordo del solco nel deserto di
Michael Heizer, il labirinto dei cretti bianchi di Alberto Burri tra le rovine di
Ghibellina, il cimitero scavato nel tufo di Arnaldo Pomodoro in Umbria, la trincea di un
villaggio neolitico tra Laterza e Matera, la strada romana che da Montetermiti scendeva
verso S.Michele (distrutta per fare una deviazione chissà quanto utile).
Questo è il luogo che abbiamo pensato per il monumento: un corridoio scavato nel tufo che
ti conduce lì, dove puoi vedere il mare. L'unica frase che abbiamo pensato fin
dall'inizio, quasi un motto del nostro progetto è questi e non oltre".
Sull'altopiano di via Tripoli due erano invece le esigenze
più pressanti: filtrare, almeno dal basso, la cattiva qualità degli edifici preesistenti
(o quanto meno la loro stessa presenza) e creare uno spazio più agevole per la
popolazione, un giardino più facilmente percorribile dove far anche giocare i bambini.
Oltre al filtro degli alberi, abbiamo pensato ad un pergolato realizzato con piante di
vite e di buganvillee che partono da due linee di archi quadrati per appoggiarsi a due
file di colonne in tufo sempre più rade fino a formare tre diverse gradazioni di ombre.
Da questo pergolato e dal prato antistante partono tre percorsi. Il primo, molto breve,
realizzato con una scala in pietra di Trani di 22 alzate, porta direttamente ad un
parcheggio realizzato nella parte terminale del lotto, quasi di fronte alla scuola
elementare.
Dallo stesso parcheggio si può risalire al pergolato anche
con un percorso più lungo ma senza scalini che segue l'andamento dei muri a secco e
quindi le linee di livello del terreno, oppure proseguire, sempre senza scalini e con
pendenze molto affrontabili sino ad attraversare tutto il parco e ad arrivare alla
terrazza del monumento o in via del Castello.
Lungo tutta questa camminata, per lo più in prossimità delle curve, sono stati previsti
dei sedili in pietra. E' stato inoltre previsto un percorso più veloce fra le due
terrazze, realizzato con una scalinata di 45 alzate divise da sette pianerottoli.
Parallelamente a tale scalinata, si sviluppa un piccolo
canale di raccolta delle acque, che riprende le linee di quello naturale attualmente
esistente, e finisce in una piccola vasca nella parte più bassa del terreno. Tale canale
potrà essere utilizzato come principale linea dell'impianto di irrigazione.
Per quanto riguarda la quantità di essenze arboree, si è pensato ad una schiera di palme
sulla parte superiore, ad un lungo cespuglio di ulivo selvatico lungo la strada e ad altre
essenze arboree della zona mediterranea. L'idea è quella di rendere questo giardino, che
conta di oltre 20 separate aree di verde, un piccolo orto botanico.
Piero Bruno Architetto |