l'Orrido d'Inverigo
Pier Ambrogio Curti




ESCURSIONE QUARANTESIMA.

INVERIGO.

Lurago. - Villa Sormani-Andreani. - Lambrugo. - Ville Galli e Venini. - Inverigo. - L'arcivescovo Ariberto. - Bacco di Brianza. - L' albergo. - La Rotonda. - Il castello e la villa Crivelli. - Il Gigante. - L'Orrido - S. Maria della Noce. - Cremnago. - Villa Perego. - Il Cimitero.


copertina della guida
Se ci siamo alquanto spinti al di fuori del Pian d'Erba dalla parte di Parravicino per vedere il Soldo de' Turati, perchè non ci spingeremo ora oltre Nobero per ammirare la famosa Rotonda d'Inverigo e l'Orrido dello stesso paese, che chiamamo da ogni dove dalla Brianza brigate di villeggianti e di curiosi; e la villa Perego di Cremnago? Centro Inverigo di tutta la Brianza, sarà per noi il limite ultimo delle escursioni che ci siam proposti di fare durante gli ozi autunnali. Da Nobero, che abbiam già visitato, per una bella strada si arriva a Lurago. Quivi è la villa del conte Sormani-Andreani, con bel giardino a pineti. Dapprima spettava alla patrizia famiglia Crivelli, che vi risiedeva ed era feudataria d'Inverigo. Posta nella parte alta del paese, la villa vi pompeggia e chiama lo sguardo di ognuno che passi. Poco fuori di Lurago, la via intristisce e si fa fangosa e trascurata fin oltre Inverigo e puossi dire fino ad Arosio, onde infiniti e generali i reclami dai moltissimi obbligati a percorrere questo stradale importante. E se ne riscossero finalmente i comuni limitrofi e l'autorità, e una nuova strada e più diretta fu ordinata ed appaltata, e comunque le opere ne procedano lentamente, fra breve sarà tuttavia un fatto compiuto.
A sinistra di Lurago, prima d'arrivare ad Inverigo e sul ciglio della valle del Lambro, è Lambrugo, ov'era prima un chiostro di monache, tramutato poi in villa dalla famiglia Galli. Vi villeggia anche la famiglia Venini.
Eccoci ad lnverigo.
I soliti antiquari vorrebbero originato il nome delle due parole latine in aprico, come a dire un luogo situato all'aperto ed al sole; ma altri invece pretendono sia nome celtico: non ci frapponiamo noi a dir la nostra opinione, meglio sembrandoci d'accettarlo qual è. Piuttosto non sarà privo d'interesse il sapere come qui nel 1023 l'arcivescovo di Milano, Ariberto d'Intimiano, celebre nelle nostre storie per la parte presa nelle accanite contese surte pel celibato de' preti, possedesse beni, ch'egli poi assegnò al rinomato monastero di San Dionigi da lui fondato in Milano. I colti gaudenti rammentano con maggior piacere che il vino d'Inverigo godeva fino in antico una tal quale riputazione fra i migliori, e appoggiano l'erudizione loro coll'autorità d'un poeta di nome Bertucci, che, arieggiando il Ditirambo del Redi, che ognun conosce, del Bacco in Toscana, scrisse alla sua volta un Bacco di Brianza, nel quale si leggono i seguenti versi, che pone in bocca allo stesso Nume:
Il terzo infine colma d'Inverigo
Valentissimo vin, la cui mercede
AI par di Siracusa
Vanta Milano ancora il suo Archimede (*).
(*) Intende parlare del marchese Pietro Caravaggi, la cui famiglia molto possedeva in Inverigo, e il quale fu professore nelle matematiche presso l'università di Pavia, e morì nell'anno 1688.

Ma per associazione di idee, dal buon vino ricorre il pensiero all'albergo d'Inverigo. Quest'albergo, se non presenta i conforti tutti dell'eleganza e dell'esigenza forastiera, è nondimeno il migliore di tutta questa parte della Brianza, onde l'autunno vegga più famiglie di conto prendervi stanza ed esservi arcicontente. Sostiamoci quindi, amico lettore, e dopo esserci rifocillati, potremo pigliare le mosse per ascendere alla Rotonda. S'innalza essa sulla parte più elevata della collina, sotto cui si distende bellissima una valle, come tale pur ricordata nelle sue opere da Sant'Agostino, disseminata di paesi; la sua facciata, che giustamente fu detto rassomigliare a' propilei d'Atene, è però rivolta a tramontana. La fabbricò il marchese e architetto Luigi Cagnola di Milano nell'anno 1813, quegli cui è dovuta l'architettura dell'Arco del Sempione di Milano, e vi spiegò tutta la grandiosità e il gusto classici, profondendovi egregie somme, a smentita di que' cialtroni ch'erano venuti accusandolo d'architettar sempre grandiosamente quando si fosse trattato di non ispendere danari propri. Il fabbricato ha nel mezzo un'ampia sala circolare, che s'alza gigante con cupola che costituisce la Rotonda; quindi tutto l'edifizio è esteriormente riquadrato, poste essendosi agli angoli le camere della restante abitazione. Il concetto d'una rotonda maestosa fece sì che gli altri locali fossero ad essa sagrificati. Fu compiuta così un'opera del più perfetto classicismo, se si vuole; ma dopo ciò, si domandano molti, cosa vuole, a che serve, perchè qui collocato questo gigantesco edificio ? Come villa ha l'esteriore principesco; ma l'interno, a parte la sala principale della Rotonda, non vi corrisponde. Come nella facciata, cosi pure nella parte postica, a mezzogiorno, e che sogguarda la superba valle, vi sono ampie scalee; quella della facciata poggia sopra un sotterraneo; l'altra su d'un terrazzo recinto di balaustrata e sorretto da sei gigantesche cariatidi, che sono dello scalpello di Pompeo Marchesi. Fu da esso che il re di Napoli, Ferdinando II, padre dello spodestato, venuto tra noi, ammirando la sottoposta valle, di non so quante miglia di circuito, così ben coltivata e ordinata quasi ad aiuole di fiori, ebbe a chiedere bonariamente al marchese Cagnola, se tutto quel che si vedeva fosse giardino della sua villa. Se la collina su cui posa la Rotonda si digrada al paese, dall'opposto lato risorge ad eminenza, sovra cui è il castello, ora palazzo e giardino del marchese Luigi Crivelli, che ognun desidera veder meglio curati, perchè abbian tutte le forme per costituire una delle più grandiose ville. Ha molti ed annosi cipressi, e su d'un altipiano a sinistra del palazzo vedesi una colossale statua di Ercole, alquanto offesa dagli anni, che da' terrieri si designa col nome di Gigante.

Discendendo la collina de' Crivelli, pei loro campi si va al bosco, dove la natura e i cataclismi hanno prodotto siffatte spaccature di roccia, per dove filtrano e scorrono limpide e fresche acque, che formano un Orrido dell'effetto il più pittoresco.
E meglio ancora il produrrebbero, se l'acque più riunite scorressero; ma come l'età piega al positivo, così parte furono deviate a mettere in movimento mulini.
Con tutto ciò all'Orrido d'Inverigo, di proprietà del marchese Luigi Crivelli suddetto, non v'ha chi venga al paese e che non tragga a vederlo, sovente convegno ad amiche brigatelle che lo eleggono a luogo di refezioni e riposo.


A ponente della villa Crivelli si discende per uno stradone alla Madonna della Noce, luogo piacevole assai e al quale convengono a settimanale mercato da tutti i circonvicini paesi. Chi ama conoscere le migliori villeggiature e farsi adeguato concetto della ricchezza de' loro proprietari, essendo in Inverigo, non lascia di fare una scarrozzata a Cremnago, dove sorge il magnifico palazzo della famiglia Perego. Se gliene è dato l'accesso, potrà il lettore ammirarlo nelle sue parti tutte; e se nelle ampie scuderie vedrà molti cavalli e taluni anche pensionati a riposo perpetuo, sorretti persino da cinghie, potrà cavar argomento del cuore del ricchissimo padrone,
incisione presente nel libro di Curti
il quale del resto non restrinse alle bestie sole gli effetti della sua bontà, prima avendola addimostrata nel dotare i suoi coloni di belle e comode case.
Il cimitero del paese merita pure di essere veduto. È buona architettura di Giuseppe Chierichetti, e in esso è il sepolcreto della famiglia Perego. È questo un'edicola di forma quadrangolare e cilindrica, e alla parte superiore con gradinata e cupola d'ordine dorico, colle pareti laterali fregiate di colonne, quattro delle quali formano il pronao con cornice, architrave e frontone, entro cui leggesi scolpito Hypogeum, e tutto condotto in miarolo rosso. Le pareti interne sono a stucco lucido, la luce piove dal lucernario della cupola, e nel fondo è l'altare marmoreo, con un bel gruppo in marmo di Carrara, rappresentante la Maddalena a' piedi della Croce, lodevole opera dello scultore Labus.
Per ritornare ora al nostro Pian d'Erba, rifacciam la medesima via di Lurago e Nobero: è più agiata e vi giungeremo più presto.

F i n e.

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Nobero = Nobile (frazione di Monguzzo)

Ringraziamo Damiano Bianco dell'associazione "Orrido d'Inverigo" per il materiale fornitoci.



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