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Aspetti psico-pedagogici nel rapporto marziale maestro-allievo

"L'educazione è ciò che di più grande ed esaltante vi è nella vita. E' un grande onore dedicarsi ad essa. Educando si possono influenzare migliaia di esseri umani e questa azione perdurerà per generazioni".
(Maestro Jigoro Kano, fondatore del Judo)

Come insegnare e con quali modalità?
Per trasferire le conoscenze specifiche ad un altro individuo è necessario conoscere a fondo alcuni concetti fondamentali.
Primo di questi è il significato del termine comportamento.
L'insieme degli atteggiamenti che assume il soggetto in relazione a determinati stimoli esterni, rappresenta il comportamento della persona.
Attraverso l'esperienza è modificato il comportamento. L'insegnante sceglie le esperienze da sottoporre all'allievo in base alle caratteristiche psicofisiche del discente e le manipola trasformandole così in istruzione. Le nuove modificazioni dell'allievo obbligano l'insegnante a riproporre nuovi stimoli: la trasmissione dinamica che s'instaura, è il fulcro del processo educativo e garantisce opportune sollecitazioni al sistema di maturazione di chi apprende e di chi insegna.
Ma come avviene il passaggio del bagaglio tecnico tra l'insegnante e l'allievo?
Generalizzando, si evidenziano almeno cinque modi:
1. Per imitazione, quando il movimento viene appreso imitando chi lo esegue.
2. Per prove ed errori, l'allievo inibisce man mano, tutti i segnali inutili, sino a giungere alla sostanza del movimento.
3. Per intuizione, il discente esegue il movimento proposto, dopo aver intuito come risolvere il problema.
4. Per comprensione, l'allievo effettua l'azione proposta a seguito di una spiegazione.
5. Per risoluzione di problemi, ad un problema motorio dato, il discente sceglie di risolverlo con una risposta comportamentale.
Inoltre tali modalità sottostanno a due leggi fondamentali della teoria dell'apprendimento:
"dell'effetto" (di Thorndike) l'allievo tenderà a ripetere e ad imparare il comportamento che ha prodotto un esito soddisfacente; i comportamenti che producono dolore o disagio non saranno ripetuti o appresi;
"della contiguità" se due stimoli o esperienze si verificano insieme nel tempo, nella mente saranno associati insieme.
Ogni insegnante dovrà saper creare e associare le giuste situazioni, per far sperimentare ad ogni allievo ciò di cui ha realmente bisogno.
Bisogna inoltre considerare che le arti marziali sono discipline situazionali, dunque l'insegnante avrà cura di proporre all'allievo sequenze motorie in contesti tattici continuamente mutevoli:
· eseguendo tecniche nuove da entrambi i lati corporei;
· utilizzando i modelli tecnici con partners sempre diversi;
· praticando tecniche apprese in condizioni d'affaticamento;
· variando l'esecuzione del movimento;
· variando le condizioni esterne;
· combinando abilità conosciute con quelle appena apprese;
· diversificando le sensazioni esterocettive, inibendo alcuni canali sensoriali.
Secondo alcuni autori per allenare capacità tattiche e coordinative si deve, parallelamente al loro apprendimento, seguire un ordine gerarchico di difficoltà:
"Prima si ricerca la precisione dei movimenti, poi la loro rapidità e infine si allenano gli stessi in condizioni variabili."
É invece preferibile creare sempre, sin dal primo momento, una situazione variabile attorno al discente; ciò stimolerà immediatamente l'allievo, a adattare i suoi apprendimenti a situazioni sempre nuove e mutevoli, arricchendo così la sua memoria d'azione e di riflesso la capacità di risolvere problemi motori mai affrontati, situazione tipica nei combattimenti con nuovi avversari.

Articolo tratto dal libro di Elia Circuri.

 

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