Ai poeti sono stati concessi molti ornamenti: infatti
(č) possibile per loro rappresentare gli dči avvicinarsi agli uomini,
conversare (con loro) e aiutare in battaglia chiunque vogliano, ed
esprimersi su tali fatti non solo con le espressioni ordinarie, ma ora
con (parole) esotiche, ora con (parole) nuove (= neologismi), ora con
metafore, ed (č possibile per loro) non tralasciare nulla, ma adornare
la (loro) poesia con tutte le figure (di stile). Agli oratori1 invece non č lecito nessuno di tali espedienti2, ma in sintesi sono obbligati a usare, tra
i vocaboli, solo quelli politici, e tra le idee quelle che si
riferiscono alla vita pratica3. Inoltre i
primi compongono tutto con metri e ritmi, i secondi non condividono (con
loro) nessuno di questi mezzi: i quali hanno tanto fascino che (i
poeti), quand'anche ci sia qualche pecca4
nell'espressione e nelle idee, tuttavia seducono gli ascoltatori anche
solo con l'armonia e la simmetria5.
Soluzione
dell'esercizio:
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i due an
non sono affatto la medesima particella, anche se entrambi sono
costruiti con il congiuntivo: il primo, che accompagna boulhqwsin,
conferisce una sfumatura eventuale alla relativa; il secondo
invece č un ean contratto
(attenzione!!), per cui non č una semplice particella, ma un vero
e proprio introduttore della protasi di un periodo ipotetico
dell'eventualitą (secondo tipo), il cui verbo č ech; |
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i participi plhsiazontaV,
dialegomenouV e sunagwnizomenouV
hanno valore di predicativo dell'oggetto rispetto al verbo poihsai. |
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