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Tacito

Historiae

Libro V - Capitolo VII


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Non lontano da lì vi sono delle pianure, che raccontano una volta fertili erano abitate ed avevano grandi città, e che furono incenerite dal lancio di un fulmine; e che ne rimangono le tracce e che la stessa terra, dall'aspetto bruciato, aveva perduto la sua fertilità. Infatti tutti i prodotti spontanei o piantati dalla mano dell'uomo, sia che crescano fino a diventare erba o fiore o frutto compatto, svaniscono anneriti e inconsistenti come la cenere. Io, come potrei ammettere che certe celebri città siano state rase al suolo dal fuoco divino, così credo che la terra sia stata infettata dal vapore del lago, che l'aria soprastante sia inquinata, e che per questo i frutti dei campi e dell'autunno marciscono, allo stesso modo malsani per il suolo e il cielo. E il fiume Belo sfocia nel mare Giudaico; e le sabbie raccolte presso la sua foce, mischiate a del salnitro, si fondono nel vetro; questo litorale è poco esteso e inesauribile per chi prende questo materiale.




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